LA VOCE DEL VESCOVO

di Maria Carla Papi

PRIMA DI TUTTO IL SILENZIO

"Non capiti ... di lasciare che la mente, il cuore, la coscienza, si ingombrino di mille pensieri senza sapienza, di mille desideri senza nobiltà e senza rettitudine, di mille preoccupazioni effimere e vane. In tal caso c'è il rischio che colui che viene e picchia alla nostra porta, non trovi più spazio nella nostra intelligenza, nei nostri affetti, nella nostra vita. (Omelia della notte di Natale 1999)

Chi, in questo periodo di Quaresima, ha concesso al silenzio di predominare di più sui pensieri, sul protagonismo delle parole e sulla fretta, se anche non avesse avuto altro tempo che la domenica per la Parola di Dio, si sarà accorto che le letture domenicali puntavano alla conversione - sull'esempio di Cristo - mediante una via sempre nuova anche se poco percorsa e commentata perché ritenuta, a torto, scontata: la via dell'amore.

Proprio nella prima domenica di Quaresima, nella prima lettura si ha la rievocazione del grande battesimo dell'umanità uscita come creatura nuova dalle acque del diluvio, rappresentata dagli otto scampati nell'arca e nella seconda la conferma fatta da Pietro di questa allegoria che deve ricordare a tutti i battezzati in Cristo che "Egli è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti" per ricondurci a Dio che, nel Figlio ha incarnato la promessa dell'Alleanza.

Come sempre, il Vangelo indica la via per arrivare a questa salvezza: la conversione.

"In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo"." (Mc 1,12-15)

Il Vangelo di Marco è particolarmente scarno riguardo all'episodio delle tentazioni, ma c'è un motivo. Marco non perde tempo a far la cronaca dei quaranta giorni, ma riduce tutto in poche righe per arrivare subito all'inizio della missione di Cristo, che, con l'invito alla conversione, sembra dare il tema centrale sul quale sarà innervata tutta la sua futura predicazione. Ma c'è nascosto un altro messaggio in queste poche righe di Marco e per intuirlo bisogna andare agli ultimi tempi della missione di Cristo, quando davanti ai discepoli fa il primo annuncio della sua prossima passione. Pietro, che si sentiva già il 'primo ministro del Regno di Dio' lo prende per un braccio e lo rimprovera, ma Gesù neanche lo guarda e lo tratta malissimo: Va' via da me, Satana ... (Cfr Biffi in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo e Mc 8,33).

Cos'è successo, allora? È successo che la vera tentazione di Gesù perpetrata da Satana, fin dal tempo del deserto, non furono né la fame, né la sete, né le ricchezze e i poteri. La vera tentazione stava nel convincere Gesù a non compiere il suo dono d'amore per noi. Il messaggio quindi che dobbiamo cogliere è che se saremo tentati di amare di meno o di non amare affatto, non potremo convertirci. E non si può prescindere da questo. Non si può pensare di stare attenti alle tentazioni mondane se anzitutto non si evita la tentazione di amare meno Dio e quindi il prossimo, a cominciare da noi stessi. Come Gesù, quindi, nel silenzio, e solo nel solenzio, si riesce ad intrecciare quel dialogo d'amore che ci può trasformare.

Dice Biffi:

"La maniera più semplice per vivere questi quaranta giorni è di modellarli sull'esempio di Gesù ed impreziosirli nell'unità più stretta con lui: unità di mente, di cuore, di tutto il nostro essere. ... È indicativo e illuminante che, per ben prepararsi a questa sua missione tra gli uomini, egli si preoccupa prima di tutto di isolarsi da loro e dalla loro verbosità; e si ritira nella solitudine, dove anima le sue lunghe giornate col dialogo appassionato col Padre, colmandole dell'ineffabile comunione con lui. c'è stato certo anche il digiuno, ma più ancora, a sostanziare questa prima ed esemplare 'Quaresima' dell'Alleanza nuova, c'è stato il silenzio, l'esperienza sempre più consapevole ed intensa del suo amore filiale. Per tutto quello spazio, scandito da quaranta tramonti e quaranta aurore, il Messia, l'ambasciatore del Sovrano dell'universo, il plenipotenziario del Creatore è stato in continua e prolungata udienza con colui che lo aveva mandato.

Prima di tutto il silenzio." (Ceneri 2003)

Nella seconda domenica, quasi a compendiare il percorso propostoci dalla prima, le letture ci hanno presentato una Pasqua anticipata: Ecco allora la storia di Abramo e di suo figlio Isacco (prefigurazione del sacrificio di Cristo), una storia d'amore per Dio e di fiducia in lui. Se Abramo, che pur non aveva conosciuto come noi l'amore di Cristo, è stato capace di tanto, a noi non resta che imitarlo nella fede, accogliendo l'invito di Paolo a riflettere sul pegno d'amore datoci da Dio il quale ci ama infinitamente e ci ha donato ogni cosa in Gesù. La vera conversione ci condurrà alla vera Pasqua, al passaggio dalle cose del mondo a quelle di Dio, e ci immergerà nella luce della Gloria del Tabor, che però non svanirà più.

Il Cardinale Biffi, sottolinea così questa necessità d'amore:

"... questo ravvicinamento dell'uomo a Dio non può essere un fatto puramente esteriore e meccanico: come la decadenza è stata originariamente ed essenzialmente uno sviamento della volontà e una mancanza d'amore, così la riparazione non può non includere una libera conformazione della volontà umana a quella divina; non può non essere un ricominciare ad amare."...

"Il Verbo incarnato che, circondato dai dolori necessariamente implicati dalle colpe umane, non li respinge, ma liberamente li accetta, è principio di riparazione, proprio perché la sua sofferenza esprime e prova il suo amore senza riserve per la giustizia di Dio. E appunto con questa accettazione, egli liberamente decide di continuare a essere capo sano di un organismo malato. Deliberatamente risolvendo di non interrompere quella intimità con gli uomini che dopo il peccato è diventata intimità di dolore, si fa principio di risanamento per tutti, e risorgendo a nuova vita diventa fonte perenne di vita per tutti.

Abbiamo così l'esatta misura della sconfitta di Satana. Il peccato, che ha deturpato tutto il genere umano, non ha potuto contagiare la sua ultima e vera radice, che non è Adamo ma Cristo. Il Figlio di Dio, accettando di non estraniare la sua innocenza dalla nostra stirpe di peccatori, si rimodella un Corpo a lui conforme, che è appunto l'umanità redenta, cioè la Chiesa.

Si capisce allora perché tutti gli uomini siano costretti a soffrire, perché partecipi del corpo deformato dalla colpa. Ma anch'essi a un certo punto scelgono: o si ribellano, facendo del loro dolore una mera e sterile punizione del peccato; o si conformano all'ordine della giustizia divina, esprimendo nella sofferenza tutta la profondità del loro amore per Dio e diventando, in unione e conformità a Cristo, essi pure principio di redenzione. Davvero sul Golgota, nei tre crocifissi e nelle tre diverse situazioni delle loro volontà si riassume e raffigura tutta la tragedia umana." (Biffi - Alla destra del Padre)

Poiché però, secondo il nostro Vescovo "uno dei problemi più seri di Gesù è che la maggior parte degli uomini sembra non abbiano alcuna voglia di essere salvati." (Biffi 'Ripartire dalla Verità' - pag. 63) si potrebbe pensare che davanti all'accoglienza poco calorosa di alcuni, che diventa persino ribellione a Dio, questo dono d'amore divenga per costoro inutile, ma non è così. Spiega infatti il Cardinale:

"È dunque un identico misterioso atto d'amore che fissa in Dio la condizione eterna di tutti gli uomini in modo infallibilmente efficace. Se esso può dispiegare tutte le sue conseguenze senza trovare ostacolo nel libero rifiuto della volontà creata, ne scaturiscono la "gloria" e la felicità dell'uomo, il quale troverà perciò proprio nella predestinazione la causa totale del suo muoversi verso la comunione col Padre, dal primo passo fino alla beatitudine conclusiva ed eterna. Se invece l'atto d'amore si imbatte nella ribellione umana, non ne viene vanificato, bensì prosegue nel rispetto di questa oscura ed enigmatica ostinazione. L'uomo resta orientato a Cristo e ontologicamente vincolato a lui, anche se si colloca inspiegabilmente in posizione di antitesi volontaria nei confronti del Figlio di Dio: stato che è completamente assurdo, quanto è assurda la colpa.

Nell'uno e nell'altro caso, niente arresta l'impulso di carità che dal seno del Padre investe tutti gli uomini per renderli "conformi all'immagine del suo Figlio"." (Alla destra del Padre)

Il mattino di Pasqua ci trovi immersi nel silenzioso giardino di Dio e la nostra anima sia vuota del peccato come il sepolcro è vuoto della morte. E quel silenzio ci accompagni in un sereno cammino continuo verso la santità, perché - come dice Sant'Ambrogio - "I santi del Signore, consapevoli che la parola dell'uomo è l'inizio dell'errore umano, amano il silenzio" (Biffi - Ceneri 2003).