DAL VANGELO DI LUCA ...

a cura di Paola Bugo

 

Il Buon Samaritano

 

Sabato 11 novembre è incominciato il secondo ciclo di incontri del Gruppo Famiglie guidati dal Padre domenicano P. Guido Bendinelli.

Quest’anno gli incontri si svolgeranno il sabato sera: una proposta “alternativa” che ha avuto, nel primo test, un buon riscontro in termini di partecipazione.

Tema di quest’anno saranno le Parabole del Vangelo di Luca.

 

Queste parabole sono molto note e forse la parabola che ha aperto il ciclo di incontri, “Il buon Samaritano”, è una fra le più conosciute.

Riprendiamo il racconto: lo spunto è dato da una domanda di un dottore della legge, che chiede a Gesù (che chiama Maestro) che cosa debba fare per ereditare la vita eterna.

Gesù risponde interrogando il dottore su cosa preveda la Legge e quest’ultimo (ovviamente ben preparato dato il suo “titolo”!) bene risponde:

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”

La risposta riceve l’approvazione di Gesù.

Ma il dottore della legge pone a questo punto la prima domanda che dà l’avvio al racconto della parabola: “E chi è il mio prossimo?”

Segue il racconto: l’uomo che scende da Gerusalemme a Gerico, i briganti, i due incontri “mancati” (il sacerdote ed il levita), il Samaritano e le sue cure, l’arrivo all’albergo e la promessa del ritorno.

Ed ecco la seconda domanda, quella di Gesù:

 

“Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”

Le due domande, l’una posta dal dottore della legge e l’altra da Gesù richiamano lo stesso tema centrale, il prossimo, ma dimostrano un rovesciamento di prospettiva enorme. Come sempre, Gesù ci “stupisce”.

Assistiamo al passaggio da un’idea di prossimo intesa come oggetto cui termina l’azione del soggetto (nel caso della prima domanda, il soggetto sono “io”), al fatto che io debba divenire prossimo nei confronti di quanti mi stanno accanto!

Si sposta il baricentro del ragionamento, che non gravita più su di me che (beninteso, benvenga!) opero verso il malcapitato (il prossimo), ma su di me che devo diventare prossimo di “colui che è incappato nei briganti” (metafora che si presta ad infinite declinazioni interpretative, adatte ad ogni tempo e ad ogni età)!

Cosa cambia questo nella praticità della mia vita? Le bende che (forse) mettevo prima, sono quelle che metterò anche in questa nuova ottica, ma l’azione non parte più da me soggetto che, per buoni sentimenti (sempre ottimi ad aversi, ben inteso!) agisco, ma da me che sono necessitato ad agire in quanto prossimo del malcapitato.

Radice di questo ragionamento l’avevano già “scoperta” i primi Padri della Chiesa, che avevano visto, oltre al (ripeto sempre ottimo!) noto livello esortativo, un secondo livello, di stampo Cristologico, che lascia intravedere il mistero di Cristo e la realtà di Dio.

Il passare accanto, il vedere, l’averne compassione, il farsi vicino, il fasciare le ferite, il caricare il malcapitato sul giumento, il portarlo presso l’albergo, il prendersi cura di lui, l’estrarre i due denari, ecc. … sono i sentimenti di Dio, il prendersi cura dell’uomo che fa Dio (che fece in Cristo e che fa nell’immediatezza di ogni istante).

Siamo quindi necessitati ad agire in quanto necessitati ad aderire ai sentimenti di Dio.

Siamo stati creati a Sua immagine.

 

Concludiamo con un testo di Origene (Om Luc. 34,3), che ci introduce splendidamente in questa lettura Cristologia:

 

«Secondo l’antico commento di un presbitero che voleva spiegare questa parabola, l’uomo che discendeva rappresenta Adamo, Gerusalemme il Paradiso, Gerico il mondo, i briganti le potenze nemiche, il sacerdote la legge, il levita i profeti e il samaritano il Cristo. Le ferite riportate sono la disobbedienze, la cavalcatura il corpo del Signore, il Pandochium, - cioè l’albergo aperto a tutti quelli che vogliono entrare – raffigura infine la Chiesa. Inoltre i due denari rappresentano il Padre e il Figlio, l’albergatore il capo della Chiesa incaricato di reggerla e, finalmente, la promessa fatta dal samaritano di ritornare, raffigura il secondo avvento del Signore».

La lettura affascina, va ripensata con calma perché ci fornisce le radici del nostro agire: non solo buoni sentimenti (quante volte il “sentimentalismo” dimostra la sua fragilità!) ma un perché profondo, il “più profondo dei Perché”.

Siamo necessitati ad agire così.

 

L’appuntamento è per Sabato 2 Dicembre 2006 ore 21 in Parrocchia; commenteremo la parabola del Convito (Lc 14, 15-24). Arrivederci!!!!!!!