IL CAMMINO CONTINUA …!

di Annetta Ventura

 

Il vice presidente diocesano, Leonello Solini, che è già venuto nella nostra parrocchia, ci ha inviato il suo intervento al Convegno degli adulti dell’AC del 15 ottobre, di cui pubblichiamo un estratto. Sempre sul convegno, c’è stato un contributo sintetico nel numero del 22 ottobre di Bologna 7,  inserto domenicale di Avvenire; inoltre, nel prossimo numero di Agenda1, che arriverà verso la fine del mese, saranno pubblicati due testi, di monsignor Stefano Ottani e di Leonello Solini.

Negli ultimi anni l’AC è in aumento, ma non in Emilia Romagna.

Il nostro gruppo parrocchiale è composto di soli adulti: nel 2005 eravamo in 27; nel 2006, le nuove adesioni non hanno colmato i posti di chi, per ragioni diverse, ci ha lasciato, ed eravamo in 25.

Qualcuno, recentemente, mi ha detto che in un gruppo come il nostro siamo tutti ‘presidenti’. 

L’AC non nasce da sola. Viene sostenuta nelle sue iniziative dagli aderenti e prosegue se chi vive questa esperienza di formazione e di fede sente la sua finalità - di dialogo, condivisione, riflessione, contemplazione, e di esempio di vita e di preghiera - come una esperienza da trasmettere. E la presenta agli altri.

 

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Per il Convegno diocesano degli adulti di AC

di Leonello Solini*

«Nell’ultimo anno e mezzo ho avuto modo di frequentare l’AC ragazzi e giovani, come non avevo mai fatto prima. Può sembrare un po’ bislacco che sia un vicepresidente per gli adulti a fare questo discorso, ma per chi conosce l’AC è facile ricordare che l’intergenerazionalità è un elemento fondante della nostra identità.

Ho notato la grande vitalità associativa dei giovani, sia a livello diocesano (i campi, le due giorni, la collaborazione con gli organismi diocesani) che a livello territoriale: il radicamento dell’AC ragazzi, in molte parrocchie, è una realtà ben consolidata e c’è una rete di relazioni molto sviluppata, che copre buona parte del territorio della diocesi.

Non ho potuto quindi non pensare a quei giovani che, dopo un cammino associativo vivace e ricco, si affacciano al Settore Adulti.

Quale associazione trovano? Quale vitalità, quale capacità di porsi al servizio del cammino ecclesiale? È responsabilità degli adulti cercare una risposta.

E non smettere mai di cercarla.

In questi ultimi mesi è diventato più esplicito lo sforzo della nostra Chiesa di rinnovare il proprio modo di essere accanto alla sua gente, alla sua città.

Si tratta di un rinnovamento che chiama in causa in modo rilevante il laicato.

La presenza di laici adeguatamente formati è una scommessa da non perdere e l’Azione Cattolica ha uno degli elementi della sua missione proprio nella formazione, promozione e sostegno di questo laicato.

In che modo, qui e oggi, a Bologna nel 2006, l’AC risponde a questa chiamata?

Con grande lucidità il nostro Arcivescovo, nell’aprire l’anno del congresso Eucaristico, ha parlato in modo esplicito di un tornante storico che chiama la Chiesa ad un rinnovato sforzo di discernimento e di conversione missionaria.

La chiamano età della disgregazione, ma per i laici fedeli a Cristo è il tempo in cui viene donata la Grazia del Padre per compiere la missione di essere, qui ed ora, testimoni della Speranza.

Si tratta di una testimonianza difficile e nuova, che ci chiede di confrontarci con tensioni sociali e culturali per certi versi inedite, con uno scenario dominato dal relativismo e dalla conflittualità.

A noi è chiesto di entrare in questo tempo ad occhi aperti, andando a volte controcorrente. Come nel passato, anche oggi l’AC può essere un serbatoio di risorse etiche e formative, ideali per alimentare la nostra passione missionaria.

Cosa facciamo a Bologna, nel 2006, per fare fronte a questo compito?

Quando abbiamo steso il programma di settore abbiamo scelto un taglio pratico, rispondendo alla domanda: “da dove si comincia, qual è la prima cosa da fare?”.

Per chiunque abbia letto e conosca i documenti che disegnano l’identità della nostra associazione (Statuto, Atto normativo Diocesano, Progetto formativo) emerge con chiarezza, l’importanza della formazione.

È indispensabile promuovere la formazione degli adulti nella nostre AC parrocchiali. La formazione è uno degli elementi di base della vitalità associativa: se manca, l’AC non può realmente incidere nella vita dei suoi membri e della nostra comunità civile ed ecclesiale.

Una Azione cattolica che non riesce a fare formazione è una Azione cattolica che non serve, destinata, nel tempo, ad implodere.

Questo rinnovato impulso per la formazione degli adulti non può che essere esercitato nelle parrocchie. La struttura diocesana si pone a servizio dell’AC parrocchiale, sul territorio, in una relazione di sussidiarietà.

In che modo la struttura diocesana può risultare utile?

Per il momento sono ai blocchi di partenza due progetti.

Un gruppo di lavoro dell’équipe adulti si occuperà della situazione sociale e culturale della nostra città e dei suoi cambiamenti. Al lavoro di questo gruppo è affidata la ricerca di nuovi spunti offerti a chi poi deciderà di calarli nella concretezza delle loro realtà.

Si cercherà anche, con il coinvolgimento dei Giovani Adulti, di costruire un percorso formativo diocesano che possa fare da ossatura per i cammini più frequenti e progressivi dei singoli gruppi, e al tempo stesso, permetta di trovare nuove occasioni di confronto.

Si tratta di due progetti che non hanno la pretesa di rispondere a tutte le domande: per capire quali altri risorse potrebbero servire alle associazioni di AC, c’è bisogno che ci conosciamo un po’ meglio, che ci confrontiamo di più.

Per questo nei prossimi mesi io e Daniela, ma anche Liviana (N. d. R. Daniela Frongillo, vice presidente diocesano e responsabile del gruppo adulti e Liviana Sgarzi Bullini, presidente diocesano a Bologna) e, forse, altre persone della Presidenza, verremo a incontrarvi nelle Parrocchie e nei Vicariati, per migliorare la nostra reciproca conoscenza, per passare un po’ di tempo assieme, per porci insieme alcune domande sulla nostra vita associativa.

Lo facciamo consapevoli che qualsiasi iniziativa diocesana, che non parta dalla consapevolezza della realtà, finisce col diventare autoreferenziale e quindi, di fatto, prima inutile e poi dannosa.

Prima di concludere vorrei fare un accenno ad un altro aspetto del programma di settore e che ci sta particolarmente a cuore.

Si tratta della Regola degli Adulti, che viene riconsegnata a dieci anni dalla sua prima consegna. Perché tiriamo fuori la Regola dal cassetto nel quale era finita?

Prima di tutto perché era finita in un cassetto. E non era un bene. Poi perché è una occasione per interrogarsi sulla sua “tenuta”. Infine perché in questi anni è cambiato qualcosa nell’AC.

Nel 2004 è uscito il nuovo Progetto formativo, che contiene un invito a darsi una regola. Proprio alla luce di questo, ci sembra importante tornare ad interrogarci sui suoi contenuti e sulle sue ragioni. Avviamo in questo modo, oggi, un cammino della sua riappropriazione e revisione,  che proponiamo alle AC parrocchiali e che si concluderà fra un anno.

Negli incontri che faremo nelle parrocchie, raccoglieremo i vostri contributi e cercheremo, con una ricerca comune, di poterci dotare di una regola rinnovata.

In questo modo, ci poniamo in continuità con l’AC ragazzi e il settore Giovani, che hanno revisionato le rispettive regole di vita.

Don Giovanni Nicolini, nel 2000, in occasione della presentazione delle regole AC ragazzi e giovanissimi, ebbe a dire, citando l’Ecclesiastico: la sapienza di Dio, all’inizio è come dei ceppi che ti legano i piedi, le mani, che ti incatenano tutto, e tu ti senti legato. Ma se tu ti introduci dentro a questi ceppi, allora questi ceppi diventano un abito splendente, la tua consolazione, la tua bellezza.

E quindi non si nega che dal punto di vista dell’esperienza la regola possa essere qualche cosa che si avverte come duro ed imposto, ma la regola invece è un principio di libertà”.» (Cfr Sir 6,29)

                                                                                                * vice presidente diocesano e responsabile del Gruppo adulti

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1NB – Agenda è un periodico dell’AC diocesana, di cui alcuni numeri sono disponibili nella biblioteca della parrocchia