BENTORNATI, CARI FILOBUS!
di Alberto Cevenini
Rieccoli qua, i magici filobus: silenziosi mostri d'acciaio dalle antenne che sfiorano il cielo...
Lunedì 14 Ottobre, dopo 23 anni di assenza, i filobus hanno finalmente ripreso a correre sulle linee circolari 32 e 33 che percorrono i viali di circonvallazione bolognesi. È davvero apprezzabile che la nostra "ATC" abbia deciso di rispolverare dal dimenticatoio questi mezzi di trasporto pubblico (reintrodotti già allinizio degli anni '90 anche sulla linea 13). Infatti, essi sono dotati di un motore elettrico alimentato attraverso due bracci (trolley) da dei fili aerei disposti lungo tutto il percorso: pertanto sono decisamente silenziosi e non emettono quelle famigerate polveri inquinanti con le quali gli altri veicoli impestano l'aria delle città, impedendoci di respirare.
Il ritorno di questi simpatici mezzi sui viali mi ha fatto assai piacere e, nel lieto giorno dell'inaugurazione, non ho resistito alla tentazione di fare un giretto sulla circolare nel tratto compreso tra la Stazione Centrale e Porta Saragozza. Ho provato una certa emozione perché è stato un po come salire su una macchina del tempo e fare un balzo nel passato di oltre 20 anni. Mentre ero a bordo del 33, di colpo mi sono rivisto bambino e mi sono tornati in mente tanti ricordi legati ai filobus, mezzi che mi hanno sempre affascinato forse perché, con quelle loro lunghe antenne attaccate ai fili elettrici, mi sono sempre sembrati simili alle macchinine degli autoscontri nei luna park.
Quand'ero un fanciullo abitavo al "Ghisello", all'incrocio tra le Vie Della Barca e Andrea Costa. A quei tempi - finivano gli anni '70 - in quel punto passavano due filovie: il 42, proveniente da Casalecchio, e il 43, che partiva dal Villaggio IACP del Quartiere Barca da tutti popolarmente chiamato "il treno". Proprio in quellincrocio, che io potevo osservare dalle finestre di casa mia, le linee elettriche del 42 e quelle del 43 si incontravano per proseguire poi assieme lungo Via Andrea Costa fino in centro: ciò dava luogo ad una fitta ragnatela di fili e di scambi. Mi piaceva guardare i filobus mentre attraversavano questi scambi poiché, nell'istante del passaggio, dalle loro antenne si sprigionavano tante scintille (tipo gli accendigas per i fornelli delle nostre cucine).
Ora che ci penso...mi sovviene che alcuni di questi scambi non erano nemmeno a funzionamento automatico: se, ad esempio, il filobus proveniente da Via della Barca doveva dirigersi verso Casalecchio, il conducente si fermava poco prima del ponte sul Navile di fronte all'ingresso di Villa Serena, scendeva e quindi introduceva una chiavetta in un apposito interruttore che comandava lo scambio; solo dopo egli poteva proseguire la marcia.
Un'altra cosa che rammento dei vecchi filobus "verdoni" di una volta è che spesso "strollavano'' (come dicono in gergo gli autisti dell'ATC) cioè le aste perdevano il contatto con la linea di alimentazione e il veicolo si bloccava di colpo in mezzo alla strada: allora i viaggiatori brontolavano per la perdita di tempo, ma chi imprecava di più era il povero guidatore che doveva mettersi degli appositi guanti, scendere, e ricollocare manualmente i trolley nella giusta posizione.
I filobus che mi piacevano di più erano (e tuttora sono) quelli "doppi", ossia snodati e lunghi 18 metri: da piccolo ammiravo molto la perizia con cui gli autisti del 42, giungendo dalla stretta Via De Marchi, riuscivano | a svoltare con questi mezzi imponenti verso la non meno angusta Via Sant'Isaia; nel far ciò essi invadevano completamente la strada facendo dei "peli" incredibili alle colonne dei portici. In certi pomeriggi costringevo addirittura mia nonna ad accompagnarmi sul 42, pur senza un motivo, per il solo gusto di farci un giro: chissà quante volte, giunti al capolinea, il conducente del mezzo ci avrà presi per matti vedendo che, anziché scendere come tutti, noi restavamo a bordo per tornare subito indietro. Ancor oggi mia nonna non sa capacitarsi del perché la obbligassi a fare simili viaggi e, ricordando quei tempi, a volte mi dice:
"Ma va la, caraggna d'un cinno csa t'um fêv fèr !".
Purtroppo, gli impianti elettrici del vecchio 42 in Via Porrettana sono caduti in disuso da molto anni: ma io non perdo la speranza di un futuro ripristino dell'esercizio filoviario pure a Casalecchio...
Sempre a proposito di questo argomento vorrei ricordare un personaggio che mi è rimasto caro: si tratta di Gianni Rodari. Scomparso prematuramente nel 1980, egli è stato un geniale e prolifico scrittore per l'infanzia: di lui, ingiustamente, si parla poco e il Comune di Casalecchio di Reno ha fatto bene ad intitolargli un ampio parco nei pressi del centro cittadino. Ebbene, proprio di Gianni Rodari mi è rimasto impresso un breve e poetico racconto avente per protagonista un filobus dell'ATAC di Roma che un bel mattino, nell'ora di punta, decide di ribellarsi al guidatore uscendo dal suo percorso obbligato determinato dai fili. Malgrado le proteste dei passeggeri, esso li porta in uno splendido e verdeggiante parco fuori città.
Usciti dal veicolo, i passeggeri finiscono col gradire l'insolito dirottamento e si godono la natura che li circonda, dimenticando i tanti impegni e lo stress quotidiano. Quando il filobus decide dimprovviso di ripartire le persone risalgono e, allorché il mezzo ritorna sul suo solito percorso, esse guardano l'orologio scoprendo che questo salutare fuori programma è durato magicamente soltanto un minuto.
Questi sono solo alcuni dei ricordi riaffiorati nella mia mente il 14 Ottobre, mentre viaggiavo sulle rinate filovie della circonvallazione. Non mi resta che formulare a questo nuovo servizio un sincero augurio di lunga vita e prosperità. Bentornati, cari filobus!