EDUCAZIONE - Il cristianesimo: 

l’incontro con un avvenimento

A cura di Giovanna Corazza

 

Il Papa nella lettera enciclica Deus Caritas est ha affermato: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Mi sembra che l’affermazione del Santo Padre trovi una particolare consonanza e documentazione nel  brano che segue  di don Giussani e di seguito nella testimonianza di Tanja.

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Da ‘Generare tracce nella storia del mondo’ - L. Giussani – S. Alberto – J. Prades Rizzoli, Milano 1998, pp. 24-25

 

Per farsi riconoscere, Dio è entrato nella vita dell’uomo come uomo, secondo una forma umana, così che il pensiero, l’immaginatività e l’affettività dell’uomo sono stati come “bloccati”, calamitati da Lui. L’avvenimento cristiano ha la forma di un “incontro”: un incontro umano nella realtà banale di tutti i giorni. Un incontro umano per cui colui che si chiama Gesù quell’uomo nato a Betlemme in un preciso momento del tempo, si rivela significativo per la vita.

Il volto di Gesù nell’avvenimento cristiano ha la fattispecie di facce umane, di compagni, degli uomini che Egli ha scelto, proprio come, nei villaggi della Palestina dove non poteva arrivare, Gesù acquistava il volto dei due discepoli che mandava, arrivava “sotto” il volto di quei due che si era scelti. Ed era tale e quale: «Maestro, quello che Tu fai accadere l’abbiamo fatto accadere anche noi». Identico: «Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino»

L’avvenimento cristiano ha la forma di un incontro: è qualcosa che penetra i nostri occhi, che tocca il nostro cuore, che si può afferrare con le nostre braccia. Per Andrea e Giovanni, come per ognuno di noi e per ogni uomo che ne sente parlare, è un incontro. Un incontro come quello di un uomo che andando per strada col suo bambino per mano s’imbatte nell’amico che cammina dall’altra parte della strade e grida: «Ciao! Come stai? Tua moglie come sta?», e poi dice al bambino: «Dì buona sera»; e il bambino: «Buona sera!». Si tratta di un incontro neanche di un millimetro meno concreto di questo.

L’Avvenimento cristiano ha la forma dell’incontro con una realtà fisica, corporale, fatta di tempo e di spazio, in cui è presente Dio fatto uomo e che di Lui è segno. È l’incontro con una realtà presente, vivente, integralmente umana, il cui significato esauriente è quello di essere segno visibile della presenza di Cristo, di Dio-fatto-uomo. Perciò l’incontro è l’imbattersi in una realtà sacra, è il palesarsi dell’avvenimento del Mistero presente dentro la precarietà di una fattispecie umana. Questo incontro è ciò che continuamente polarizza il nostro vivere, dà significato e sintesi alla nostra esistenza. Fuori di esso non c’è nessuna sorgente di coscienza di novità nella vita. In esso l’avvenimento del Mistero presente tocca la nostra vita e la rende parte di un flusso continuo di novità.

 

¨ Testimonianza

Lavoro in un Istituto di ricerca e insegno all’Università. Quando dico: «Ho incontrato Cristo, nella mia vita è accaduto un incontro», lo dico nel senso letterale della parola, come fu per Giovanni e Andrea. Sette  anni fa a Novosibirsk ho incontrato una persona, che era la mia insegnante di italiano. Era una persona normale ma nella mia vita era il primo adulto che non respingeva le mie domande. Col tempo, grazie a questa persona, ho compreso e scoperto io stessa che la risposta alle mie domande è Gesù Cristo.

Quando io penso al fatto che, 2000 anni fa, Dio è entrato nella storia dell’umanità, diventando uomo, penso al fatto che a me è successa la stessa cosa.. Lui è entrato nella mia vita attraverso persone concrete quando ho incontrato il movimento di Comunione e Liberazione.

Quando incontri qualcosa di molto bello, che ti colpisce, vorresti condividere quest’esperienza con i tuoi amici, vorresti invitarli a guardare insieme quello che hai visto tu. Potete immaginare che grande desiderio avevo io di condividere, di raccontare dell’incontro fatto, che ha cambiato la mia vita, che ha dato senso e ha portato gioia nella mia vita. È il desiderio che anche altri incontrino Cristo. Pensavo, come è possibile questo? È chiaro che i preti, le suore possono parlare direttamente di Cristo. Ma noi?

Quest’anno mi è successo un fatto sul lavoro. Festeggiavamo il compleanno di una nostra studentessa e il capo del laboratorio ci ha detto: «Quando ero giovane, cercavo di trovare un senso alla vita. Ed ecco, adesso ho 40 anni, ho una famiglia, sono professore universitario, e sembra che io abbia raggiunto tutto quello che può sognare un uomo; tuttavia io sono allo stesso punto di vent’anni fa. Con una sola differenza: allora c’era in me una tensione, un anelito, adesso soltanto un vuoto; e tutto quello che ho raggiunto non ha ultimamente nessun valore. Perciò  vi auguro di non perdere mai questa tensione a cercare una risposta».Poi, si è girato improvvisamente verso di me, e mi ha domandato: «E la risposta nella mia vita è Dio, vero Tanja?» .Io gli  ho risposto:«Si, è così», ma ero molto stupita che lui si fosse rivolto proprio a me, perché in quattro anni di lavoro insieme non avevamo mai parlato né di religione né di Dio.

La studentessa ha chiesto: «Ma se io non conosco Dio, allora come faccio?».   E lui: «Allora devi inventarti un dio; finché non avrai incontrato quello vero, devi inventarti il tuo, perché l’uomo non può essere uomo vivendo senza nessun dio». A quel punto io sono sbottata: «Ma Dio c’è, non c’è bisogno di inventarlo!».

E pensavo a quale responsabilità abbiamo davanti a queste persone, di fronte a tutto il mondo, noi che abbiamo incontrato Cristo.

Per testimoniarlo, non occorrono le parole. Basta semplicemente essere là, dove sei chiamato a essere, e fare quello che Gesù ti chiede di fare. Ma occorre sempre, in tutte le circostanze, chiedere: «Signore, mostra il tuo volto».

Allora, anche se state semplicemente studiando,o lavate i piatti, le persone che sono con voi si accorgono che voi fate tutto quello che fanno anche loro, ma in un modo diverso: non meglio, o peggio, ma proprio in un altro modo.

Perciò ogni mattina, andando al lavoro, io dico: «Gesù, io non so se mi riusciranno oggi gli esperimenti, non so se potrò fare bene lezione agli studenti, ma io offro a te questa giornata, affinché tutti coloro che mi darai, possano incontrarti e riconoscerti». E Gesù accetta la tua offerta, accoglie la tua domanda e spesso, senza che tu neanche te ne accorga, attraverso di te e la tua vita, dà  testimonianza di se stesso!

Tanja, Novosibirsk (Russia)

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(Testimonianza tratta dal libro “ Caro don GiussaniDieci anni di lettere a un padre – A cura di Davide Perillo)