È ARRIVATO IL NUOVO ARCIVESCOVO

Saluto del Vescovo Ausiliare e Pro Vicario Generale S.E.Mons. Ernesto Vecchi all’arrivo di S.E. Mons. Caffarra nel territorio della Diocesi di Bologna, presso la Parrocchia di Gallo Ferrarese

ECCELLENZA REVERENDISSIMA E CARISSIMO ARCIVESCOVO CARLO, BENVENUTO NEL TERRITORIO DELLA CHIESA DI BOLOGNA, CHE PAPA GIOVANNI PAOLO II LE HA AFFIDATO.

Dopo aver salutato e abbracciato il Suo saggio e solerte Predecessore, l’amato e stimato Cardinale Giacomo Biffi, il popolo bolognese oggi accoglie, nella sua persona benedetta, "Colui che viene nel nome del Signore" (Sal 118, 26).Il Suo primo approdo è avvenuto nella parrocchia di Gallo Ferrarese, che venera come Patrona Caterina de’ Vigri, la Santa che unisce, nel vincolo della "misura alta" della fede e della vita cristiana, le Chiese sorelle di Bologna e di Ferrara. Questa circostanza riporta in primo piano un punto fermo e preminente della Lettera Apostolica ""Novo millennio ineunte": "Non esito a dire – scrive il Papa – che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quello della santità" (n.ro 30).La conformità a Cristo, dunque, emerge come solido fondamento al "Duc in altum" (Lc 5,4), la parola rassicurante detta da Gesù ai suoi Apostoli a garanzia dei frutti che la loro disponibilità a "prendere il largo" avrebbe certamente prodotto. Il "Duc in altum", oggi, risuona per noi e ci invita "a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro" (NMI,1), perché con il Suo arrivo, Eccellentissimo e carissimo Arcivescovo Carlo, abbiamo la garanzia che la grazia della successione apostolica si rinnova e che "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!" (Eb 13,8).

 

Saluto del Vescovo Ausiliare Vicario Generale S.E.Mons. Claudio Stagni in Piazza Maggiore all'ingresso nell’Arcidiocesi di Bologna di S.E. Mons. Carlo Caffarra

Eccellenza, è bello che il Suo primo incontro con Bologna avvenga in questa Piazza Maggiore che è il cuore vivo della città, il luogo che raccoglie ogni manifestazione di gioia e di festa, di ansia e di sofferenza comune; qui si svolgono, o in qualche modo si ripercuotono, gli avvenimenti importanti della vita civile ed ecclesiale di Bologna.

Il primo saluto che Ella rivolgerà dal sagrato di San Petronio ai Bolognesi venuti qui per darle il benvenuto, ci fa pensare allo scopo della missione del Vescovo, di cui ha parlato il Concilio: "la Chiesa, perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all’uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato. Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia" (G.S. 40). Su questa piazza si affacciano alcune importanti sedi delle autorità civili di Bologna, protette dalla severa mole del bel San Petronio, la chiesa che il popolo bolognese volle dedicare al suo Patrono, come auspicio di libertà e segno di una riconquistata concordia civica. Nell’abbraccio di questa piazza, Bologna offre il simbolo della sua anima petroniana. Se questa, come tutte le cose umane può non essere sempre immediatamente percepibile, la si può tuttavia incontrare nella realtà della nostra gente e delle nostre famiglie, e nelle istituzioni più caratteristiche della cultura, del volontariato e delle tradizioni bolognesi. La protezione di San Petronio, il vescovo che ricostruì Bologna, accompagni fin dall’inizio il Suo ministero episcopale, per ravvivare il volto di questa Città, "che è incontestabilmente un volto cristiano", come ha affermato il Card. Giacomo Biffi, nel momento in cui tuttavia ci invitava ad affrontare le difficili sfide del nostro tempo con piglio franco e vivace (cfr. La città di San Petronio 7;51). Questo compito vogliamo continuarlo con la guida pastorale che da oggi Ella inizia in questa città, nella Chiesa che ha visto l’impegno generoso dei suoi vescovi, verso i quali la nostra gratitudine è davvero grande, a cominciare dal Card. Giacomo Biffi che, già Padre di questa Chiesa, vi è rimasto come figlio. Grazie, Eccellenza, perché ha detto di sì all’invito del Papa che lo inviava a Bologna; faremo di tutto perché Ella possa trovarsi bene tra noi, e non abbia a rimpiangere troppo Ferrara. Su questo sagrato ogni anno la Madonna di San Luca, durante la sua permanenza in città, viene per benedire il popolo che qui accorre sollecito. Fin da ora preghiamo la Madre di Dio perché protegga ed accompagni l’Ecc.za Vostra ogni giorno della sua vita, mentre ci apprestiamo ad ascoltare il suo saluto e a ricevere la Sua prima benedizione.

 

Saluto alla Città al solenne ingresso nell’Arcidiocesi di Bologna

Eccellenza carissima, Signor Sindaco, ho ascoltato con profonda emozione le vostre parole. Mi riempie di gioia intima il trovarmi nel cuore della città di Bologna, che da questo momento diventa la mia città. Il fatto che siano un fratello nell’Episcopato ed il Sindaco ad accogliermi; il fatto che su questa piazza si affaccino il Tempio petroniano per eccellenza e il Palazzo municipale, è un simbolo carico di profondi significati. L’uomo è abitante del tempo e dell’eternità; è cittadino della città terrena e della città celeste. Un’appartenenza non esclude l’altra. "Lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo", l’appartenenza alla città celeste "lungi dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più stringente" [cfr. Cost. past. Gaudium et Spes 34,3; EV 1/1427]. Così come l’appartenenza alla città terrena non deve distogliere l’uomo dall’inesausta ricerca di una Vita non più insidiata dalla morte. Questa piazza dice in un certo senso la verità intera sull’uomo a questa nobile città, che inventando l’istituzione universitaria ha insegnato al mondo intero quella simultanea coniugazione di fede e ragione che porta l’uomo alla contemplazione della verità e alla pienezza della sua umanità. Non per caso dunque il nostro incontro avviene in questa piazza, Signor Sindaco: l’incontro fra l’eletto del popolo bolognese e il servo di Cristo venuto perché non cessi mai l’annuncio del Vangelo a questo popolo bolognese. La distinzione infatti fra le due Istituzioni che rappresentiamo, non significa né comporta reciproca estraneità o ignoranza, né ancor meno opposizione. I loro rapporti, i nostri rapporti, al contrario, possono e devono dar luogo ad un dialogo rispettoso ed aperto a tutti, portatore di esperienze e di valori fecondi per il bene di questa città. Un sano dialogo non fra concorrenti, ma fra interlocutori potrà favorire lo sviluppo integrale della persona umana dentro ad una comunità civile adeguata alla dignità di ogni uomo, senza distinzione di razza e di religione. È precisamente questo il "luogo" del nostro incontro vero, profondo, pur rimanendo rigorosamente nell’ambito proprio a ciascuno: l’affermazione, la promozione e la difesa della dignità della persona umana. Questa dignità, la cui percezione piena è il frutto della fede cristiana, è anche la radice nascosta che nutre ogni vera civiltà. Che deve nutrire sempre più la pacifica convivenza di questa città, deturpata anche recentemente da azioni indegne dell’uomo ed aliene completamente dalla sua anima.
Eccellenza carissima, Signor Sindaco, oggi voi mi accogliete in una città unica per arte, storia e cultura. Il mio primo augurio, l’oggetto costante della mia preghiera è che il popolo bolognese possa sempre progredire nelle vie del benessere spirituale e materiale, custodendo quella grande tradizione di fede, di civiltà e di cultura che l’hanno reso grande. O amata città di Bologna! Vengo oggi a te per aiutare ogni tuo abitante a contemplare e a vivere il mistero di Cristo, poiché è stato il suo atto redentivo a ridare definitivamente all’uomo la dignità ed il senso della sua vita. Le tue dodici parte richiamano la Gerusalemme celeste. Mi piace quindi rivolgerti il primo saluto colle parole del Salmo: "sia pace a coloro che ti amano; sia pace sulle tue mura; sicurezza nei tuoi baluardi". Ogni giorno "chiederò per te il bene".

Saluto del Vescovo Ausiliare e Vicario Generale S.E.Mons. Claudio Stagni in Cattedrale all'ingresso nell’Arcidiocesi di Bologna

di S.E. Mons. Carlo Caffarra

"Lo Spirito Santo ha posto i Vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistato con il suo sangue" (cfr Atti 20,28). La Chiesa di Bologna oggi è in festa, perché accoglie il suo nuovo Pastore, che lo Spirito Santo le ha assegnato, mediante il ministero di Giovanni Paolo II, che presiede nella carità tutte le Chiese. Ascolteremo tra poco la Lettera Apostolica, con la quale l’Arcivescovo Mons. Carlo Caffarra dal servizio alla Chiesa sorella di Ferrara-Comacchio viene assegnato al servizio episcopale della Chiesa di Bologna. Ringraziamo cordialmente il Santo Padre, che ha voluto provvedere con sollecitudine alla guida della nostra Chiesa, rimasta vacante dopo la conclusione del ministero del Card. Giacomo Biffi, che anche in questa occasione ricordiamo con gratitudine. Leggiamo nel Concilio che "i Vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate, come vicari e delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, ricordandosi che chi è il più grande si deve fare come il più piccolo, e colui che governa, come colui che serve" (L.G. 27). Eccellenza, i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose, i fedeli tutti di questa santa Chiesa di Bologna l’accolgono come l’inviato del Signore, che dovrà guidarli sulle vie del Regno dei cieli. Siamo pronti a seguirla e a collaborare, ognuno secondo il proprio compito; chiediamo la protezione della Madonna di San Luca e dei Santi Patroni su di Lei e sul ministero che oggi inizia tra noi, perché la nostra Chiesa cammini sempre nella comunione e nella fedeltà al Suo Signore. Salutiamo e ringraziamo tutti i fedeli che partecipano a questa Eucaristia, in particolare quanti L’hanno accompagnata dall’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, mostrando ancora la loro gratitudine e il loro affetto. (seguono i saluti alle varie delegazioni, alle Autorità, ai concelebranti. Infine viene letta dal Camerlengo del Capitolo Metropolitano di San Pietro la Lettera Apostolica, con la quale il Papa Giovanni Paolo II ha nominato S.Ecc.za Mons. Carlo Caffarra Arcivescovo Metropolita di Bologna)

NDR – Fra i Vescovi concelebranti non è presente il Card. Arcivescovo emerito di Bologna Giacomo Biffi, che ha seguito la cerimonia dalla sua nuova residenza, offrendo così, con questo gesto umile e discreto l’integrale attenzione del popolo al nuovo Arcivescovo.

Omelia nella S. Messa solenne di inizio del Ministero pastorale

di Sua Ecc. Mons. Carlo Caffarra

 

  1. "Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e il Signore è la sua fiducia".Eminenze, eccellenze, carissimi fedeli: nel momento in cui sto per iniziare il mio ministero pastorale nella Chiesa di Dio che è in Bologna, la parola profetica mi conforta e mi sostiene. Chiamato ad essere il centoundicesimo successore di S. Petronio, come potevo non turbarmi al pensiero di una così grave responsabilità? Ma la parola profetica appena proclamata ci insegna che tutta la forza dell’uomo deriva dalla confidenza nel Signore; che tutta la fecondità del nostro operare trae la sua origine dalla fiducia in Lui. Iniziando il mio ministero pastorale in mezzo a voi, carissimi fedeli bolognesi, voglio ancora una volta radicarmi esclusivamente nella fede in Cristo, nostro Redentore, ed essere in mezzo a voi come Giovanni il Battista. Fissando lo sguardo su di Lui (cfr Gv 1,35), dirvi sempre e semplicemente: "ecco l’Agnello di Dio; ecco l’unico Salvatore dell’uomo; ecco il redentore della dignità dell’uomo: guardate a Lui e sarete luminosi; assoggettatevi a Lui e sarete liberi; seguite Lui ed avrete la Vita". In questo servizio al Vangelo, unica ragione del mio essere fra voi, mi conforta e mi sostiene il trovarmi non da solo, ma continuamente in comunione con i miei fratelli nell’Episcopato e con colui che il Signore ha scelto come successore di Pietro, il Santo Padre Giovanni Paolo II, qui rappresentato da Sua Ecc. Mons. Paolo Romeo, Nunzio Apostolico in Italia, che ringrazio profondamente per questo gesto di vera fraternità episcopale. Al Santo Padre in questo momento va la mia più profonda gratitudine per tutti i segni di stima e di affetto che mi ha manifestato, il più grande dei quali reputo l’avermi chiamato a servire la Chiesa petroniana. Va la nostra più profonda riconoscenza per i segni di particolare attenzione manifestati nei confronti di questa città di Bologna, da Lui visitata tre volte. Al Santo Padre in questo momento va ancora una volta la mia, la vostra – ne sono sicuro – promessa di piena comunione ed obbedienza al suo magistero ed alla sua guida pastorale. Nel mio servizio al Vangelo al popolo bolognese mi conforta e mi sostiene l’essere stato inserito in una successione apostolica, quella petroniana, splendida per la grandezza dei pastori che l’hanno costituita. Il mio pensiero va in questo momento al mio immediato predecessore, il card. Giacomo Biffi, attraverso le cui mani mi è stata donata la grazia dell’episcopato. La mia, la nostra gratitudine nei suoi confronti rimarrà imperitura. Egli ci ha donato una testimonianza di fede, una ricchezza di magistero, un esempio di affezione alla Chiesa, che non dovremo più dimenticare; di cui dovremo quotidianamente fare tesoro; a cui dovremo continuamente ispirarci. Non posso non esprimere tutta la mia venerazione a miei fratelli i due Vescovi ausiliari, che durante queste settimane con tanta delicata attenzione mi stanno introducendo nella Comunità petroniana.
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  3. "Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti". La parola dell’apostolo traccia il programma pastorale del Vescovo: l’annuncio di Cristo morto e risorto con la parola e con la vita è il contenuto essenziale del mio servizio in mezzo a voi. Non ho nulla di più prezioso da donarvi, carissimi bolognesi, che Cristo crocefisso e risorto; che la possibilità di incontrare la sua persona vivente nella Chiesa; che la conseguente speranza in una vita eterna. Durante il rito dell’Ordinazione episcopale sul mio capo è stato imposto l’Evangeliario aperto. Da quel momento la Chiesa mi ha detto una volta per sempre che la Parola di Cristo doveva avvolgere e custodire tutto il mio servizio pastorale, e che la mia vita doveva essere completamente sottomessa alla Parola evangelica (cfr. Es. Ap. Pastores gregis 28,2), da predicare quotidianamente, "non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio che prova i cuori" [1Tess 2,4b]. Ma il Vescovo non è solo: il servizio al Vangelo è affidato al Vescovo coadiuvato dal presbiterio [cfr. Decr. Christus Dominus 11,1; EV 1/593 e Es. Ap. Pastores gregis 47]. Carissimi sacerdoti, non posso neppure per un istante pensare il mio servizio pastorale senza di voi. Fra noi infatti esiste un’unità che non è in primo luogo di carattere disciplinare, ma mistico-sacramentale. Conosco il vostro zelo, la vostra costanza nelle tribolazioni, il vostro eroismo quotidiano noto spesso solo al Signore: sappiate che la casa del Vescovo è la vostra casa. Ma consentitemi un pensiero del tutto particolare per chi fra voi esercita il ministero parrocchiale. "La parrocchia infatti … rimane ancora il nucleo fondamentale nella vita quotidiana della Diocesi" [Es. ap. Pastores gregis 45,1], eminente fra tutte le comunità presenti in essa. Le vostre gioie saranno le mie gioie; le vostre sofferenze le mie sofferenze. Fatemi il dono di condividerle con voi quotidianamente. L’altro grande aiuto nel suo servizio al Vangelo il Vescovo lo chiede e lo attende da voi, sposi e genitori cristiani. È soprattutto nella vita matrimoniale e famigliare che "la fede cristiana viene fatta penetrare nella pratica della vita, per trasformarla ogni giorno più. Lì i coniugi realizzano la loro specifica vocazione ad essere, l’uno per l’altro e per i figli, testimoni della fede e dell’amore di Cristo" [Cost. dogm. Lumen gentium 35,3; EV 1/376]. È attraverso i genitori cristiani che il Vangelo esplica tutta la sua forza educativa, la sua capacità di generare l’uomo in pienezza di verità e di bene. Mentre risuonano nella mia coscienza morale con una gravità inesprimibile le parole dell’Apostolo: "guai a me se non predicassi il Vangelo" [1Cor 9,16], dico a tutti i credenti, senza nessun distinzione: "aiutate il Vescovo a servire il Vangelo per la redenzione dell’uomo". A tutti! nessuno, per nessuna ragione, si senta escluso. Ciascuno, secondo il dono ricevuto dal medesimo Spirito, è chiamato a cooperare all’annuncio del Vangelo, ad edificare il corpo di Cristo che è la Chiesa. Diversità di punti di vista e di esperienze, quando non mettano in questione la dottrina della fede da credere e da applicare alla vita morale, sono ricchezza per la Chiesa: è nella loro varietà che risplende soprattutto la bellezza della Chiesa. Anzi. Esistono valori che ogni uomo ragionevole e di buona volontà condivide coi discepoli di Cristo. È possibile, è doverosa un’azione ed un impegno comune per la difesa e la promozione del vero bene della persona umana, della sua incommensurabile dignità.
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  5. "Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante: c’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente…". La narrazione evangelica in un certo senso sembra descrivere l’esperienza che ora stiamo vivendo: una grande folla di discepoli del Signore che lo stanno ascoltando: "beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati…". Risuona l’annuncio evangelico: Dio ha deciso di prendersi cura in Cristo dell’uomo, di ogni uomo che vive in condizioni di obiettiva povertà. È su di loro che Dio riversa la sua misericordia. Il Vangelo che il Vescovo è chiamato ad annunciare è questo: in Cristo, Dio offre la sua salvezza all’uomo che a causa della sua condizione di povertà, di sofferenza, di abbandono, di solitudine ha e sente il bisogno di essere redento. In mezzo a questa "gran moltitudine di gente" intravedo i volti di alcune persone alle quali soprattutto la Chiesa petroniana è mandata oggi a predicare la beatitudine evangelica. Sono in primo luogo i giovani. La loro è una "povertà di senso", perché noi adulti abbiamo costruito per loro una dimora dove le supreme distinzioni fra vero e falso, fra bene e male sono giudicate insignificanti. E così abbiamo accorciato la misura del loro desiderio; abbiamo estinto in loro il gusto della libertà. Si posi su ciascuno di loro quello sguardo pieno di amore con cui Cristo ha guardato il giovane del Vangelo (cfr Mc 10,21); sentano attraverso la nostra vicinanza l’invito di Cristo: "venite e vedete", così che possano dimorare presso di lui (cfr Gv 1,39). Sono gli sposi. La loro è una "povertà di amore", perché il più profondo desiderio del loro cuore, vivere in una reciproca donazione definitiva, viene quotidianamente smentito dalla fragilità di una libertà incapace di amare. Sia donato a loro il "Vangelo del matrimonio", la buona notizia che l’uomo e la donna, incontrando Cristo, sono resi capaci di costruire una vera comunione coniugale. Sono le persone che vivono nella solitudine l’autunno della loro vita. La loro è una "povertà di speranza", perché sono continuamente insidiate dalla tentazione di pensare che la loro vita è inutile. La nostra vicinanza a loro, la condivisione della loro sofferenza, l’aiuto alla loro povertà faccia sperimentare al loro cuore la certezza suprema del Vangelo: si può sempre riprendere a vivere, perché Cristo è risorto. Sono le persone venute da lontano per cercare lavoro e dignità. Esse possono soffrire una "povertà di riconoscimento". La Chiesa bolognese continuerà nei loro confronti la sua opera di accoglienza e di carità operosa avvalorando e sviluppando quanto già sta facendo, profondamente consapevole del vincolo d’amore che lega i poveri a Cristo e ai suoi discepoli. Dai discepoli del Signore, essi hanno il diritto di ricevere il Vangelo della carità; di ricevere la conoscenza di Cristo, "nel quale crediamo che tutta l’umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che cerca su Dio, sull’uomo e sul suo destino" [Lett. Enc. Redemptoris missio 8,3; EE 8/1051]. Vi prego, fratelli e sorelle. Sacerdoti, religiose e religiosi, fedeli laici tutti: aiutatemi a servire la dignità dell’uomo annunciando il Vangelo delle beatitudini. Annunciando il Vangelo delle beatitudini ai poveri di senso, ai poveri di amore, ai poveri di speranza, ai poveri di riconoscimento.

Questa città, questa Chiesa ha un legame speciale colla Madre di Dio, venerata sotto il titolo di Madonna di S. Luca. Il portico che ci conduce al suo Santuario sembra essere un cordone ombelicale attraverso cui la Madre di Dio nutre questa città nella vita soprannaturale. L’umile successore di S. Petronio si affida a Lei; affida a Lei i nostri sacerdoti, ad uno ad uno; affida a Lei ciascuno di voi. S. Madre di Dio, ti apparteniamo: rendici degni delle promesse di Cristo.