IL CAMMINO CONTINUA …!

 

 

«L’impegno dell’Azione Cattolica Italiana, essenzialmente religioso apostolico, comprende la evangelizzazione, la santificazione degli uomini, la formazione cristiana delle loro coscienze in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità ed i vari ambienti».

Così si esprime il nuovo statuto dell’associazione approvato nell’assemblea nazionale straordinaria del 2004, dove, in poche righe, vengono individuate le direttive guida per i prossimi decenni.

Fermiamo l’attenzione su alcuni aspetti del rapporto tra Azione Cattolica e comunità parrocchiale e sociale, rapporto radicato nella storia come viene precisato anche nel documento della CEI del 2001 “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”:

 «…intendiamo sostenere con attenzione e speranza il cammino dell’Azione Cattolica da cui, in particolare, ci attendiamo una esemplarità formativa e un impegno che, mentre si fa sensibile alle necessità pastorali delle parrocchie, contribuisca a rinvigorire, mediante la testimonianza apostolica tipicamente laicale dei suoi aderenti, il dialogo e la condivisione della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana».

Nel convegno ecclesiale di Palermo del 1995 si parlava di discernimento comunitario, intendendo, con questa espressione, far riferimento all’apporto di tante singole persone che, però, trovano momenti di riflessione e di sintesi in comune.

Per scendere nel concreto: un conto è se un singolo fedele, la domenica dopo la messa delle undici, propone al parroco un’idea, in se stessa ottima, lasciandogli però anche l’incombenza di realizzarla, altro conto è se un gruppo di fedeli, nel rispetto di norme associative, elabora un’iniziativa, ne specifica le finalità e in accordo col parroco trova le modalità per calarla nella realtà.

Leggere in profondità la società di oggi è estremamente difficile.

Certo, captiamo al volo un processo di secolarizzazione che in molti ambienti si manifesta con forti tonalità laiciste, o, comunque, con l’abbandono della pratica.

Per dare delle risposte concrete occorre individuare come, nei diversi contesti, si manifestano questi fenomeni; se sono sempre e ovunque contrapposizioni radicali, o se, a volte, non sottendono la ricerca di qualcosa che esprime un bisogno spirituale.

Il percorso è sbagliato: ciò che sta dietro può rappresentare un punto di dialogo, quanto meno può lasciare aperta la possibilità di un dialogo.

Sono nostri compagni di strada: mi riferisco, ad esempio, al 20 % degli italiani, anche giovani, che si rivolgono all’occultismo, all’esoterismo, alla magia; per non parlare delle diverse forme di satanismo.

Due su dieci, non è poco. Più o meno la percentuale fedele alla pratica domenicale. Non per sentito dire, frutto di ricerche serie.

Il cardinale Biffi ripete spesso: “Non è che la gente non creda, crede a tutto, avendo perso la fede in Cristo”.

A parte i fatti estremi, con implicazioni anche penali, dobbiamo porci l’interrogativo: perché l’abbandono di un percorso di fede? Forse prima di andare su altri campi hanno inviato messaggi che nessuno ha capito?

La “profanazione” del calendario liturgico colpisce la domenica e tutte le principali festività. 

Il mondo della produzione, del commercio, del divertimento ha schiacciato quelli che erano i momenti più sacri dell'anno. Di fatto vengono sommersi da mille impegni, i più svariati, in sé anche positivi.

Una passeggiata in centro non può, però, giustificare l’assenza dalla celebrazione eucaristica. E, d’altra parte, una frequenza convinta della vita liturgica va inserita in un processo educativo: pretenderla esclusivamente come obbligo non va oltre l’adolescenza.

Gli argomenti che, a seconda di come si affrontano, determinano i comportamenti nella società  sono tanti: la bioetica, particolarmente al centro dell’attenzione in quest’ultimo anno, e ancora nei prossimi mesi; l’attenzione ai poveri, quella vera, fattiva, di cui parlano le Scritture, non quella, a volte strumentalizzata dai mass media; l’opportunità di arricchire la propria identità nel confronto con culture, etnie, razze, tradizioni diverse, ma anche il rischio di perdere la propria identità accontentandosi di un generico buonismo.

Alcune domande.

Come può l’associazione arrivare ai giovani? Quale è il percorso formativo da proporre?

Come far conoscere l’esperienza dei campi estivi aperti anche ai non iscritti all’AC?

Come, quantomeno, ridimensionare la diaspora del post cresima?

Come sviluppare un giusto ordine nelle priorità?

La laicità dell’Azione Cattolica all’interno della comunità si concretizza in un’opera di “nuova evangelizzazione e missionarietà, che tiene conto dei fenomeni e delle problematiche che caratterizzano la società odierna.

Queste sono proprio le indicazioni su cui insiste anche la direzione nazionale: sviluppare una cultura che interpreta, valuta, esprime giudizi sugli eventi, fa opinione, conosce l’importanza dei meccanismi e dei linguaggi della comunicazione, è consapevole della necessità che le diverse forme di associazionismo cattolico abbiano momenti di stretta collaborazione perché “testimoni del vangelo nella vita e attraverso la vita”.

Si tratta, quindi, di trasferire a livello locale dei progetti culturali che, pur partendo dalla concretezza  dell’attualità e della quotidianità pongano domande sui temi della vita, del come vivere la propria fede, del come far passare il nostro  messaggio all’interno di una mentalità generata e alimentata da chi questi problemi non se li pone, o giudica fuori del tempo chi se li pone.

Il libro dei sogni?

È il tentativo che l’Azione Cattolica, rinnovata, propone, spesso con forze limitate, ai propri aderenti e alla comunità intera, nella speranza che la consapevolezza del momento difficile solleciti qualcuno ad uscire dal proprio individualismo e andare incontro ad un attivo impegno nella comunità.