Dalla Cattedra di Pietro
DOPO
LENCICLICA
A cura
di Maria Carla Papi
Tutto ha avuto
inizio durante la sera di un giovedì di circa 2000 anni fa,
quando un certo Gesù di Nazaret diede un significato nuovo alla
cena della festa più importante del mondo ebraico:
A questo popolo
Dio ha dato le sue leggi perché luomo potesse vivere con
la dignità che gli è propria
ma prima di tutto questo Dio
ha liberato il popolo ebraico dalla schiavitù alla quale era
costretto in Egitto. È proprio qui che inizia la storia
nazionale di questo popolo, con la liberazione dalla
schiavitù dEgitto.
Il momento della
libertà ritrovata è sicuramente un momento importante e da
ricordare, così anche il popolo ebraico ricorda annualmente la
festa della propria liberazione: è la festa di Pasqua, che
significa infatti passaggio. Passaggio dalla
schiavitù alla libertà.
È Dio stesso a
dare le indicazioni al suo popolo su come celebrare questa festa,
come è scritto nel libro dellEsodo.
Nella sera di
quel giovedì di circa 2000 anni fa, proprio durante la cena che
ogni famiglia ebraica consuma in ricordo della liberazione dalla
schiavitù, nasce la nostra Messa.
In quella tavola
di due millenni fa era presente anche del pane azzimo (non
lievitato) e del vino. Il pane era azzimo perché la partenza del
popolo ebraico dallEgitto era avvenuta in tutta fretta e
non cera stato tempo di farlo lievitare. Il ricordo di questo
importante avvenimento era curato nei minimi dettagli, anche nel
non fare lievitare il pane, come ai tempi della liberazione.
Gesù allora
diede alla cena pasquale ebraica un più profondo significato e
la sua vera realizzazione. Compì la prima consacrazione su quel
pane e su quel vino facendoli diventare veramente il suo corpo ed
il suo sangue
e la cena della Pasqua divenne il ricordo
della liberazione dalla schiavitù del peccato. Una liberazione
ben più importante di quella dalla schiavitù dEgitto e
che ora non riguarda più solo il popolo di Israele, ma ogni uomo
che esiste sulla terra e si compie con la morte in croce di Gesù,
di cui
Le parole che
Gesù ha usato quella sera per consacrare il pane e il vino sono
le stesse che tuttora
Capitolo III -
1. La materia
della Santissima Eucaristia
[48.] Il pane
utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico
deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di
recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione.[123]
Ne consegue, dunque, che quello preparato con altra materia,
anche se cereale, o quello a cui sia stata mescolata materia
diversa dal frumento, in quantità tale da non potersi dire,
secondo la comune estimazione, pane di frumento, non costituisce
materia valida per la celebrazione del sacrificio e del
sacramento eucaristico.[124] È un grave abuso introdurre nella
confezione del pane dellEucaristia altre sostanze, come
frutta, zucchero o miele. Va da sé che le ostie devono essere
confezionate da persone che non soltanto si distinguano per
onestà, ma siano anche esperte nel prepararle e fornite di
strumenti adeguati.[125]
[49.] In ragione
del segno espresso, conviene che qualche parte del pane
eucaristico ottenuto dalla frazione sia distribuito almeno a
qualche fedele al momento della Comunione. «Le ostie piccole non
sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi,
o altre ragioni pastorali lo esigano»;[126] si usino, anzi,
di solito particole per lo più piccole, che non richiedano
ulteriore frazione.
[50.] Il vino
utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico
deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non
alterato, né commisto a sostanze estranee.[127] Nella stessa
celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica
quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino
destinato allEucaristia sia conservato in perfetto stato e
non diventi aceto.[128] È assolutamente vietato usare del vino,
sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio:
|
Durante la
celebrazione eucaristica, in particolare durante la preghiera
eucaristica, non vi è un «io», ma un «noi», questo perché,
anche durante la sola preghiera del sacerdote, mentre il popolo
è in silenzio, in realtà egli parla a nome di tutti. Dice il
Catechismo della Chiesa Cattolica:
1348 Tutti si
riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l'assemblea
eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista
principale dell'Eucaristia. È il Sommo Sacerdote della Nuova
Alleanza. È lui stesso che presiede in modo invisibile ogni
celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo rappresenta, il
Vescovo o il presbitero (agendo in persona Christi Capitis
nella persona di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la
parola dopo le letture, riceve le offerte e proclama la preghiera
eucaristica. Tutti hanno la loro parte attiva nella celebrazione,
ciascuno a suo modo: i lettori, coloro che presentano le offerte,
coloro che distribuiscono
Le quattro preghiere eucaristiche del Messale
Romano.
La
prima preghiera eucaristica o canone romano
Il
canone romano ha un prefazio variabile. È una preghiera
antica dallo stile ampio e maestoso, insiste più volte sull'unità
dell'assemblea («noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia»;
nel IX secolo si aggiunsero nel primo «Ricordati» le parole
«per loro ti offriamo, e» alle parole originali che dicevano
«essi ti offrono per se stessi e per tutti i loro cari questo
sacrificio di lode ... »). Sottolinea molto fortemente l'aspetto
sacrificale dell'Eucaristia.
Sono
due gli elementi caratteristici del canone romano: le due epiclesi,
consacratori e di comunione, rispettivamente prima e dopo il
racconto dellistituzione; i due blocchi di intercessioni (con
le due liste di santi), rispettivamente dopo il Santo-Benedetto
e dopo lepiclesi di comunione. La presenza delle due epiclesi
e la particolare posizione del primo blocco delle intercessioni
permettono di accostare il canone romano alle anafore del rito
alessandrino (da Alessandria di Egitto), la cui formazione risale
alla stessa epoca della formazione del canone romano.
Il
formulario del canone romano, pur essendo fisso, ammette delle
varianti. Ciò avviene regolarmente per il prefazio. Speciali
varianti in altre parti del canone sono previste nel Messale
Romano per determinate .circostanze (ricordo dei battezzati,
degli sposi, ecc.).
La
seconda preghiera eucaristica
La
preghiera eucaristica seconda è una rielaborazione della anafora
di sant'Ippolito Romano (235), facente parte della «Tradizione
apostolica » composta presumibilmente da Ippolito Romano verso l'anno
215. È la più antica anafora di cui si trova testimonianza in
Occidente. La preghiera eucaristica Il ha un prefazio proprio,
che però può essere sostituito da altri prefazi, Pur nella sua
semplicità ed estrema brevità, la preghiera eucaristica Il è
ricca di contenuto teologico. Un posto centrale vi è occupato da
Cristo e dalla sua opera di mediazione.
La
terza preghiera eucaristica
Tra
le nuove preghiere eucaristiche della liturgia romana la
preghiera eucaristica terza è quella «in cui meglio si sono
incontrati la tradizione romana e il riscoperto ideale di una
preghiera eucaristica» È una composizione nuova, che si ispira
al ricco patrimonio delle antiche preghiere eucaristiche, in
particolare a quello dell'Occidente: «... è di media lunghezza,
di struttura chiara, con passaggi di naturale immediatezza da una
parte all'altra. La sua struttura e il suo stile, del tutto
conforme a quello romano, la rendono utilizzabile con qualsiasi
prefazio romano tradizionale e nuovo».
La
quarta preghiera eucaristica
Anche
la preghiera eucaristica quarta è una composizione nuova. Essa si
ispira in particolare alle anafore orientali di tradizione antiochena.
È caratterizzata dalla presenza di un prefazio proprio,
che non può mai essere sostituito da altri prefazi. In questa
preghiera eucaristica, infatti, esiste uno stretto legame tra il
prefazio e il «dopo il Santo». Ambedue gli elementi, ai quali
serve da buona cerniera il «Santo-Benedetto», costituiscono un'unica
costruzione letteraria che ha come oggetto la storia della
salvezza. Ne segue che questa preghiera eucaristica non può
essere detta quando
La
preghiera eucaristica quarta si distingue dalle altre preghiere
eucaristiche per la ricchezza biblico-teologica del linguaggio.
Alcune sue espressioni hanno un sapore strettamente giovanneo.
Essa inoltre evidenzia alcuni valori umani e cristiani
fondamentali, messi in risalto dal Concilio Vaticano II, per
esempio, lamore di Dio per gli uomini, la visione positiva
del mondo, la dimensione cosmico-antropologica della religione.
La
quinta preghiera eucaristica
Si
chiama così la preghiera eucaristica approvata prima, nel 1974,
per
Questa
nuova preghiera eucaristica svolge il tema biblico della
via: la via su cui lumanità ha
come compagno di cammino il Signore.
Vi
sono poi altre preghiere eucaristiche per occasioni diverse come
quella della riconciliazione, o per le Messe con la
partecipazione dei fanciulli.
A proposito di
ciò, nei commenti sulla Redemptionisi Sacramentum i
Vescovi avvertono:
2.
[51.] Si usino
soltanto le Preghiere eucaristiche che si trovano nel Messale
Romano o legittimamente approvate dalla Sede Apostolica secondo i
modi e i termini da essa definiti. «Non si può tollerare che
alcuni Sacerdoti si arroghino il diritto di comporre preghiere
eucaristiche» [129] o modificare il testo di quelle
approvate dalla Chiesa,né adottarne altre composte da privati.[130]
[52.] La recita della Preghiera
eucaristica, che per sua stessa natura è come il culmine
dellintera celebrazione, è propria del Sacerdote, in forza
della sua ordinazione. È, pertanto, un abuso far sì che alcune
parti della Preghiera eucaristica siano recitate da un Diacono,
da un ministro laico oppure da uno solo o da tutti i fedeli
insieme.
[53.] (Come già
detto in precedenza, durante
[54.] Il popolo,
tuttavia, prende parte sempre attivamente e mai in modo meramente
passivo:al Sacerdote«si associ con fede e in silenzio, ed anche
con gli interventi stabiliti nel corso della Preghiera
eucaristica, quali sono le risposte nel dialogo del Prefazio, il
Santo, lacclamazione dopo la consacrazione e lAmen
dopo la dossologia finale, ed altre acclamazioni approvate dalla
Conferenza dei Vescovi e confermate dalla Santa Sede».[133]
[55.] In alcuni luoghi è invalso
labuso per cui il Sacerdote spezza lostia al momento
della consacrazione durante la celebrazione della santa Messa.
Tale abuso si compie, però, contro la tradizione della Chiesa e
va riprovato e molto urgentemente corretto.
[56.] Non si ometta nella Preghiera
eucaristica il ricordo del nome del Sommo Pontefice e del Vescovo
diocesano, per conservare unantichissima tradizione e
manifestare la comunione ecclesiale. Infatti, «lo stesso
radunarsi insieme della comunità eucaristica è anche comunione
con il proprio Vescovo e con il Romano Pontefice».[134]