Il Magistero di Benedetto XVi

IL COMPENDIO DEL CATECHISMO

A cura di Maria Carla Papi

 

Parte prima – II Sez.: LA PROFESSIONE DELLA FEDE -

« Io credo in Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra »?

 

Continuiamo l’analisi del Credo, con l’aiuto della riflessione offertaci da Benedetto XVI

 

«Noi crediamo in Dio. Questa è la nostra decisione di fondo. Ma è possibile ancora oggi? È una cosa ragionevole? Fin dall'illuminismo, almeno una parte della scienza s'impegna con solerzia a cercare una spiegazione del mondo, in cui Dio diventi superfluo. E così Egli dovrebbe diventare inutile anche per la nostra vita. Ma ogniqualvolta poteva sembrare che ci si fosse quasi riusciti – sempre di nuovo appariva evidente: i conti non tornano! I conti sull'uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano. In fin dei conti, resta l'alternativa: che cosa esiste all'origine? La Ragione creatrice, lo Spirito che opera tutto e suscita lo sviluppo, o l'Irrazionalità che, priva di ogni ragione, stranamente produce un cosmo ordinato in modo matematico e anche l'uomo, la sua ragione. Questa, però, sarebbe allora soltanto un risultato casuale dell'evoluzione e quindi, in fondo, anche una cosa irragionevole. Noi cristiani diciamo: 'Credo in Dio Padre, Creatore del cielo e della terra' – credo nello Spirito Creatore. Noi crediamo che all'origine c'è il Verbo eterno, la Ragione e non l'Irrazionalità. Con questa fede non abbiamo bisogno di nasconderci, non dobbiamo temere di trovarci con essa in un vicolo cieco. Siamo lieti di poter conoscere Dio! E cerchiamo di dimostrare anche agli altri la ragionevolezza della fede, come san Pietro ci esorta a fare nella sua Prima Lettera (cfr 1Pt 3,15)!»

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36. Perché la professione di fede inizia con: «Io credo in Dio»? 198-199*

Perché l'affermazione «Io credo in Dio» è la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull'uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui.

 

37. Perché professiamo un solo Dio? 200-202; 228

Perché egli si è rivelato al popolo d'Israele come l'Unico, quando  disse: «Ascolta, Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è altri»  (Is 45,22). Gesù stesso l'ha confermato: Dio è «l'unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.

 

I primi Concili ecumenici di

 

ð      Nicea (325)

ð      Costantinopoli (381)

ð      Efeso (431)

ð      Calcedonia (451)

 

cercarono di definire i contenuti della fede Cristiana anche per rispondere ad alcune ERESIE, contrarie all’insegnamento del Vangelo e degli Apostoli, che i stavano diffondendo all’interno della Chiesa.

38. Con quale nome Dio si rivela? 203-205; 230-231

A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo  nome misterioso: «Io Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell'Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero Dio.

 

39. Solo Dio «è»? 212-213

Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell'essere e di ogni perfezione. Egli è «Colui che è», senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch'egli porta il Nome divino: «Io sono» (Gv 8,28).

 

40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio? 206-213

Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l'Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e amore.

 

* - I numeri si riferiscono ai paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica