KARIM

di Maria Carla Papi

Karim è un giovane immigrato regolare. Circa trent’anni, sposato con due figli, musulmano, fa il trasportatore per una nota impresa e, per arrotondare, il sabato e la domenica esegue piccoli traslochi privati.

La prima volta l’ho conosciuto al telefono, dietro segnalazione di alcuni conoscenti i quali sapevano che avevo il problema di sgomberare la casa della mia mamma, morta nel luglio scorso.

Gentilissimo si è presentato e per prima cosa mi ha fatto le condoglianze e si è subito reso disponibile in base alle mie necessità.

Quello che subito mi ha colpito è che – pur avendo a disposizione il sabato e la domenica – lui mi ha preceduta dicendo che forse la domenica mattina non era adatta per me dal momento che probabilmente dovevo andare a Messa e inoltre, poiché sapeva che alcune cose venivano in Parrocchia, ha osservato che non era la domenica il giorno più adatto per disturbare.

Quando ci siamo trovati era un sabato e veniva giù il diluvio universale. Lui e un suo compagno, aspettavano sotto una tettoia davanti alla casa di mia madre ed è venuto incontro a me e alla mia amica che mi accompagnava con un sorriso. Avevamo una brutta notizia: io avevo dimenticato le chiavi e dovevo tornare indietro (otto uscite di tangenziale!!). Pazientemente ha atteso.

Finito di trasportare i mobili sul camion, non avendo nulla da offrirgli, ho chiesto se voleva una sigaretta: mi ha risposto sorridendo: "no, grazie molte, ma è Ramadan". Siamo partiti e abbiamo finito di traslocare. La pioggia era cessata e mentre sul marciapiede tiravamo un sospiro di sollievo, Karim, con una sigaretta in mano, si avvicina e mi chiede per favore se avevo da accendere e subito – sorridendo con un’espressione di giustificazione – mi indica l’orologio e dice: "sono già le cinque e mezza, è il tramonto, adesso posso anche fumare."

Più tardi a casa, mentre regolo il compenso, gli offro da bere, aranciata naturalmente, niente alcolici.

Ecco una storia piccola piccola che nella sua semplicità dimostra come sia possibile – con il vero rispetto reciproco – la convivenza, l’integrazione, imparando anche a conoscersi.

Io gli ho offerto l’aranciata, perché – dal momento che ho capito che era osservante - so che non può bere alcolici, ma lui non mi ha detto che io non dovevo berne.

In compenso lui conosceva il nostro significato della domenica, ha manifestato grande rispetto per la Parrocchia e per me, immaginando che sarei andata a Messa.

Con una punta di umorismo, penso che se lui – musulmano – farà lo stesso discorso a qualche battezzato non proprio praticante, forse riesce a farlo vergognare un po’.

Sarà forse lui a ricordare quel dovere che noi credenti non abbiamo il coraggio di rammentare a certi nostri ‘amici’ distratti!

Sarebbe il colmo che un musulmano convertisse un cristiano … a fare il cristiano! D’altra parte mi ha anche dato una lezione di coerenza quando con semplicità ha rifiutato la sigaretta prima del tramonto. Penso a quante volte noi, nei giorni di penitenza o di digiuno che la Chiesa prescrive, abbiamo il coraggio di rifiutare qualcosa spiegando il perché. Magari tiriamo fuori il problema della linea, ma non osiamo dire ‘No, perché è Venerdì Santo’ oppure ‘è il mercoledì delle Ceneri’.

Come sarebbe bello e in pace il mondo se ogni dialogo, scevro dalle mire dei potenti, spogliato dalle strumentalizzazioni di chi usa la propria religione come una propagando (come quel tale Adel Smith che ha fatto tutto il polverone sul Crocifisso solo per far pubblicità al partito che voleva fondare) fosse improntato al semplice rispetto che Karim ha dimostrato.