LE APPARIZIONI MARIANE

 

CON MARIA …

 

di Massimo Craboledda

 

         Quante sono state le apparizioni della Madonna in questi primi due millenni dell’era cristiana? Impossibile dirlo con esattezza. Alcuni studiosi ritengono, prudenzialmente, che se ne possano contare almeno un migliaio. Quello che è certo è che non c’è stata epoca in cui Maria non abbia fatto sentire ai suoi figli una vicinanza premurosa e colma di tenerezza anche con segni e manifestazioni straordinarie. Ma negli ultimi due secoli la S. Vergine sembra aver moltiplicato le apparizioni in tutti i continenti, senza esclusioni: i suoi interventi si sono fatti più frequenti, i suoi messaggi hanno assunto una più spiccata caratteristica di urgenza. Anche concedendo che siano in aumento i mitomani e coloro che nascondono una fede incerta con il racconto di fatti sensazionali e lasciando alla Chiesa il discernimento degli eventi e al tempo il compito di mostrarne i buoni frutti, non pare illogico che Maria, nel suo amore, con apparizioni più frequenti, voglia rivolgere un forte richiamo al soprannaturale ad una società divenuta tanto materialistica, indifferente e cinica.

         Ma cominciamo l’excursus sulle apparizioni della Madonna da quella che può considerarsi la prima, nel tempo più antico della vita della Chiesa, l’età apostolica. Si tratta della manifestazione all’apostolo Giacomo presso il fiume Ebro, in Spagna, nella colonia romana di Cesarea Augusta, l’attuale città di Saragozza.

         È l’anno 40 dell’era cristiana; l’apostolo, lasciata Gerusalemme secondo il mandato del Maestro (“andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” Mc 16,15) è impegnato nell’annuncio del Cristo in quella terra pagana. Dicono le cronache che nella notte del 2 Gennaio, mentre Giacomo con alcuni discepoli si trovava presso il fiume, udì voci di angeli che cantavano: “Ave Maria, piena di grazia”. La Vergine Santissima gli apparve in piedi sopra una colonna di marmo, lo confortò ed incoraggiò nella sua missione, gli chiese di costruire un edificio di culto in quel luogo, intorno alla colonna, e fece questa promessa: “Questo luogo rimarrà fino alla fine dei tempi perché la potenza di Dio operi miracoli e meraviglie per mia intercessione verso coloro che, nelle loro necessità, implorano il mio patrocinio”.

         Non abbiamo documenti scritti dell’epoca; siamo nell’ambito di una antichissima tradizione, insistentemente attestata da documenti medioevali, il principale dei quali, del XIII secolo, è custodito nella cattedrale di Saragozza. In questa città è, in effetti, storicamente attestata la presenza di una chiesa dedicata alla Madonna almeno dal IV secolo. Anzi, secondo la tradizione, si tratta in assoluto del più antico edificio di culto dedicato alla Vergine. Dalla piccola cappella edificata da S. Giacomo e dai suoi discepoli, a cui fu dato il nome di S. Maria del Pilàr (cioè del pilastro, in memoria dell’apparizione), alla basilica costantiniana, dalle successive chiese dall’impronta romanica, gotica e mudéjar fino all’attuale, immenso tempio barocco, la Madonna è stata qui invocata per venti secoli, senza interruzione, da innumerevoli fedeli col titolo di “Vergine del Pilàr”. Essa è venerata come la protettrice della Spagna, anzi, come madre della Ispanità (così la chiamò ripetutamente Giovanni Paolo II nelle due visite compiute a Saragozza), riferimento sicuro per tutte le genti di lingua e cultura spagnola. Ma il culto ha rapidamente valicato le frontiere di quella terra. E agli occhi della fede non sembra casuale che la festa principale del Pilàr, il 12 Ottobre, coincida con il giorno in cui Cristoforo Colombo approdò nelle Americhe.

All’interno del Santuario si trova la cappella della Vergine, ove si venera la colonna, alta due metri e di 18 centimetri di diametro, rivestita di argento e normalmente ricoperta da ricchissimi manti, sulla quale apparve Maria. La colonna è sormontata da una statua della Vergine col Bambino in legno di cedro dorato alta 38 centimetri; il capo della Madonna, incoronato, è circondato sullo sfondo da un’aureola in forma di grande raggiera d’oro tempestata di gemme e brillanti.

         Proprio la solidità e la continuità del culto, la testimonianza delle grazie ricevute, le rivelazioni avute da alcuni mistici, quali la venerabile Maria d’Agreda e Anna Caterina Emmerick, la memoria di accadimenti miracolosi danno consistenza al racconto di questa apparizione. Un miracolo davvero straordinario è quello di cui fu beneficiato il diciassettenne Miguel Juan Pelicier, di Calanda, piccolo paese dell’Aragona, nel 1640. Caduto da cavallo e finito sotto la ruota del carro aveva subito l’amputazione di una gamba poco sopra la rotula. Prima dell’operazione si era recato al Santuario del Pilàr ad implorare la Vergine e dopo l’intervento vi era tornato a ringraziarla per avergli conservato la vita. Non potendo lavorare domandava l’elemosina all’ingresso della basilica e, con fede, non mancava di ungere il moncherino con l’olio delle lampade accese nella cappella della Madonna. Ottenuta una gamba di legno, tornò a Calanda. La sera del 29 Marzo, dopo aver invocato come sempre la Vergine del Pilàr, si addormentò. Al mattino, al posto della gamba di legno, si ritrovò la sua gamba di carne, amputata già da due anni, con le stesse cicatrici che vi erano prima dell’infortunio. La Chiesa istituì una rigorosa commissione composta da giurati canonici e professori dell’università di Saragozza, la cui conclusione attestò la veridicità dell’evento; fra l’altro, fatto che lasciò sbalorditi, non si trovò più la gamba che era stata amputata e sepolta nel cimitero dell’ospedale. Questo stupefacente miracolo, che veniva davvero a confermare col dito di Dio la tradizione del Pilàr, diede l’impulso alla costruzione dell’attuale grandiosa basilica. Vittorio Messori lo ha analizzato in modo estremamente rigoroso e documentato nel libro “Il miracolo”.

         Ma torniamo all’apparizione della Madonna a S. Giacomo. Il legame di Maria con gli apostoli è attestato nel libro degli Atti: gli apostoli “erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1,14). Maria, inoltre, viveva nella casa di Giovanni, il fratello di Giacomo. Nessun dubbio, dunque, che Essa seguisse con particolare affetto e sollecitudine le vicende di questi figli prediletti. È consolante pensare che questa sua protezione non è diversa per quanti, sacerdoti in primo luogo ma anche fedeli laici, si adoperano a diffondere il vangelo di Gesù.

         Nella colonna, il segno scelto da Maria in questa apparizione, si può facilmente vedere un simbolo della solidità della fede e del culto rivolto alla Madre di Dio. Quanto alla domanda di fare del luogo della sua manifestazione un centro stabile di preghiera con la costruzione di una cappella o di una chiesa, si tratta di una richiesta che incontreremo altre volte (ben nota quella di cui si fece ambasciatrice Bernadette presso il parroco di Lourdes). La Madre si preoccupa sempre, prima di tutto, di riunire i suoi figli nella casa del Padre. Essa non chiede nulla per sé; sa bene quanto ci sia indispensabile il nutrimento della Parola e del Pane eucaristico e vuole trovarci attorno a questa duplice mensa. Qui Essa promette la sua intercessione. Ed è una dolce promessa, poiché sappiamo che la potenza di Dio non rifiuta nulla alla preghiera della Madre.