IL CAMMINO CONTINUA …!

di Annetta Ventura*

 

L’idea iniziale, per il bollettino di giugno, era di scrivere sui tre punti, contemplazione, comunione e missione, che costituiscono il lascito di Giovanni Paolo II per l’Azione Cattolica dei prossimi anni.

La decisione finale è caduta su una traccia scritta per un probabile intervento durante la riunione del 1° maggio, intervento che non c’è stato, per più di una ragione.

La riunione, invece, si è tenuta con un interessante e amichevole scambio d’opinioni su un brano del Vangelo di San Matteo e sull’Ac.

Rimaneva il fatto che c’era qualche cosa che desideravo dire.          

 

¨     Ruolo del responsabile parrocchiale di  Ac

Chi ha una responsabilità parrocchiale dovrebbe frequentare con una certa regolarità, conoscere un po’ tutti, sapere quali siano le attività, e quali le dinamiche dei vari gruppi.

E dovrebbe poter capire a chi proporre un’eventuale adesione. 

 

Mi sia concesso qualche cenno personale per chiarire meglio.

Quando la mia famiglia è tornata a Bologna, mi fermavo spesso in chiesa per la messa delle otto e mezzo. Un giorno, la Signora Orsoni, presidente storica di Ac in San Gioacchino, mi chiese se potevo dare una mano e se volevo iscrivermi all’associazione.

Poco tempo dopo prese l’avvio il gruppo di lavoro per la pesca di Natale, diventata negli anni una consolidata tradizione parrocchiale.

Da tempo viviamo altrove, anche se Il rapporto con la parrocchia è continuato presso che regolarmente, sostenuto dal carisma del parroco come fonte di preziosi consigli, dettati dalla sua capacità di essere spirituale e concreto, radicato contemporaneamente nelle verità eterne e nella realtà quotidiana.

La frequentazione di anni e l’affetto hanno fatto di San Gioacchino la nostra parrocchia d’elezione, la chiesa scelta quando possibile per la messa domenicale, sempre per i matrimoni, i battesimi, le cerimonie della famiglia, per essere in un luogo conosciuto e in mezzo ad una comunità con la quale ci sentiamo di condividere i momenti importanti, lieti o tristi.

L’adesione all’Ac parrocchiale è proseguita anche dopo il trasferimento, ma distanza, lavoro e famiglia hanno limitato l’assiduità.

In questi anni, in parrocchia è cresciuta tutta una generazione nuova.

 

Come ho già avuto modo di scrivere, l’incarico di responsabile nell’Ac è stato accolto con vari timori, uno dei quali era di vedere calare la presenza dell’associazione nella parrocchia. Insieme però, c’era e c’è la speranza che la volontà dei parrocchiani possa cambiare un indirizzo che volge al negativo.

Sono molto affezionata alle persone che conosco qui, e mi piacerebbe continuare insieme il percorso religioso per quel tempo che il Signore vorrà.

Allo stesso modo sono legata all’Ac che ha fatto parte del mio orizzonte fin da bambina.

In questi ultimi mesi mi sono resa conto che in parrocchia sono un outsider, una persona ‘tornata da fuori’, senza vere radici locali, senza una presenza continuata nel tempo, senza un impegno definito.

Riprendere l’antico legame con il bollettino, è un tentativo per colmare questa lacuna.

È anche un tentativo per raggiungere altre persone oltre coloro che aderiscono già all’Ac.

 

¨     Ruolo dell’Ac parrocchiale

La stasi dell’Ac ha cause che non saprei neppure esaminare, dovute forse all’evoluzione, o meglio al cambiamento, di tutta la società.

Come già scritto, mancano persone giovani, non c’è un ricambio generazionale.

Prima di chiedere che cosa potremmo fare per cambiare la tendenza in atto, forse dovremmo chiedere che cosa ci aspettiamo dall’associazione stessa.

Ed io posso solo dire quali siano le mie attese.

Mi aspetto una formazione cristiana permanente, dei percorsi che permettano di costruire e approfondire conoscenze corrette e conquistate insieme.

Mi aspetto che tutti nel gruppo si sentano tra amici e liberi di dire le loro idee.

Mi aspetto che le riunioni costituiscano un punto di incontro e di scambi costruttivi.

Queste, credo siano aspettative soddisfatte, un anno dopo l’altro.

Ma chi avesse qualche cosa da aggiungere lo dovrebbe fare, e darebbe un’indicazione utile dicendo – o anche scrivendo al Bollettino - le sue ragioni.

Vorrei anche sentire idee e incontrare volti nuovi, di qualcuno cresciuto o arrivato in parrocchia in questi anni, e ritrovare altre persone che conosco da tempo.

Vorrei ancora ‘dare una mano’, adesso che gli impegni di lavoro e di famiglia sono cambiati. E questi ultimi sono auspici, per il futuro.

 

L’Ac ha alle spalle una più che secolare tradizione sulla formazione cristiana dei laici.

È un’esperienza che ha arricchito spiritualmente generazioni di persone, e continua ad offrire le basi religiose e culturali per costruire comportamenti cristiani, nel rispetto delle scelte altrui e delle nostre tradizioni.

 

¨     Ruolo degli aderenti all’Ac

In parrocchia ci sono molte persone che si assumono un  impegno e lo svolgono con costanza e dedizione.

Ultimamente, un’altra indicazione concreta su come mettersi al servizio del Signore è venuta da Massimo.

Tutti ci auguriamo che il suo accolitato sia un esempio che trovi seguito.

Proprio perché l’Ac è un’associazione di laici, ognuno ha una certa libertà di scelta su come e quando mettere al servizio della chiesa tempo e competenze.

Far parte di un’associazione significa contribuire insieme al buon andamento delle attività, partecipare ad un progetto di formazione comune, ricercare modi condivisi per trasmettere il messaggio cristiano.

Significa non essere soli o isolati dagli altri, e anche pregare perché ci siano sempre dei lavoratori nella la vigna del Signore.

Significa,  inoltre, rendere noti i nostri obiettivi e diffonderli con un esempio di vita ispirata ai valori cristiani. È soprattutto da questo che saremo riconosciuti.

 

Con la riunione di maggio, un altro anno  si è concluso.

C’è una lunga estate davanti a noi: un tempo per lavorare e riposare, pensare e distrarsi, stare in famiglia e con gli amici. Un tempo, volendo, per  prendere una decisione nuova. Un arrivederci a settembre!

*Presidente Gruppo Parrocchiale AC