QUARESIMA: RITROVIAMO IL ... SORRISO

di don Carlo Govoni

Carissimi Parrocchiani,

Dalle testimonianze pervenute, pare che l'articolo del mese scorso sul sorriso abbia avuto un buon indice di gradimento, tanto che un lettore, di rimando, mi ha inviato una vignetta che ha trovato appesa alla porta d'ingresso del Pronto soccorso dove fa servizio.

Alcuni forse già conosceranno questa scenetta umoristica, ma la ripropongo perché invita intelligentemente al sorriso e ne sottolinea scherzosamente l'utilità e il valore.

PER ARRABBIARSI SI

METTONO IN MOVIMENTO

65 MUSCOLI

PER SORRIDERE

SOLO 19

FAI ECONOMIA

SORRIDI!!!!!!

Questo momento di ‘leggera’ evasione mi consente di ritornare sull'argomento della volta scorsa per un approfondimento che può sempre essere utile.

Anzitutto è bene chiarire l'origine del sorriso, che è in ‘dotazione a tutti’ ma non tutti lo utilizzano. La capacità di sorridere, infatti, è sempre frutto di una formazione o di un lavoro compiuto su se stessi con il quale si modella il proprio temperamento durante la crescita, e che tende, giorno per giorno, al massimo grado della perfezione compatibilmente con i doni ricevuti. In tal modo, il sorriso diventa il coronamento o il risultato di un grande equilibrio fra le perfezioni che ciascuno è riuscito ad ottenere da se stesso.

Non dimentichiamo che, fra tutte le creature viventi, l’uomo è il solo ad avere la capacità di sorridere e questo dà un significato molto forte all’uso che egli può farne con l’ausilio della ragione.

Se il sorriso ha una origine di così alto livello si deve riconoscere che esso è una cosa molto seria e quindi non è solo un gesto gradevole che decora il viso, ma è anche di grande utilità nei rapporti umani!

Da queste riflessioni si capisce bene che il sorriso è anche una ricca fonte di saggezza!

Il sorriso è indice di saggezza perché davanti ad ogni evento esso aiuta a esternare la propria sensibilità, mantenendo un forte dominio della propria emotività e producendo serenità anche davanti a eventi soggettivamente drammatici, perché crea quelle condizioni distensive necessarie per valutarli nel modo più obiettivo.

Quanti arrivano alla depressione "dando corpo alle ombre", cioè ingigantendo particolari che invece dovrebbero essere trascurati perché spesso inconsistenti o addirittura inesistenti!

Sarebbe utilissimo dunque educarsi al sorriso: si eviterebbe il rischio di commettere tanti errori, ma soprattutto si vivrebbe in una armoniosa pace con se stessi e con gli altri!

IL SORRISO IN QUARESIMA

Erroneamente, tanti pensano che la Quaresima non induca al sorriso, anzi. Il Carnevale è alle spalle e, come la stessa tradizione contadina ha sempre sottolineato, la Quaresima arriva con le vesti della mestizia a ricordare la nostra natura mortale.

Con il Concilio Vaticano II si è maggiormente sottolineato in questo periodo l’importanza di ciò che si fa nella vita per la nostra anima, proprio in vista del fatto che siamo mortali. Infatti, tutti più o meno – anche se ci pensano poco – sanno che dovranno morire, ma pochi si chiedono come è meglio vivere questo breve passaggio sulla terra.

Il periodo della Quaresima non è tanto un fatto penitenziale, quanto un’introspezione, una ricerca dentro noi stessi per ritrovare le cose importanti per la vita eterna.

Avvicinarsi a Dio, staccarsi dalle cose del mondo sono atteggiamenti che portano a vedere la vita dall’alto, con maggior serenità. E chi è sereno ... sorride.

La penitenza non deve essere vissuta come una mortificazione, ma come un atto d’amore verso Dio: e ogni atto d’amore porta con sé il sorriso.

Se non bastasse quanto detto, ecco la Bibbia venirci in aiuto.

Significative e attuali le parole del Profeta Isaia ci indicano il modo di fare le cose che sono gradite a Dio: che vale la penitenza e il digiuno se poi trascuriamo il prossimo, o peggio, non abbandoniamo la nostra condizione di peccatori? Solo seguendo la strada indicata da Dio potremo ritrovare la serenità e il sorriso.

Dal Libro del Profeta Isaia (58,2-12)

  • Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio:

    "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai? ".

    Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.

    Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui.

    Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.

    È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica?

    Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?

    Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

    Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

    Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.

    Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.

    Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi! ".

    Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

    Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono.

    La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.

    Ti chiameranno riparatore di brecce. restauratore di case in rovina per abitarvi.

  • Anche Gesù ci ricorda che non è facendosi vedere affranti che faremo la volontà di Dio, e quell’invito a lavarsi e profumarsi, non fa venire alla mente un uomo che sorridente e contento di sé, perché in pace con Dio, se ne va in mezzo alla gente?

    Dal Vangelo di Matteo (6,16-18)

    Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

    Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

    Nel Libro di Giobbe (8,20-21), troviamo un’altra conferma:

    Dio non rigetta l’uomo integro,

    e non sostiene la mano dei malfattori.

    Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso

    e le tue labbra di gioia.

    Infine nel Siracide (19,26-27), troviamo ancora questo sintetico ma incisivo assioma:

    Dall’aspetto si conosce l’uomo;

    dal volto si conosce l’uomo di senno.

    Il vestito di un uomo, la bocca sorridente

    e la sua andatura rivelano quello che è.

     

    Leggete e meditate su questi brani mentre auguro a tutti di sorridere sempre e anche nelle difficoltà ricordatevi che è meglio sorridere una volta di più che una di meno!