La comunione sotto le due specie

 

MANGIATENE TUTTI,

BEVETENE TUTTI …

a cura di Maria Carla Papi

 

 Con l’approvazione del nuovo Ordinamento generale del Messale Romano è data facoltà al vescovo diocesano di allargare ulteriormente i casi in cui permettere la Comunione sotto le due specie (cfr 283). Già dalla scorsa primavera il Card. Carlo Caffarra ha disposto la concessione a ogni parroco e ogni rettore di dare la comunione sotto le due specie del Pane e del Vino nelle celebrazioni eucaristiche di ogni domenica e nelle solennità.

La comunione sotto le due specie, pur non essendo una novità assoluta in quanto era concessa in occasioni particolari, come ritiri o piccoli raduni, nell’anno del Congresso Eucaristico assume un valore catechetico in quanto ci aiuterà – come scrive Caffarra – “a sottolineare di più l’importanza della celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore, la fede nella reale presenza del Signore Gesù nelle specie consacrate, il valore della Comunione durante la Messa..

Questa concessione tuttavia – oltre a lasciare libere le persone di scegliere se ricevere solo il Pane o la comunione per intinzionenecessita di un minimo di preparazione.

Alcune regole verranno date nel corso delle Messe in cui è possibile ricevere la comunione sotto le due specie, ma pensiamo sia buona cosa fare un breve riassunto delle tracce catechetiche date dall’Ufficio Liturgico Diocesano.

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Nell' offrire la possibilità della Comunione sotto le due specie come fatto abituale, si ripristina un'antica pratica, ma si tenga conto di alcune indicazioni al fine di assicurare che il ricevere la Comunione sia fatto con rispetto, devozione e non sia un gesto banale e sciatto.

 

*        Si accede al banchetto eucaristico processionalmente e cantando: ciò significa che siamo un popolo in cammino, come gli Ebrei nell'esodo, insieme andiamo verso 'il Signore, pieni di gioia e gratitudine per il dono che Dio ci fa, il Corpo e il Sangue di Cristo.

*        Arrivati davanti al ministro si rimane in piedi: ciò esprime la nostra dignità di figli ammessi al banchetto eucaristico; la fede nel Risorto, presente nel Sacramento dell'Altare che si sta per ricevere e la disponibilità a partire, secondo l'ordine che varie volte il Signore dà apparendo ai discepoli dopo la sua risurrezione.

*        Il fedele riceve la Comunione scegliendo il modo: o sotto le due specie per intinzione o solo con il pane consacrato sulla mano o in bocca. In entrambi i modi la Comunione è sempre ricevuta, mai presa. Non è una sottolineatura semplicemente di vocabolario. I sacramenti noi non li prendiamo, ma li riceviamo nella Chiesa, dalla Chiesa, per la Chiesa; così anche l'Eucaristia. La Comunione è dono gratuito che il Padre attraverso la Chiesa offre a me, persona unica e irripetibile; è Cristo che mi dà il suo Corpo e il suo Sangue. Il ministro è il segno visibile di Cristo e della mediazione della Chiesa. Prendere il pane e il vino consacrato direttamente dall'altare, oltre che andare contro le norme della Chiesa, trascura il gesto compiuto da Gesù che diede il pane spezzato e il calice con il vino ai suoi Apostoli durante l'Ultima Cena; cancella tutta la valenza simbolica dell'Eucaristia come dono ricevuto; rischia di banalizzare la Comunione, trasformandola in un servirsi da .

Al ministro che offre il Corpo e Sangue di Cristo si risponde "Amen" e si compie una riverenza col capo per indicare l'assenso della propria fede e la venerazione per il "mirabile sacramento".

*        Quindi si ritorna al posto mantenendo il raccoglimento e personalizzando nella preghiera quel dialogo con il Signore che pervade tutta la celebrazione eucaristica. Se l'assemblea canta, la partecipazione al canto aiuta a mantenere il raccoglimento ed è già preghiera (S. Agostino ricorda che cantare bene significa pregare due volte). Si lasci dopo il canto di Comunione un tempo di silenzio per la preghiera e il colloquio con il Signore Gesù.

1 - continua