LA PARROCCHIA

NEL MONDO CHE CAMBIA

 

di Massimo Craboledda

 

Dicono i maestri dello spirito che si entra in chiesa discepoli, se ne dovrebbe uscire missionari. Perché ciò sia possibile, è necessario che si verifichi un incontro personale, profondo col Signore, una contemplazione del Suo mistero che illumini il cammino secondo una Sapienza più grande del cuore dell’uomo. Il vertice di questo incontro è, certamente, la mensa eucaristica; essa è, tuttavia, sempre e inscindibilmente preceduta da un’altra mensa, un altro incontro ugualmente essenziale: quello con la Parola del Signore.

 

Viviamo in un mondo frastornato dalle parole, fiumi di parole. Chi ha poco o nulla da dire parla ancora di più; è stata coniata perfino un’espressione, naturalmente in inglese, il “talk show”, lo spettacolo fatto di chiacchiere. Non è certo in discussione il valore della comunicazione, ma questa, quella seria, non ha bisogno di tanto vaniloquio. Si è perso il gusto del silenzio; c’è, anzi, paura del silenzio, timore, forse, di essere lasciati, anche per poco, soli con se stessi. Tutto ciò soffoca la Parola per eccellenza, quella che, Spirito e Vita, richiede silenzio e raccoglimento: il Seminatore non si stanca di gettare ovunque, con abbondanza il suo seme, ma l’asfalto con cui falsi maestri vorrebbero pavimentare le vie dei nostri cuori, i sassi e i rovi della vita si alleano per soffocarne la crescita.

C’è, invece, oggi grande bisogno e sete, forse inconsapevole e inespressa, di una Parola di luce che confuti la sterile cultura del dubbio, di una Parola di amore che incrini la gabbia dell’egoismo, di una Parola di speranza che dia orizzonti oltre le angustie dell’esistenza.

 

La parrocchia è il luogo privilegiato per l’incontro con la Parola del Signore. “Per l’evangelizzazione è essenziale la comunicazione della fede da credente a credente, da persona a persona. Ricordare a ogni cristiano questo compito e prepararlo ad esso è oggi un dovere primario della parrocchia, in particolare educando all’ascolto della Parola di Dio, con l’assidua lettura della Bibbia nella fede della Chiesa” (da Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n°6). Queste parole dei nostri Vescovi sono, dunque, primariamente rivolte a chi, avendo già ricevuta l’iniziazione cristiana, è invitato a vivere il proprio dovere di testimonianza e missione. Si tratta di acquisire una forte identità di credenti, così da non temere il confronto con posizioni o culture diverse. Il decentramento della vita odierna che ci obbliga a frequentare tanti ambienti comporta, intrinsecamente, il rischio di atteggiamenti camaleontici: è più facile e sicuro mimetizzarsi che mantenere un’identità precisa. L’assidua frequentazione della Sacra Scrittura costituisce, allora, un validissimo centro unificatore. Già S. Paolo lo raccomandava ai cristiani di Colossi: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente” (Col 3,16); lo stesso ideale ha indotto il nostro Parroco a riprendere incontri regolari di lettura e approfondimento del Vangelo per tutta la comunità.

 

Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della costituzione Dei Verbum, l’importantissimo documento conciliare che ha segnato una svolta col suo invitare tutti i fedeli ad accostarsi con slancio alla Parola di Dio, ricordando, con S. Girolamo, che “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Lo stesso testo (n°21) sottolinea come “la Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo”, riconoscendo in esse la presenza viva del Signore. Questa consapevolezza dev’essere recuperata: nelle Sacre Scritture Dio rivela anzitutto se stesso perché noi possiamo entrare in rapporto con una Persona che conosciamo profondamente. Dice Gesù (Gv 15,14-15): “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”. Si resta commossi di fronte alla grandezza di questa rivelazione: Dio vuole farsi conoscere! Ed il Suo scopo non è certo stupirci con effetti speciali, ma unicamente renderci partecipi della Sua divina natura (2Pt 1,4), elevare la nostra vita alla Sua. È, dunque, una vera comunione quella che si realizza tramite l’ascolto orante della Sua Parola. S. Giovanni Crisostomo ammoniva che la stessa attenzione che poniamo perché non cada alcun frammento del pane consacrato dovremmo averla per non lasciar cadere nessuna delle parole che Dio ci dice. Non, quindi, solo ascolto ma adorazione di quella Parola che Dio pronuncia per ciascuno di noi, ricca di forza creatrice e trasformante.

Nel rivelare se stesso, Dio rivela anche noi a noi stessi. Non è semplicemente un libro che viene letto, non è il ricordo di testi più o meno noti: quella Parola si realizza ogni volta in una forma nuova e concreta per coloro che accettano di essere interlocutori di Dio, è un evento sempre nuovo che li coinvolge in modo diretto. E’ impossibile esaurire la ricchezza della Parola: per ogni circostanza, per ogni momento della giornata o della vita essa ha in serbo un dono nuovo, una luce in più.

 

Ma la Sacra Scrittura, come sottolineano i Vescovi, dev’essere letta e compresa “nella fede della Chiesa”. “Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione” (2Pt 1,20): solo la Chiesa, facendo appello al depositum fidei nel quale confluisce l’insegnamento degli Apostoli e la sua millenaria tradizione, dagli antichi Padri ai documenti del Magistero, all’esperienza dei Santi, possiede le chiavi della giusta interpretazione.

Ecco, dunque, un aspetto concreto del volto missionario della parrocchia: la diffusione della Parola di Dio con ogni mezzo, dalla predicazione dei Pastori agli incontri biblici, dalla stampa ai moderni strumenti di comunicazione, ai tanto auspicati gruppi di ascolto, a qualsiasi forma un’illuminata fantasia possa suggerire. E con l’impegno di tutti a farsi centro di irradiazione della speranza e della gioia dell’incontro con quella Parola viva.