LA PARROCCHIA
NEL MONDO CHE CAMBIA
di Massimo Craboledda
Il mese scorso, contemplando la Chiesa come mistero di comunione, abbiamo riconosciuto nellunione delle tre Persone divine lorigine e il modello del vincolo che lega in un solo corpo con Cristo quanti sono stati battezzati nella Sua morte e risurrezione. Analogamente non si comprende la missionarietà della Chiesa se non riconducendola al dinamismo della SS. Trinità: il Padre ha inviato nel mondo il Figlio, il Padre e il Figlio mandano alla Chiesa lo Spirito Santo.
"Come il Padre ha mandato me, anchio mando voi" (Gv 20,21);
"Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15): la Chiesa, dunque, non è missionaria per volontà propria, né per ambizione di terrene conquiste o spirito di potere. Essa, nel predicare il regno di Dio, risponde ad un preciso comando del suo Signore, un comando che si inserisce nello stesso disegno provvidenziale dellIncarnazione perché, infine, ogni cosa sia "ricapitolata" in Cristo. E Dio che scende per primo verso il Suo popolo: sgorgata dal mistero trinitario, la Chiesa ne riflette le caratteristiche di comunione e missione.
Per questo essa è missionaria fino dal suo sorgere ed ogni comunità che vive in lei non può ignorare tale orizzonte. Gesù, quando ancora percorreva le strade di Palestina, mandò innanzi a sé, a due a due, settantadue discepoli in ogni città e villaggio dove stava per recarsi (cfr Lc 10,1 e ss), facendo loro fare una preziosa esperienza di missione. Dopo la Sua risurrezione, poi, quando ancora gli Undici stentavano a credere a quellevento inaudito, mentre li rimproverava per la loro incredulità e durezza di cuore (cfr Mc 16,14), li inviava in tutto il mondo a predicare il Vangelo. Sbaglierebbe, dunque, chi pensasse di dover essere perfetto prima di andare ad annunciare la Parola di Dio, come sbaglierebbe una comunità che pensasse di dovere risolvere tutti i suoi problemi interni prima di essere missionaria.
"È intrinseco alla nostra condizione di cristiani scriveva il Card. Biffi nella nota pastorale "Guai a me"- il desiderio che Gesù di Nazareth sia riconosciuto da tutti come il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, il Signore che è risorto ed è il principio di risurrezione (n° 16) è insopportabile il pensiero che lungo la loro esistenza terrena [gli uomini] non si incontrino mai apertamente col loro Salvatore se [Cristo] non è raggiunto in un atto di fede pienamente sbocciato, in una tensione certa e illuminata, in unesperienza trasformante damore, i giorni delluomo trascorrono senza il sole vero, le cose non sono percepibili nella loro bellezza significante, lumano pellegrinaggio si svolge nella malinconia propria di chi non si ricorda più quale sia la sua meta né perché si sia posto in cammino" (n°24).
Di missione, di nuova missionarietà hanno di recente parlato a lungo i Vescovi per ribadire come essa consista, sostanzialmente, nel mettersi al servizio della gioia e della speranza di ogni uomo: testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore Gesù perché più facilmente esse sgorghino anche nei cuori lontani, confusi, esacerbati o induriti.
Ci vengono suggeriti, su un piano generale, alcuni atteggiamenti e attenzioni. Anzitutto, per portare Gesù Cristo e non noi stessi, è necessario lasciarsi conformare a Lui dallazione dello Spirito fino ad assumere il Suo stesso sentire (cfr. Fil 2,5).È, in altri termini, necessario un incontro personale, vero e profondo con Lui; la storia della fede, la vita dei Santi ci dicono che chi lo ha veramente incontrato non ha potuto non testimoniarlo.
Ci viene, poi, raccomandato di "metterci in ascolto della cultura del nostro mondo, per discernere i semi del Verbo già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della Chiesa" (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n°34).
È importante valorizzare le acquisizioni della nostra civiltà con spirito critico, senza nascondere le molte contraddizioni che ne minacciano lulteriore cammino; partecipare al dibattito sui grandi temi ricercando larmonia di fede e cultura; mantenere viva lattenzione e la comprensione verso tutto ciò che è autenticamente umano.
E questo senza mai rinunciare "alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo per acquiescenza alle attese più immediate di unepoca e di una cultura Vi è una novità irriducibile nel messaggio cristiano: pur additando un cammino di piena umanizzazione, esso non si limita a proporre un mero umanesimo. Gesù Cristo è venuto a renderci partecipi della vita divina, di quella che felicemente è stata chiamata "lumanità di Dio"" (doc. cit. n°35).
Nella seconda parte del documento Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia sono presentate le valorizzazioni e le scelte ritenute più significative per la pastorale parrocchiale: ripartire dal primo annuncio, la cura per liniziazione cristiana, lEucaristia domenicale, la formazione degli adulti e la cura per la famiglia, il richiamo ad essere segno della fecondità del Vangelo nel territorio, linvito ad una "pastorale integrata".
Queste linee generali, che andranno approfondite e calate nelle diverse realtà, disegnano una prospettiva che preserva la parrocchia, da un lato, dal chiudersi in se stessa, dallaltro dallessere un semplice "centro di servizi" per lamministrazione dei sacramenti.
Il cammino missionario della parrocchia richiede un impegno, meglio, un entusiasmo nuovo da parte di tutti coloro che se ne sentono parte. Esso è affidato alla responsabilità di tutta la comunità: "singolarmente e insieme, ciascuno è il responsabile del Vangelo e della sua comunicazione, secondo il dono che Dio gli ha dato e il servizio che la Chiesa gli ha affidato" (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n°12). Già questo è un salto di qualità decisivo: il passaggio da una pur lodevole e attiva collaborazione ad un vero senso di corresponsabilità, "da figure che danno una mano a presenze che pensano insieme e camminano dentro un comune progetto pastorale" (ibidem). Sono tanti i servizi, i ministeri possibili nella vigna del Signore; a volte occorre un po di fantasia e Lui è un "padrone" che paga sempre molto bene.
"Cosa deve fare la comunità
cristiana? Deve svegliarsi, deve rendersi conto che difendere la verità delle cose come ci è rivelata da Dio è il più elementare e il più necessario atto di carità verso l'uomo e deve avere il coraggio di contestare apertamente le opinioni anticristiane. In particolare, non deve cadere nel tranello diabolico - perché è caratteristico del diavolo di ammantarsi di bene, di vestirsi da angelo di luce - di rinunciare alla lotta per dedicarsi soltanto a fare per così dire attività di ambulanza, fare la Croce Rossa verso le vittime delle varie insipienze sociali dei nostri tempi. Quindi bisogna preoccuparsi dei figli disorientati, bisogna curare i drogati, curare le devianze giovanili, tutte queste sono cose belle e giuste. Ma non è solo questo il compito della comunità cristiana."
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