Carissimi Parrocchiani …

di don Carlo Govoni

Durante la Settimana Santa è uscito nelle sale cinematografiche italiane il film La Passione di Cristo dell’attore-regista Mel Gibson

Una settimana prima la TV aveva aperto un dibattito sul film fra un gruppo favorevole e un altro molto critico, riguardo ad alcune impostazioni adottate dal regista.

L'argomento, per me sacerdote, era interessante e perciò quando mi capitava di ascoltare dei commenti su quel tema, nelle diverse reti televisive, cercavo sempre di seguire le varie opinioni espresse.

I sostenitori della prima tesi (quella favorevole) si sforzavano di capire l'intento del regista, il quale, attraverso scene giudicate apertamente terrificanti, ha voluto far risaltare la dimensione enorme della causa della morte di Gesù: il peccato.

Se debbo essere sincero, mi è sembrato subito che questa tesi meritasse particolare attenzione e godeva quindi il mio favore.

I sostenitori della seconda tesi, invece, criticavano l'insistenza - giudicata addirittura disgustosa – con la quale il regista ha soffermato le immagini sui momenti particolarmente atroci della flagellazione, quasi – a loro dire – per una volontà sadica di indugiare sul sangue che sgorgava abbondantemente dalle lacerazioni dei flagelli.

Al contrario le pacate, ma convincenti affermazioni di molti attori protagonisti, interpellati per l'occasione, hanno confermato la volontà precisa del regista di testimoniare con queste scene atroci, la dimensione della sofferenza patita da Gesù Cristo per riscattarci dall’enormità del nostro peccato, con il quale offendiamo Dio infinito; offesa tanto grave da non poter essere riparata neanche con il sacrificio di tutto il genere umano. Per questo Dio ha sacrificato il Suo Figlio. Ciò, con evidenza, dimostra che la crudeltà con cui è stato trattato il corpo di Gesù non era fine a se stessa, ma aveva uno scopo ben preciso: ogni sofferenza fisica, per quanto grande, è sempre ben poca cosa di fronte all' immensa gravità del peccato.

Infatti la riparazione è stata ottenuta perché in Gesù Cristo unito al corpo martoriato c'era la seconda persona della SS. Trinità che dava valore infinito alla donazione del corpo al dolore.

Se, come è stato detto, il regista ha voluto far capire a coloro che assisteranno alla proiezione del film che la disumana e feroce flagellazione di Gesù è ben poca cosa a confronto dell'immensità dell'offesa fatta a Dio con il peccato… bisogna riconoscergli il merito di aver fatto una catechesi meravigliosa sulla gravità del peccato!

Purtroppo, se allo spettatore manca questa visione teologica della gravità del peccato, certamente rimane infastidito o impressionato dalla visione del sangue e può disapprovare il film, accusando il regista di tracotanza o di abuso dell'immagine, come ha detto un noto regista italiano, dimostrando una gran presunzione e, a mio modesto parere, dei limiti notevoli.

Poiché si tratta di un film verità è consigliabile che sia affrontato e visto più con la ragione che con i sentimenti …

Pare che in America, dove è già uscito da tempo, moltissimi, attraverso la posta elettronica abbiano non solo apprezzato il film, ma qualcuno abbia deciso di modificare il proprio rapporto di fede con il Signore.

Forse, caro popolo di Dio, è ora di uscire dal torpore del sonno per cercare e seguire con più convinzione gli insegnamenti di Gesù, visto quello che Lui ha fatto per noi!

 

Molte famiglie, in occasione della Santa Pasqua, mi hanno fatto gli auguri accompagnando magari un pensiero o inviandomi o consegnandomi un biglietto o una lettera. Vorrei rispondere a tutti per ringraziare, ma poiché capisco che non riuscirei, lo faccio tramite il Bollettino.

Posso assicurarvi che appena letto l'augurio vi inserivo subito fra le persone per le quali ogni giorno prego.

Di cuore vi ringrazio per le cortesie che continuamente mi manifestate.

Grazie, Grazie, Grazie!

Don Carlo