NUORE E FIGLI

di Luigi Gozzoli

(Dedicato a Massimo, Sara, Matteo e Francesca)

Nell'ultimo numero del Bollettino abbiamo parlato delle suocere. Qualcuno però ha subito obiettato: e le nuore? Una tale lacuna andava colmata ed ecco due e tre cose sulle nuore - le quali - non dimentichiamolo - oggi lavorano.

Il primo loro peccato(veniale) é l'abitudine all'urlo. Urlano in continuazione ordini ed insegnamenti: ai figliolini che, naturalmente, imparano subito ad urlare. Lo si rileva benissimo guardandoli immersi nel gioco o transitando vicino ad asili, scuole e campi sportivi. Quando i piccoli stanno insieme l'innocente chiacchiericcio urlato sale al cielo come preghiera di soave odore per Gesù, amante ed estimatore dei fanciulli. Perché, care nuore, i figli imparano presto quello che vedono fare; in un secondo tempo e con molta calma ciò che sentono dire. Se poi vengono frastornati dalle urla materne non afferrano nemmeno il significato delle parole e provano solo paura. Aveva ragione un grande educatore, don Bosco, quando scriveva: "È certo più facile irritarsi che pazientare, minacciare un fanciullo che persuaderlo; l'educazione é cosa di cuore e solo Dio ne é padrone"

Secondo punto: una mancanza molto grave di certe nuore é questa: impediscono con scuse varie ai nipotini di vedere i nonni. Quando i bimbi piangono perché vogliono andare dalla nonna oppure desiderano che ella si fermi più tempo con loro, impedirglielo in modo sistematico, surrettizio ed ingiustificato, é un "peccato mortale" contro la carità. Infatti, abbiamo già detto che i nipotini, indifesi per definizione, oltre alla figura centrale dei genitori(spesso divisi) hanno bisogno di quella vicaria dei nonni che essi "sentono" come amici protettivi.

Terzo punto. Sul rapporto di coppia dovrei citare i testi, molto noti, che Paolo dedica a marito e moglie perché vadano d'accordo (Efesini 5,22 e segg.): "22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. 25E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei". Questi paralleli con l'azione umana di Gesù sono talmente impegnativi che preferisco concludere in modo più laico e meno severo. Osservo anzitutto che, né moglie né marito, come coniugi, debbono essere o diventare succubi l'uno dell’altro. In seconda luogo, le nuore ricordino che il marito vale più per quello che é che per quello che ha. Ci siamo capiti!

Tale concetto, elaborato per primo come principio fondamentale da Erich Fromm (in un libro ormai famoso: ("Essere e avere") é stato accolto, dopo il Concilio Vaticano II°, dalla Costituzione Gaudium et Spes (cap. 35) a sua volta inserita nella Liturgia delle Ore. Concludo. Non si dica che il cristianesimo é contrario ai contributi intelligenti; anche se se nascono da un allievo di Freud.