Dalla Cattedra di Pietro
A cura
di Maria Carla Papi
Pensiamo di fare
cosa gradita - per chi non avesse avuto modo di ascoltare
§
Il testo integrale della prima omelia.
«Nel mio
animo convivono in queste ore due sentimenti contrastanti. Da
una parte, un senso di inadeguatezza e di umano
turbamento per la responsabilità che ieri mi è stata affidata,
quale Successore dell'apostolo Pietro in questa Sede di Roma, nei
confronti della Chiesa universale. Dall'altra parte, sento viva
in me una profonda gratitudine a Dio, che, come ci fa cantare la
liturgia, non abbandona il suo gregge, ma lo conduce attraverso i
tempi, sotto la guida di coloro che Egli stesso ha eletto vicari
del suo Figlio e ha costituito pastori.
Carissimi,
questa intima riconoscenza per un dono della
divina misericordia prevale malgrado tutto nel mio cuore. E
considero questo fatto una grazia speciale ottenutami
dal mio venerato Predecessore, Giovanni Paolo II. Mi
sembra di sentire la sua mano forte che stringe la mia; mi sembra
di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole,
rivolte in questo momento particolarmente a me: 'Non avere paura!'.
La
morte del Santo Padre Giovanni Paolo II, e i
giorni che sono seguiti, sono stati per
Possiamo
dirlo: i funerali di Giovanni Paolo II sono stati
un'esperienza veramente straordinaria in cui si è in qualche
modo percepita la potenza di Dio che,
attraverso la sua Chiesa, vuole formare di tutti i popoli una
grande famiglia, mediante la forza unificante della Verità e
dell'Amore. Nell'ora della morte, conformato al suo
Maestro e Signore, Giovanni Paolo II ha coronato il suo
lungo e fecondo Pontificato, confermando nella fede il popolo
cristiano, radunandolo intorno a sè e facendo sentire
più unita l'intera famiglia umana.
Come
non sentirsi sostenuti da questa testimonianza?
Come non avvertire l'incoraggiamento che proviene da questo evento
di grazia?
Sorprendendo ogni mia previsione,
Mi
pare di udire le parole di Pietro: 'Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente', e la solenne affermazione del
Signore: 'Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia
Chiesa A te darò le chiavi del regno dei cieli'. Tu sei il
Cristo! Tu sei Pietro! Mi sembra di rivivere la stessa scena
evangelica; io, Successore di Pietro, ripeto con trepidazione le
parole trepidanti del pescatore di Galilea e riascolto con intima
emozione la rassicurante promessa del divino Maestro.
Se è
enorme il peso della responsabilità che si
riversa sulle mie povere spalle, è certamente smisurata la
potenza divina su cui posso contare: 'Tu sei Pietro e su questa
pietra edificherò la mia Chiesa'. Scegliendomi quale Vescovo di
Roma, il Signore mi ha voluto suo Vicario, mi ha voluto 'pietra'
su cui tutti possano poggiare con sicurezza. Chiedo a Lui di
supplire alla povertà delle mie forze, perché sia coraggioso e
fedele Pastore del suo gregge, sempre docile alle ispirazioni del
suo Spirito.
Mi
accingo a intraprendere questo peculiare ministero,
il ministero 'petrino' al servizio della Chiesa universale, con
umile abbandono nelle mani della Provvidenza di Dio. È in primo
luogo a Cristo che rinnovo la mia totale e fiduciosa adesione: 'In
Te, Domine, speravi; non confundar in aeternum.
A voi,
Signori Cardinali, con animo grato per la fiducia
dimostratami, chiedo di sostenermi con la preghiera e con la
costante, attiva e sapiente collaborazione. Chiedo anche a tutti
i Fratelli nell'Episcopato di essermi accanto con la preghiera e
col consiglio, perché possa essere veramente il Servus servorum
Dei. Come Pietro e gli altri Apostoli costituirono per volere del
Signore un unico Collegio apostolico, allo stesso modo il
Successore di Pietro e i Vescovi, successori degli Apostoli, - il
Concilio lo ha con forza ribadito - devono essere tra loro
strettamente uniti. Questa comunione collegiale, pur nella
diversità dei ruoli e delle funzioni del Romano Pontefice e dei
Vescovi, è a servizio della Chiesa e dell'unità nella fede,
dalla quale dipende in notevole misura l'efficacia dell'azione
evangelizzatrice nel mondo contemporaneo.
Su
questo sentiero, pertanto, sul quale hanno
avanzato i miei venerati Predecessori, intendo proseguire anch'io,
unicamente preoccupato di proclamare al mondo intero la presenza viva
di Cristo. Mi sta dinanzi, in particolare,
la testimonianza del Papa Giovanni Paolo II.
Egli lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più
giovane.
Una
Chiesa che, secondo il suo insegnamento ed esempio,
guarda con serenità al passato e non ha paura del
futuro. Col Grande Giubileo essa si è
introdotta nel nuovo millennio recando nelle
mani il Vangelo, applicato al mondo attuale
attraverso l'autorevole rilettura del Concilio Vaticano II.
Giustamente il Papa Giovanni Paolo II ha indicato il
Concilio quale 'bussola' con cui orientarsi nel vasto oceano del
terzo millennio. Anche nel suo Testamento spirituale
egli annotava: Sono convinto che ancora a lungo sarà dato
alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo
Concilio del XX secolo ci ha elargito.
Anch'io,
pertanto - ha proseguito Benedetto XVI,
sempre parlando in latino - nell'accingermi al servizio che è
proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la
decisa volontà di proseguire nell'impegno di attuazione del
Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei
Predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria
tradizione della Chiesa. Ricorrerà proprio quest' anno
il 40.mo anniversario della conclusione dell'Assise conciliare (8
dicembre 1965).
Col
passare degli anni, i Documenti conciliari non
hanno perso di attualità; i loro insegnamenti si rivelano anzi
particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della
Chiesa e della presente società globalizzata.
In
maniera quanto mai significativa, il mio
Pontificato inizia mentre
In questo
anno, pertanto, dovrà essere celebrata
con particolare rilievo
A tutti
chiedo di intensificare nei prossimi mesi lamore e la
devozione a Gesù Eucaristia e di esprimere in modo coraggioso e
chiaro la fede nella presenza reale del Signore, soprattutto
mediante la solennità e la correttezza delle
celebrazioni.
Lo chiedo in
modo speciale ai Sacerdoti, ai quali penso in questo momento con grande
affetto. Il
Sacerdozio ministeriale è nato nel Cenacolo, insieme con
lEucaristia, come tante volte ha sottolineato il mio
venerato Predecessore Giovanni Paolo II.
Lesistenza sacerdotale deve avere a speciale titolo
una «forma eucaristica», ha scritto nella sua
ultima Lettera per il Giovedì Santo (n. 1). A tale scopo
contribuisce innanzitutto la devota celebrazione quotidiana della
santa Messa, centro della vita e della missione di ogni Sacerdote.
5. Alimentati
e sostenuti dallEucaristia, i cattolici non possono non
sentirsi stimolati a tendere a quella piena unità che Cristo ha
ardentemente auspicato nel Cenacolo. Di questo supremo anelito
del Maestro divino il Successore di Pietro sa di doversi fare
carico in modo del tutto particolare. A lui infatti è stato
affidato il compito di confermare i fratelli (cfr Lc 22,32).
Con piena
consapevolezza, pertanto, allinizio del suo ministero nella
Chiesa di Roma che Pietro ha irrorato col suo sangue,
lattuale suo Successore si assume come impegno
primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla
ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci
di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente
dovere. Egli è cosciente che per questo non bastano
le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti
concreti che entrino negli animi e smuovano le
coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore
che è il presupposto di ogni progresso sulla via dellecumenismo.
Il dialogo
teologico è necessario, lapprofondimento delle motivazioni
storiche di scelte
avvenute nel
passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è
quella purificazione della memoria, tante
volte evocata da Giovanni Paolo II, che sola può
disporre gli animi ad accogliere la piena verità di Cristo. È
davanti a Lui, supremo Giudice di ogni essere vivente, che
ciascuno di noi deve porsi, nella consapevolezza di dovere un
giorno a Lui rendere conto di quanto ha fatto o non ha fatto nei
confronti del grande bene della piena e visibile unità di tutti
i suoi discepoli.
Lattuale
Successore di Pietro si lascia interpellare in prima persona da
questa domanda ed è disposto a fare quanto è in suo potere per
promuovere la fondamentale causa dellecumenismo.
Sulla scia
dei suoi Predecessori, egli è pienamente determinato
a coltivare ogni iniziativa che possa apparire opportuna per
promuovere i contatti e lintesa con i rappresentanti delle
diverse Chiese e Comunità ecclesiali. Ad essi, anzi,
invia anche in questa occasione il più cordiale saluto in Cristo,
unico Signore di tutti.
6. Torno con
la memoria, in questo momento, allindimenticabile
esperienza vissuta da noi tutti in occasione
della morte e dei funerali del compianto Giovanni Paolo II.
Attorno alle sue spoglie mortali, adagiate sulla nuda terra, si
sono raccolti i Capi delle Nazioni, persone dogni ceto
sociale, e specialmente giovani, in un
indimenticabile abbraccio di affetto e di ammirazione.
A lui ha guardato con fiducia il mondo intero.
È sembrato a molti che quella intensa partecipazione,
amplificata sino ai confini del pianeta dai mezzi di
comunicazione sociale, fosse come una corale richiesta
di aiuto rivolta al Papa da parte
dellodierna umanità che, turbata da incertezze
e timori, si interroga sul suo futuro.
Con questa
consapevolezza mi rivolgo a tutti, anche a coloro
che seguono altre religioni
o che semplicemente cercano una risposta alle domande
fondamentali dellesistenza e ancora non lhanno
trovata. A tutti mi rivolgo con semplicità ed affetto,
per assicurare che
Invoco da Dio
lunità e la pace per la famiglia umana e dichiaro la
disponibilità di tutti i cattolici a cooperare per un autentico
sviluppo sociale, rispettoso della dignità dogni essere
umano.
Non
risparmierò sforzi e dedizione per proseguire il promettente
dialogo avviato dai miei venerati Predecessori con le
diverse civiltà, perché dalla reciproca comprensione
scaturiscano le condizioni di un futuro migliore per tutti.
Penso in
particolare ai giovani. A loro, interlocutori
privilegiati del Papa Giovanni Paolo II, va il mio affettuoso
abbraccio nellattesa, se piacerà a Dio, di
incontrarli a Colonia in occasione della prossima Giornata
Mondiale della Gioventù. Con voi, cari
giovani, futuro e speranza della Chiesa e dellumanità,
continuerò a dialogare, ascoltando le vostre attese nellintento
di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità il Cristo
vivente, leternamente giovane.
7. Mane
nobiscum, Domine! Resta con noi Signore! Questinvocazione,
che forma il tema dominante della Lettera apostolica di
Giovanni Paolo II per lAnno dellEucaristia,
è la preghiera che sgorga spontanea dal mio cuore, mentre mi
accingo ad iniziare il ministero a cui Cristo mi ha chiamato.
Come Pietro, anchio rinnovo a Lui la mia incondizionata
promessa di fedeltà. Lui solo intendo servire dedicandomi
totalmente al servizio della sua Chiesa.
A sostegno di
questa promessa invoco la materna intercessione di
Maria Santissima, nelle cui mani pongo il presente e
il futuro della mia persona e della Chiesa. Intervengano con la
loro intercessione anche i Santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti
i Santi.
Con questi sentimenti imparto a voi,
venerati Fratelli Cardinali, a coloro che partecipano a questo
rito e a quanti sono in ascolto mediante la televisione e la
radio una speciale, affettuosa Benedizione.»