VIVIAMO IL CONGRESSO

EUCARISTICO

DIOCESANO


A cura di Massimo Craboledda

            

*        PROCLAMAZIONE DEL VANGELO

Già da alcune domeniche, in Parrocchia, durante la Messa festiva delle 11, si è dato particolare rilievo al momento della proclamazione del Vangelo. Il libro che raccoglie i testi evangelici è stato solennemente portato dal celebrante all’ambone, accompagnato dalla luce dei candelieri, preceduto dall’incenso e salutato dal canto dell’alleluia. All’ambone è stato, quindi, incensato. Con questo rito si intende onorare Gesù presente nella sua Parola, tramite la quale Egli trasmette a tutti la sua forza vivificante e trasformante. Essa infatti comunica la pace e da essa si sprigiona una nuova e reale effusione di Spirito Santo, come già accadde nel cenacolo, dopo la risurrezione, per gli apostoli, su cui per la prima volta Gesù alitò il suo Santo Spirito (Gv 20,22).

La voce di Gesù che sentiamo in quella proclamazione è una voce che non solo parla a tutti i presenti, ma la cui forza divina si trasmette anche ai più lontani, comunicandosi tuttavia in modo particolare a ognuno dei membri dell’assemblea e risuonando nel cuore di ognuno con accenti esclusivi e personali” (dal Quaderno n°3 del Congresso Eucaristico Diocesano, ed. Dehoniane). Secondo un’antica tradizione l’ingresso dell’Evangeliario rappresenta l’ingresso del Figlio di Dio nel tempio santo.

La proclamazione del Vangelo costituisce il culmine della Liturgia della Parola. Essa è ben distinta da quella delle altre letture. Anzitutto è affidata esclusivamente a un diacono o, in sua assenza, al sacerdote, per sottolineare la sacralità del testo che viene annunciato. Il diacono si prepara chiedendo e ricevendo la benedizione, il sacerdote con una preghiera personale.

Il canto dell’Alleluja (parola ebraica che significa “lodate Dio”) che precede e, spesso, segue la lettura, vuole sottolineare il carattere pasquale dell’annuncio evangelico e richiamare l’esultanza e la gioia con cui dev’essere accolto. Il versetto nel cuore dell’alleluia anticipa il messaggio che la lettura darà.

Il Vangelo viene ascoltato in piedi, atteggiamento che indica la vigilanza e l’attenzione dovute all’ascolto ed è il simbolo della condizione dei risorti con Cristo. Le acclamazioni dei fedeli all’inizio e alla fine della lettura sottolineano la fede nella presenza del Cristo che parla.

All’annuncio del Vangelo i presenti tracciano tre segni di croce, sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Questi gesti significano che il messaggio sacro deve imprimersi nella mente ed esservi accolto con fede affinché ogni pensiero sia ispirato e permeato dalla Parola di Cristo; deve essere impresso sulle labbra perché la parola sia sempre pronta a trasmetterlo; deve essere impresso sul cuore, accolto e custodito come il tesoro che orienta ogni atto e dà sostanza alla vita, a somiglianza di Maria che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).

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