LA VOCE DEL VESCOVO

 

di Maria Carla Papi

UN GIORNO SPECIALE

Come avevamo anticipato la volta scorsa, domenica 4 Maggio il Cardinale Arcivescovo Giacomo Biffi ha impartito la Santa Cresima nella nostra Parrocchia a 18 ragazzi.

La sua presenza ha aumentato la solennità della cerimonia, ma soprattutto, si è creato subito un’atmosfera attenta e raccolta, in particolare quando il Cardinale ha pronunciato la sua omelia.

Subito le sue parole hanno dato rilievo ai protagonisti della giornata, i cresimandi, come possiamo leggere nell’intervento che pubblichiamo integralmente.

Ma quelle parole, sono scese però anche nell’anima e nei cuori di tutti i presenti: noi adulti, per i quali … tanta acqua è passata sotto i ponti, dal giorno lontano della nostra Cresima.

"Un’ora eccezionale della vita. Così eccezionale che non si ripeterà più" – ha detto il Cardinale – ci avevamo mai pensato? Le parole del Vescovo, si sono insinuato negli angoli nascosti della memoria, hanno risvegliato ricordi, hanno suscitato dubbi: che ne è stato delle nostre promesse? Che ne abbiamo fatto di quel dono? Ci siamo mai resi conto dell’eccezionalità di quel momento che tutti abbiamo vissuto?

La Cresima, come il Battesimo, è un sacramento che si riceve una sola volta, come tutte le cose importanti della vita: come la nascita, come la morte.

Se ci riappropriamo della meraviglia di questi doni, se faremo silenzio e ascolteremo la voce dello Spirito Santo tanto da sentirci anche noi ‘stupiti e spaventati’ in un certo qual modo, come gli Apostoli a Emmaus, ma poi impareremo a fidarci del disegno che Dio ha su di noi, faremo quel salto della fede che ci chiede il nostro Vescovo e imparando ad amare Gesù Cristo lo conosceremo veramente, si può conoscere veramente Gesù, se non ci si innamora di Lui!

E allora, nessuno ci potrà più fermare, e potremo divenire veri testimoni perché chi lo ha conosciuto davvero non può più stare zitto.

Per tutti c’è ancora la possibilità di giocare la nostra vita su di Lui. Confidiamo che il tempo perduto e sprecato fino ad ora, cada nel grembo misericordioso di Dio.

Omelia di S. E. il Card. Giacomo Biffi

"Saluto cordialmente e affettuosamente questa Comunità parrocchiale di S. Gioacchino e sono lieto di questo incontro in questa vostra chiesa che ho avuto la gioia di consacrare con le mie mani. Saluto particolarmente il vostro Parroco Don Carlo e lo ringrazio per il suo generoso ministero e per la sua lunga fedeltà a questa comunità parrocchiale. Ma, soprattutto, saluto voi, cari ragazzi che state per ricevere la Cresima, perché stamattina voi siete i personaggi più importanti di questa assemblea. Stamattina gli occhi di tutti sono su di voi. E giustamente perché state vivendo un’ora eccezionale della vostra vita. Così eccezionale che non si ripeterà più. Non ci sarà un altro giorno della Cresima. Voi sapete che le cose che si fanno una volta sola vuol dire che sono decisive: per esempio, si nasce una volta sola; si muore una volta sola - che è una cosa decisiva da fare il più tardi possibile ma che comunque ha la sua importanza - e una volta sola si diventa figli di Dio nel battesimo e una volta sola il Signore conferma la scelta che ha fatto di voi i suoi figli nel battesimo ed è ciò che stamattina avverrà per voi. Allora tutti noi adesso dobbiamo andare alla scuola di Gesù ascoltando le letture che ci sono state proposte, soprattutto dovete stare attenti voi, perché in questa Parola di Dio che in questa domenica si annuncia si parla del vostro compito specifico che è quello di essere i testimoni di Gesù.

Vedete, tutto avviene, nella storia di salvezza, secondo un disegno di Dio che è più grande di ogni previsione, e quindi arriva come una sorpresa: pensate un po’ ai discepoli che avevano visto il loro Maestro morire dissanguato sulla Croce; avevano visto la pietra rotolare sul sepolcro che conteneva il corpo esangue di Gesù insieme a tutte le loro speranze e poi lo vedono vivo! In mezzo a loro, vivo! Allora, dice il Vangelo (lo abbiamo ascoltato) ‘ restano stupiti e spaventati ’ perché è un’esperienza che non è sulla loro misura, perciò d’istinto cercano di ricondurla a qualcosa che sia già noto e pensato, qualcosa che sia umanamente accettabile e senza traumi. Per esempio, la prima cosa che dicono è "questa deve essere un’illusione, un sogno, un’allucinazione, un’evocazione spiritica" : "Credevano di vedere un fantasma!" ci ha detto il Vangelo, ma l’avvenimento pasquale, l’avvenimento di Dio smentisce qualunque loro ipotesi, perché è tutto inaspettato, incredibile. Di qui la difficoltà a cogliere questo avvenimento con semplice cuore. Questo è sempre l’atteggiamento dell’uomo di fronte a Cristo e al fatto cristiano. Tutti cercano di renderlo in qualche modo più plausibile, più vicino alla nostra mentalità e quindi di ridurlo alla portata della nostra comprensione naturale. Ma Dio non ci sta. Si rifiuta di lasciarsi immiserire, di lasciare immiserire la sua grande opera dalle nostre piccole interpretazioni. Perciò provoca e chiede il salto della fede. L’unico atteggiamento dello Spirito che, per quanto sia costoso e difficile, però ci consente di salvarci, di salvarci dall’assurdità e quindi poi dall’insensatezza di tutto, dall’assurdo. La Pasqua, appunto, è il naufragio di tutte le idee umane su Gesù di Nazareth, di tutte le riduzioni che lo vogliono catalogare in qualcuna delle categorie già esistenti e accettate. Gesù è unico e nuovo, non è paragonabile a nessuno, come il cristianesimo non è paragonabile a nessuna religione perché il cristianesimo è un avvenimento, a differenza delle altre religioni; Gesù è l’unica vera novità in questa storia ripetitiva, piena di errori e di cattiverie che è la storia umana. Allora anche voi sentirete dire, a proposito di Gesù, intanto che nessuno parla male di lui, tutti lo stimano, al massimo cercano di arruolarlo sotto le loro bandiere, di dargli la tessera del loro partito ma nessuno parla male di Gesù. Allora sentirete dire:’ma è grande Gesù perché è uno che ha proclamato la giustizia, ci ha insegnato la fraternità, ha proposto la legge dell’amore" (e badate: questi giudizi sono tutti veri9, ma non è di questo Gesù che voi dovete rendere testimonianza. Voi dovete rendere testimonianza di quello che è Gesù in sostanza, e in sostanza, la realtà di Gesù è questa: è uno che essendo stato ucciso sulla croce ed essendo morto adesso, dopo duemila anni è vivo!. Ma vivo, badate, non come quando noi diciamo che i grandi uomini sono vivi sempre, i grandi poeti, i grandi scienziati, i grandi pensatori restano vivi nella storia dell’umanità, che è un modo gentile per dire che sono morti anche loro come il mio bisnonno, no: quando diciamo che Gesù è vivo, vogliamo dire che è vivo come noi, che respira come noi, che il suo cuore batte come il nostro, che in questo momento mi sta ascoltando per vedere se rendo una testimonianza giusta nei suoi confronti. Gesù è il Figlio di Dio, crocefisso sul Calvario, che ha vinto la morte e quindi è diventato per tutti la strada per vincere a nostra volta la morte e arrivare alla vita vera. Questo è l’avvenimento cristiano. Questa è la verità. La sola verità che libera e rinnova e di questa verità oggi voi ricevete l’incarico di essere i testimoni. I discepoli, ci ha detto Gesù, non credevano per la grande gioia, erano così contenti che non credevano. Cioè troppo bello per essere vero, avranno pensato. Questa è una tentazione che può venire anche a noi, ma è una tentazione che va subito superata, perché non è troppo bello per essere vero dal momento che è un’opera di Dio e Dio ha una fantasia che è molto più grande della nostra, una ricchezza di azione, di verità e di bellezza che va al di là di quello che noi possiamo aspettare. Allora questo è ciò di cui noi dobbiamo rendere testimonianza, ma per poter rendere testimonianza bisogna conoscere: non si può rendere testimonianza a uno se non lo si conosce. In tutte le manifestazioni dei cinquanta giorni pasquali, il Signore ha cercato di farsi conoscere per quello che è. Come uomo vivo: ha fatto vedere le sue piaghe, per dire sono proprio io! Perché la vita vera è proprio questo: conoscere il padre, unico e vero Dio è conoscere Colui che è stato mandato dal Padre, Gesù Cristo. Voi in fondo vi siete preparati alla Cresima, cercando di conoscere di più il Signore Gesù e il suo Vangelo: questo è il senso di questo itinerario di catechesi che avete compiuto e che non è finito, perché Gesù non si finisce mai di conoscerlo. La comunità cristiana continuerà a farvi delle proposte ancora in questo senso e voi le accetterete, perché tra l’altro non è una conoscenza puramente concettuale, come … non so, la conoscenza del teorema di Pitagora dove una ha capito che il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, poi lui può anche non innamorarsi dell’ipotenusa che non cambia niente in sostanza. Qui no! Non si può conoscere veramente Gesù, se non ci si innamora di Lui! Se non ci si gioca per lui. ? una conoscenza che coinvolge tutta la vita, che coinvolge tutto il nostro comportamento e quindi si conosce Gesù cercando di conoscere i comandamenti. Non dico di osservarli, perché ciascuno di noi poi deve andarsi a confessare ogni tanto perché i comandamenti non riesce ad osservarli tutti, ma almeno tentare di osservarli. Avete sentito cosa ha detto San Giovanni nella seconda lettura: "Da questo sappiamo di averlo conosciuto se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice lo conosco e non osserva i suoi comandamenti, è un bugiardo." Non facevano tanti complimenti questi Apostoli, non avevano il problema di essere dolci e dialoganti, no ‘è un bugiardo’ Pane al pane, vino al vino. Ma c’è un’altra cosa: chi lo ha conosciuto davvero non può più stare zitto. Con le sue parole, più ancora con le sue opere, con le sue decisioni egli è spinto a rendere testimonianza a Cristo, alla sua morte e alla sua resurrezione. Voi siete testimoni, ha detto Gesù agli Apostoli, e noi lo abbiamo ascoltato. Lo ha detto agli Apostoli e dunque lo ha detto a noi, lo ha detto a voi, che oggi diventate i testimoni di Cristo. Per poter essere dei testimoni seri e veri, bisogna avere coraggio! Perché troverete anche voi della gente che cercherà di impedire la vostra testimonianza, di prendervi in giro … voi dovrete avere la forza interiore di essere dei testimoni, quel coraggio che noi abbiamo ammirato, per esempio, nella prima lettura, dell’Apostolo Pietro quando dice, apertamente, agli abitanti di Gerusalemme: ‘Voi avete ucciso l’autore della vita!’ Voi siete degli assassini – che non è un bel complimento, ma era la verità – "ma Dio lo ha risuscitato dai morti e noi ne siamo testimoni". Perché ha avuto questo coraggio lui, che lo aveva rinnegato, che aveva avuto paura delle parole di una serva, che aveva rinnegato Gesù, che era scappato con gli altri Apostoli …? Perché aveva ricevuto la Cresima, cioè in Pentecoste era sceso su di lui lo Spirito Santo che è lo stesso Spirito che io chiamerò adesso su di voi.

Allora il Signore ci dia davvero questo coraggio, questa forza, questa grazia, di dargli sempre davanti a tutti, una testimonianza chiara, forte ed efficace e di saper capire quindi anche la nostra fortuna, perché è una grande fortuna quella di aver conosciuto e incontrato e giocato la nostra vita su colui che è il centro e il cuore di tutto: il Signore dell’universo, della storia e dei cuori."