PAGINE DI PACE

AZIONE CATTOLICA

QUANTO COSTEREBBE LA PACE AGLI U.S.A.?

Dal periodico "Segno nel mondo" riportiamo uno stralcio dell’articolo intitolato ‘Il portafoglio di Mister Bush’ di Alberto Bobbio dove è ben chiaramente mostrato come l’accanimento americano a favore di questa guerra, ha le radici immerse nel petrolio.

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"In America fanno i conti. Ma nessuno teme che la guerra possa danneggiare l'economia americana. Per Washington la guerra è importante, molto importante, più importante dei conti pubblici che stanno a pezzi. Nel 1991 la guerra del Golfo fu pagata quasi per intero dai giapponesi, dai tedeschi e dalle spaventate monarchie del petrolio. Gli americani spesero solo un pugno di dollari. Ma ora i 120 miliardi di dollari previsti dagli analisti per una guerra breve e intensa devono uscire tutti dal portafoglio Usa. La cifra è pari più o meno all'1% del Pil. Ma non c'è da fidarsi perché altre volte gli Usa hanno sbagliato i conti. Accadde anche per il Vietnam .... C'è poi il costo per stabilizzare la situazione dell'Iraq post-conflitto. Se l'esercito americano resterà a Baghdad per due anni, secondo conti del Congresso americano, si potranno spendere da 20 a 45 miliardi di dollari all'anno. Se resteranno di più, le cifre sono stratosferiche. Chi paga? Ce la farà l’economia americana a sopportare numeri a decine di zeri? Fanno bene i cittadini americani a non preoccuparsi?

L'anno scorso, alla fine di giugno, il Congresso americano approvò una norma che prevedeva l'incremento della soglia del debito pubblico di altri 450 miliardi di dollari. L'allestimento della guerra contro l'Iraq ha sicuramente influito sulla decisione e a marzo è possibile che il Congresso autorizzi un altro incremento. Inoltre, va messo in conto il colossale piano di rilancio dell'economia promesso da Bush all'inizio dell'anno, che prevede tagli alle tasse per 670 miliardi dollari. Molti Stati federali, poi, si trovano in condizioni assai precarie, con i deficit peggiori degli ultimi 50 anni. Le cause sono molte: aumento dei costi dell'assistenza sanitaria, tagli alle tasse, ma soprattutto diminuzioni drastiche delle entrate causate dalla bolla azionaria. Le Borse da tre anni vanno giù e gli introiti sulla tassazione dei capital gain e delle stock option sono calati vertiginosamente." [ ... ]

La piramide all'americana

"Come farà l'America, in questo stato, ad andare alla guerra? C'è un solo modo, aumentando il debito e cercando di finanziarlo. E non si tratta di una novità. È tutta l'economia americana che si regge su questo gioco da molto tempo. Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti rastrellano circa il 70% dei risparmi globali. Con questi dollari essi finanziano il debito, attraverso altro debito, secondo uno schema assai simile a quello delle "finanziarie piramidali", che ebbero un tragico successo nell'Albania di qualche anno fa. Ma gli economisti sanno bene che c'è un limite alla quantità di debito che si può finanziare, oltre il quale il sistema esplode: quando non ci saranno più abbastanza soldi per finanziarlo. Finora tutto ha retto, soprattutto grazie al predominio finanziario delle grandi banche americane e delle enormi masse di dollari che girano per il mondo. In questo modo gli Usa possono spendere all'estero molto di più di quanto non guadagnino, in nome del privilegio che il dollaro ha come moneta di scambio internazionale.

Sul piano interno invece gli americani non risparmiano quasi più nemmeno un dollaro. Importano molto di più di quanto esportano e spendono miliardi per consumi al dettaglio, come se avessero trovato i soldi per terra! Alcuni attenti osservatori da qualche tempo vanno dicendo che il sistema è vicino al collasso e rischia di trascinare nel baratro l'intera economia mondiale, con una crisi ben peggiore di quella del 1929. E credono che il piano di Bush non riuscirà a fare il miracolo: tornare a far girare un'economia su cui pesa un debito pari a tre volte il suo volume complessivo. I mercati azionari per il terzo anno consecutivo subiscono perdite. Ed è chiaro che buona parte della ricchezza è frutto di un'enorme bolla di sapone, nel senso che non si e arrivati a un giusto equilibrio tra valore nominale e dividendi. Insomma, il mercato azionario ... si regge solo sul trasferimento vorticoso di capitali e non si vedono investimenti, che sono gli unici a indicare l'esistenza di capitale reale."

L'euro dietro l'angolo

"La "bolla" americana tuttavia comincia a preoccupare anche quelli che con questo sistema hanno fatto e fanno affari. Da qualche tempo si notano ritiri consistenti di capitali dagli Stati Uniti, cioè da quella che viene considerata la locomotiva dell'economia mondiale. E da qualche tempo molti Paesi stanno cambiando parte delle proprie riserve di dollari in euro. Lo ha fatto per esempio la Cina, che ha trasformato metà delle sue riserve, ma lo stanno facendo anche le monarchie del petrolio e si ritiene lo stiano facendo anche le mafie. Una voce consistente del denaro rastrellato dalle banche Usa è rappresentata, infatti, dal cosiddetto "denaro sporco". Secondo un'analisi del Congresso Usa, una somma che va da 500 a l.000 miliardi di dollari di provenienza criminale ogni anno entra nel sistema bancario mondiale. La metà arriva negli Stati Uniti, ed è chiaro che la variabile "denaro sporco" non è irrilevante nell'economia americana.

Ma è stato Saddam Hussein a piazzare un colpo da novanta sul tavolo di questo grande gioco, quando, pochi mesi fa, ha proposto di commerciare il petrolio in euro, seguito nel ragionamento da Iran e da Arabia Saudita. L'euro è l'unica moneta in grado di insidiare lo strapotere del dollaro. Il commercio del petrolio in euro farebbe tornare negli Usa una massa enorme di petrodollari senza più valore, con il conseguente avvio della fine del sistema di finanziamento del debito americano. Il risultato sarebbe il crollo dei prezzi, la stasi della spesa. Cioè la recessione. La guerra potrebbe risolvere il problema se porta al controllo sul petrolio. Ma potrebbe anche farlo aumentare, poiché nessuno vede chiaro dove le grandi spese militari statunitensi possono portare. La determinatezza dello sceriffo Bush non permette di conoscere il limite oltre il quale è bene non spingersi."