NON SOLO SHOAH

di Francesca Citassi

Il raccapricciante coinvolgimento di IBM, Bayer e altri nel mettere ordine per l’Olocausto e portarlo a termine è considerato un episodio lontano nel tempo e nello spazio ma, soprattutto, impossibile da ripetersi. Impossibile?

Il 18 maggio 2003 è iniziato il processo contro le multinazionali che, tra il 1960 e il 1994, hanno aggirato l’embargo posto dalle Nazioni Unite nei confronti del Sudafrica dell’apartheid. Nel processo sono rappresentate dagli avvocati Hausfeld e Fagan le 32.700 vittime del passato regime di Pretoria. Hanno trascinato in giudizio 24 multinazionali che "non sono state solo strumentali all’abuso, ma vi erano intimamente connesse: senza la loro partecipazione l’apartheid non avrebbe avuto la stessa forma". Secondo l’accusa il regime segregazionista è durato così a lungo proprio grazie al sostegno delle multinazionali che hanno fornito petrolio, armi, automobili, soldi e computer. La denuncia potrebbe provocare una richiesta di risarcimenti per miliardi di dollari alle banche svizzere Crédit Suiss e Ubs, l’americana City Group, la tedesca Deutsche Bank, i giganti petroliferi Exxon, Mobil, Fina, British Petroleum, Shell, ma anche la Ford, la General Motors e…l’IBM! Nelle 170 pagine dell’atto d’accusa agli omicidi, violenze, torture e abusi si mescolano le Mercedes dei ministri, i computer e i soldi prestati dalle banche occidentali.

Nel 1992 il Dipartimento del lavoro americano denunciò l’imprenditore Willie Tan che produceva capi di vestiario per Levi Strauss, Gap, Christian Dior ed altri. Tan aveva alle sue dipendenze 1500 ragazze fatte venire dalla Cina con un contratto a termine di tre anni. Dopo lo sbarco le privava del passaporto perché non potessero fuggire, le alloggiava in baracche di legno recintate dove le faceva lavorare per 11 ore al giorno per 7 giorni la settimana sotto la minaccia delle armi. Le pagava 1 dollaro e 63, il salario minimo legale era 2 e 25.

Nelle fabbriche indonesiane dove si producevano scarpe Nike l’aria era satura di esalazioni tossiche emanate da vernici e mastice, la temperatura quasi sempre sui 40 gradi: dopo circa 10 minuti si avvertiva un forte mal di testa e gli occhi cominciavano a lacrimare. Una delle 6700 operaie di questa fabbrica avrebbe dovuto lavorare 7 settimane per comprarsi un paio delle scarpe che produceva. Le operaie, tutte intorno ai 16 anni, erano alloggiate in baracche senza bagno per le quali dovevano pagare un congruo affitto. Adidas, invece, utilizzava i carcerati cinesi dei gulag per cucire i palloni da calcio. Così anche Reebok che utilizzava bambini perché, con le manine piccole, il manufatto era migliore.

Nel 1976 fu pubblicamente reso noto che Nestlè induceva le madri ad utilizzare il latte in polvere invece di allattare. Nei paesi in via di sviluppo questo significò una strage degli innocenti.

La dilagante Mc Donald’s serve cibo dannoso alla salute (l’olio di frittura viene cambiato in media una volta a settimana), i lavoratori dei suoi mattatoi portano enormi cicatrici sul corpo, i dipendenti che servono i pasti sono sottopagati, il tipo di patata richiesta sta facendo sparire tutte le altre varianti in agricoltura riducendo sul lastrico, per il crollo dei prezzi, i contadini che non si adeguano.

La Shell, per sfruttare al meglio le risorse petrolifere della Nigeria, è stata pesantemente coinvolta in una serie di soprusi e violenze da molti ravvicinate al genocidio nei confronti del popolo Ogoni.

La Chiquita (soprannominata "el pulpo"), che non fa solo banane, ebbe un ruolo attivo nel colpo di stato che nel 1954 rovesciò Jacobo Guzman, presidente del Guatemala, che stava varando una riforma agraria in favore dei contadini più poveri.

La maggior parte dei diamanti in commercio nel mondo arrivano dalla Sierra Leone passando per la Liberia: le sanguinose guerre civili che da anni si trascinano in questi paesi hanno molto a che vedere con il commercio miliardario di queste belle pietre.

Gli abitanti di Bophal, India, hanno pagato con 15.000 e passa morti l’inquinamento ambientale dell’ americana Union Carbide che nel 1986 decise di smobilitare senza bonificare il sito perché doveva "occuparsi degli azionisti". In seguito altre 20.000 persone sono morte e l’azienda a tutt’oggi rifiuta di rivelare la composizione dei gas tossici (richiesta per scopi terapeutici, al fine di curare le migliaia di ammalati).

In India e Pakistan sono milioni i bambini tenuti in schiavitù nelle fonderie, fornaci, fabbriche di vetro, fiammiferi e tappeti. Per produrre tappeti i bambini cominciano a lavorare la mattina presto e finiscono a notte fonda, con un paio di brevi interruzioni. Lavorano seduti gomito a gomito su una panca e vengono picchiati se sbagliano. Dormono per terra e il padrone li chiude a chiave per evitare che scappino, hanno poco da mangiare, soffrono di disturbi respiratori e hanno vistose cicatrici sulle mani. Spesso si tagliano coi coltelli che usano per i fili dei tappeti, il padrone riempie la ferita di zolfo e le dà fuoco, così smette di sanguinare e possono ricominciare subito a lavorare senza sporcare il tappeto di sangue. Che tanto, è insanguinato lo stesso, come i diamanti, le scarpe, i vestiti e la frutta tropicale. L’uomo dà nomi diversi a crimini vecchi, è incapace di voltarsi indietro e riconoscere gli errori già commessi, così, tristemente, non fa che ripetersi. Quel che è fatto sulla pelle degli altri, violando i Diritti Umani di altri esseri umani non dovrebbe essere né commercializzato, né consumato, né ignorato. Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza informazione. Sapere rende liberi di scegliere, e di scegliere di liberare gli altri.