Carissimi Parrocchiani …

di don Carlo Govoni

 

Sono state più di 2.700 le persone che, a vario titolo, hanno partecipato al 4° Convegno ecclesiale nazionale, conclusosi a Verona. Quasi la metà erano semplici laici.


Sul tema del 4° Convegno Ecclesiale “Testimoni di Gesù risorto” Benedetto XVI ha sottolineato: «Questa definizione dei cristiani deriva direttamente dal brano del Vangelo di Luca, ma anche dagli Atti degli Apostoli (cfr At 1,8.22).

Testimoni di Gesù risorto. Quel “di” va capito bene! Vuol dire che il testimone è “di” Gesù risorto, cioè appartiene a Lui, e proprio in quanto tale può rendergli valida testimonianza, può parlare di Lui, farLo conoscere, condurre a Lui, trasmettere la sua presenza. È esattamente il contrario di quello che avviene per l’altra espressione: “speranza del mondo”. Qui la preposizione “del” non indica affatto appartenenza, perché Cristo non è del mondo, come pure i cristiani non devono essere del mondo. La speranza, che è Cristo, è nel mondo, è per il mondo, … perché Cristo è Dio, è “il Santo”… . Cristo è speranza per il mondo perché è risorto, ed è risorto perché è Dio. Anche i cristiani possono portare al mondo la speranza, perché sono di Cristo e di Dio nella misura in cui muoiono con Lui al peccato e risorgono con Lui alla vita nuova dell’amore, del perdono, del servizio, della non-violenza. Come dice sant’Agostino: “Hai creduto, sei stato battezzato: è morta la vita vecchia, è stata uccisa sulla croce, sepolta nel battesimo. È stata sepolta la vecchia, nella quale malamente sei vissuto: risorga la nuova” (Sermone Guelf. IX, in M. Pellegrino, Vox Patrum, 177). Solo se, come Cristo, non sono del mondo, i cristiani possono essere speranza nel mondo e per il mondo».

 

Nel suo discorso rivolto ai delegati convenuti a Verona per il 4° Convegno Ecclesiale nazionale Benedetto XVI ha detto: «I compiti e le responsabilità che questo Convegno ecclesiale pone in evidenza sono certamente grandi e molteplici. … non siamo soli nel portarne il peso: ci sosteniamo infatti gli uni gli altri e soprattutto il Signore stesso guida e sostiene la fragile barca della Chiesa. … decisivo è il nostro essere uniti a Lui, e quindi tra noi, lo stare con Lui per poter andare nel suo nome (cfr Mc 3,13-15). La nostra vera forza è dunque nutrirci della sua parola e del suo corpo, unirci alla sua offerta per noi, adorarlo presente nell’Eucaristia. – ha aggiunto il Santo Padre - Prima di ogni attività e di ogni nostro programma, infatti, deve esserci l’adorazione, che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire. Nell’unione a Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria . attraverso di Lei, impariamo a conoscere e ad amare il mistero della Chiesa che vive nella storia,… diventiamo a nostra volta “anime ecclesiali”, impariamo a resistere a quella “secolarizzazione interna” che insidia la Chiesa nel nostro tempo, in conseguenza dei processi di secolarizzazione che hanno profondamente segnato la civiltà europea».

Nell’omelia, il Santo Padre ha ancora ribadito la necessità di una testimonianza autentica e, all’assemblea dei delegati che aveva partecipato ai lavori del Convegno ha detto:

«In questi giorni avete riflettuto perciò sulla vita affettiva e sulla famiglia, sul lavoro e sulla festa, sull’educazione e la cultura, sulle condizioni di povertà e di malattia, sui doveri e le  responsabilità della vita sociale e politica.

Per parte mia vorrei sottolineare come, attraverso questa multiforme testimonianza, debba emergere soprattutto quel grande “sì” che, in Gesù Cristo, Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; … Il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. I discepoli di Cristo riconoscono e accolgono volentieri gli autentici valori della cultura del nostro tempo, come la conoscenza scientifica e lo sviluppo tecnologico, i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, la democrazia. Non ignorano e non sottovalutano però quella pericolosa fragilità della natura umana che è una minaccia per il cammino dell’uomo in ogni contesto storico; in particolare, non trascurano le tensioni interiori e le contraddizioni della nostra epoca. Perciò l’opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un’apertura che consente di nascere a quella “creatura nuova” (2Cor 5,17; Gal 6,15) che è il frutto dello Spirito Santo.»

 

Come si può notare, la Chiesa ribadisce dei concetti sempre nuovi e sempre antichi: perché il Vangelo deve vestire tutte le cose e non le cose devono ricoprire il Vangelo. Leggendo più avanti la storia dei Convegni ecclesiali, si potrà vedere come la Chiesa – diversamente dagli uomini che la compongono  è sempre stata fedele al messaggio di Cristo. La Chiesa-Sposa infatti non tradisce mai il suo Sposo. La Chiesa Corpo di Cristo, dipende sempre dal Suo Capo, la Chiesa Madre, non può che tentare di ricondurre tutti a Lui.