CONVERSIONE PERMANENTE

 

di Luigi Gozzoli

In questi ultimi mesi abbiamo scritto su molti convertiti, viventi e non.

Oggi approfondiamo il concetto stesso di conversione per sapere bene come chiedono gli orientali, di che cosa stiamo parlando. In ebraico, la parola "conversione" (Theshuvà) significa “ritorno,cambio di direzione, svolta” ed è un fatto tipicamente spirituale. Un po' come mutare natura ed aprirsi ad una cultura diversa che prevede: comportamenti adeguati e conseguenti. La conversione, tuttavia, riveste comunque un aspetto misterioso. Non é però solo un semplice dono, perché altrimenti apparirebbe deresponsabilizzante. Giacomo apostolo scrive nella sua lettera che "la fede, senza le opere, é morta in se stessa". Come nasce in noi la fede? I casi sono due: o ce la trasmettono i nostri genitori oppure la cerchiamo tra i grandi santi: Don Giussani (lo è di fatto e credo che lo sarà anche sugli altari), Escrivà de Balaguer (fondatore dell'Opus Dei), padre Pio, il curato d'Ars. Se li seguiamo con entusiasmo, dimostreremo un uso positivo e meritorio della libertà, altro dono datoci da Dio. Potevamo seguire i moderni santoni del laicismo, Freud, Karl Marx, Engels, o anche i noti filosofi dell'agnosticismo illuministico (Voltaire) o della "morte" di Dio (Nietzsche). Invece, ci ha magari suggestionato la predica di un povero prete di campagna, senza cultura e senza biblioteche od il comportamento virtuoso di un missionario, magro come un chiodo ma vispo e dinamico; oppure ancora il dinamismo sociale di un don Bosco, l'amore per i fanciulli di un san Filippo Neri, la santità di un don Orione, la missionarietà di padre Comboni, la dedizione al servizio degli ultimi e dei dimenticati come la beata Madre Teresa di Calcutta, e di tanti altri eroi sconosciuti che hanno passato la vita negli ospedali e negli orfanotrofi. Sono tutte figure del Signore.

La conversione non é un fatto isolato ma sviluppo continuo, rivoluzione permanente. Non basta dire "io sono credente, sono cattolico praticante" per sentirsi a posto e al sicuro! Ricordate la parabola del fariseo e del pubblicano? Riassumendo, la fede:c non poggia su un terreno stabile, ma galleggia sull'acqua che cala o cresce, e può perfino sparire. Come é successo ad unsantone’ laicista, Umberto Eco, il quale, da dirigente dell'Azione Cattolica, ridendo e scherzando, é diventato un famoso professore di semiotica (una disciplina che studia la natura dei segni: dal greco semeion = segno, la loro produzione, trasmissione e interpretazione) all’Università di Bologna, ma mentre aumentava la notorietà e la fama (34 lauree honoris causa e altri titoli: nel mondo è il più famoso scrittore italiano vivente) ha perso la fede. Le persone semplici invece, come ci insegna il Vangelo, il padre dell'epilettico guarito dice: “Credo, aiutami nella mia incredulità”, (Mc,9, 24) e gli stessi apostoli hanno detto a Gesù: "noi crediamo, ma tu aumenta la nostra fede!" E Gesù ha risposto: "Tutto é possibile a chi crede!" (Lc.I7,6). Per questo ripeto: la fede nasce e si sviluppa come cambiamento permanente.