DAL
VANGELO DI LUCA ...
a
cura di Paola Bugo
Sabato 2
dicembre si è svolto nei locali della Parrocchia il secondo incontro
di lettura del Vangelo di Luca insieme al padre domenicano P.
Guido Bendinelli: il testo proposto era quello della Parabola del
convito (Lc 14, 15-24).
Il racconto è
noto: un uomo diede una grande cena ed invitò molti, ma
linvito non fu accolto; per questo motivo, luomo
inviò i suoi servi affinché facessero entrare alla festa poveri,
storpi, ciechi e zoppi, i soli che avrebbero assaggiato la sua
cena.
Il racconto di
Luca presenta analogie e differenze con un altro racconto
quello di Matteo ove si parla sempre di un invito ad un
banchetto (cf Mt 22), ma mentre nel angelo di Matteo si
parla addirittura del banchetto organizzato per le nozze del
figlio del re, in quello di Luca si parla solo di un
uomo. Inoltre, in entrambi i casi abbiamo un rifiuto da
parte degli invitati, ma mentre in Luca queste persone prendono
le distanze in modo educato e formale, in Matteo gli invitati
rifiutano in modo violento, oltraggiando ed uccidendo i servi
latori dellinvito. Quindi linvito, in entrambi i
racconti, viene rivolto a quelli che prima erano esclusi (poveri,
ciechi e zoppi).
Nucleo del
racconto è il mettersi a mensa, a cenare (in
questa sezione del Vangelo di Luca ci sono tanti banchetti),
immagine che per la nostra fede realizza un mistero grande e
profondo: mangiare il pane del Regno di Dio, condividere
Questo banchetto
non si impone allattenzione come qualcosa di interessante,
tanto è vero che i primi invitati rifiutano: ponendo a confronto
linvito e le proposte di vita che essi stessi si sono
costruiti, non emerge la supremazia dellinvito fatto dal
signore tramite i suoi servi. Gli ambiti alternativi sono quello
economico e quello affettivo e la proposta delluomo della
parabola si pone in termini non necessitanti.
È evidente, a
noi che leggiamo, che luomo che fa il suo invito è Dio, il
quale si propone a noi nelle sembianze di un uomo (immagine
ancor più sentita in questo periodo a ridosso del S. Natale).
Iddio si è fatto uomo, si è presentato come uomo ed ha donato
un pane ed imbandito un banchetto che - a confronto con le
proposte alternative - sembra essere un universo limitato e
perdente. Dio si presenta in forma umile e nascosta.
Gli invitati
della parabola di Luca non sono incattiviti come
quelli della parabola di Matteo: sono più educati, snobbano
prendendo le distanze. Le scelte di vita indicano le priorità
della loro esistenza. Quello che colpisce maggiormente è che i
primi destinatari dellannuncio non hanno accettato e così
linvito viene rivolto a poveri e ciechi. Non è un caso per
Luca: così aveva sottolineato linizio della vita pubblica
di Gesù, nella sinagoga di Nazareth, quando Gesù leggendo dal
rotolo del profeta Isaia, parla di un annuncio per i poveri, i
prigionieri ed i ciechi (Lc 4, 17-19). Lo stesso aveva
evidenziato per i discepoli di Giovanni (Lc 7, 20-23).
Restiamo sul tema
degli invitati al banchetto: sembra che il banchetto sia stato
creato per poveri e storpi, ma allora cosa ne sarà di coloro che
non sono tali? Come entrare?
Questi poveri che
entrano al banchetto non hanno la verità di un rapporto con Dio,
non hanno nei confronti di Dio pretese o diritti da vantare, ma
di fronte ad un Dio che si fa uomo, che muore per loro, non si
scandalizzano e non puntano il dito, ma si lasciano convincere.
Questi poveri non hanno centri di interesse da far valere:
rappresentano quel mondo di poveri evangelicamente intesi che
mostrano apertura nei confronti della Parola.
Risultano
perdenti i primi chiamati, e noi ci sentiamo parte di questo
gruppo; ci consola però la pretesa del padrone a riempire la
casa (compelle intrare spingili ad
entrare cfr Lc 14,23): Dio vuole convincerci col suo amore
e la sua benevolenza ad entrare.
Il banchetto
esprime i tempi finali, ma anche e soprattutto lEucaristia.
Il finale della
parabola è più preoccupante: i primi - coloro che hanno snobbato
linvito con sovrana indifferenza - non assaggeranno il cibo.
Sembra una frase che non dà speranza e ci rattrista perché,
come si diceva, ci sentiamo parte di questo gruppo che, alla fine,
è il vero escluso; in realtà il racconto nasce da un punto di
partenza che è di per sé speranza: cè un invito, un
banchetto al quale sono chiamato personalmente. E se quel
posto non sarà occupato da me, sarà occupato da un altro che
non avrà doti particolari (e questo è figurato dal fatto che
chi accetta, nel racconto, è povero o cieco, quindi poco dotato
agli occhi del mondo) ma avrà solo (!) la capacità
di accogliere linvito.
Questa parabola
ci deve quindi togliere dalla preoccupazione di non essere degni
di entrare nella casa dove si svolge la grande cena: se chiama
ciechi, zoppi, ecc, come potrà non esserci un posto anche per
noi, se glielo chiediamo?
Lappuntamento
è per Sabato 13 Gennaio 2007 ore