Carissimi Parrocchiani …

di don Carlo Govoni

Mi è stato chiesto di trattare un argomento che è fuori dalle tematiche sugli ‘idoli’ che stiamo percorrendo, ma conoscendo il male che fa in chi ne è colpito, ho deciso di parlarne.

"LA DEPRESSIONE"

Ho esitato ad accettarlo come argomento per il Bollettino, perché essendo una malattia molto oscura e ancora molto studiata dai medici non voglio assumere alcun atteggiamento di critica, perché – oltre a garantire il massimo rispetto e la massima attenzione a tutto ciò che viene affermato dalla scienza – conosco per esperienza i danni morali (e anche materiali) che questa malattia oscura può fare nelle persone.

Non è certo il caso di entrare avventatamente in certi campi nei quali non si ha competenza scientifica, per non fare la figura dello "stregone del paese" (anche se talvolta certe parole o segni usati vengono presi direttamente dalla Religione).

Ciò di cui parlerò sarà pertanto un risvolto che difficilmente viene toccato, lo spirito, che se è vero che per ogni malattia, specie grave, può subire dei tracolli se non c’è una buona formazione di base, è doppiamente vero quando si parla di questa malattia che più di ogni altra può turbare l’anima e indebolire la volontà.

Ogni uomo è composto di anima e di corpo e chi ha il dono della fede, può, con l'aiuto della Grazia divina, ottenere risultati insperati.

La Grazia, dono di Dio, può compiere anche dei miracoli e guarire all'istante un malato, ma non è necessario coinvolgere il Signore con interventi soprannaturali che sospendano le leggi della natura, perché l'esercizio della volontà che le anime debbono compiere per vivere la Volontà di Dio produce spesso effetti positivi anche per la soluzione di questo problema.

È facile riscontrare nei depressi una volontà debole quasi nulla e perciò, per aiutarli a riprendersi, è necessario ricostituire la capacità di volere operando momento per momento, cioè impegnando la loro determinazione verso piccoli e quasi impercettibili traguardi da conseguire, senza suscitare in loro motivi di tensioni.

Quando nella direzione spirituale si aiuta un' anima a diminuire i difetti o a toglierli, in genere si segue la tattica dei piccoli passi, delle piccole conquiste, in modo che la ripetizione di questi esercizi abituino la volontà a volere così che, al momento opportuno, potranno riuscire a compiere conquiste sempre più impegnative.

Poiché si tratta di una educazione vera e propria, ottenuta con molta gradualità e costanza, ritengo che possa fornire un contributo reale per attenuare o, col tempo. forse addirittura a vincere anche la depressione.

Sarà utile allora favorire lo sviluppo della vita spirituale per aiutare colui che è piombato nella depressione a riprendersi o, quando ancora si è a livello di piccoli segnali d’allarme, ad evitare di cadere nel baratro della malattia.

Un fattore importante per il superamento della depressione è la riduzione di tutte le tensioni.

È ovvio che più la riduzione è radicale, più è sicura la continuità della ripresa evitando così un eventuale ritorno a quella debolezza della volontà con cui il soggetto colpito era partito. Se, per esempio, permettiamo ad un acido di sprigionare tutta la sua azione corrosiva e demolitrice senza fare alcun che, questo continua ad agire finché non ha corroso l'ultima fibra del materiale sul quale si è posto.

Ciò vale anche per le malattie. E poiché parliamo di depressione, le vie di cura che si presentano sono due, ma difficilmente se ne tiene conto.

La prima, la più praticata ed efficace, è quella dei farmaci che gli specialisti prescrivono (ove occorre che vi sia molta attenzione e scrupolo e che, più ancora che il nome di un luminare del settore, sia garanzia la buona coscienza del medico che non deve mai dimenticare che sta lavorando su un essere umano).

La via del Signore

La seconda via – che illustrerò fra un po’ - è meno praticata, perché viviamo in un’epoca caratterizzata più dalla presenza dominante degli "idoli" materialistici del mondo che dalla pratica della spiritualità.

Tuttavia, oserei dire che abbinando questa seconda via alla prima, si potrebbero avere dei risultati straordinari, riducendo in taluni casi anche i tempi di cura.

"La crescita nell'amore di Dio e l'abbandono totale alla sua volontà"

Studiando la vita dei Santi, non mi è mai capitato di notare la presenza della depressione, né allo stadio iniziale e tanto meno in quello avanzato.

Il motivo è semplice, ogni persona che cerca Dio, dopo aver lottato nel periodo ascetico per vincere i propri difetti, ha come unica tensione rimasta in atto, forte ma mai debilitante, quella di mantenere in ogni momento della vita un amore perfetto verso Dio.

Ogni tensione verso Dio, per quanto totale, non può creare depressione perché è piena di gioia, è illuminata dalla speranza ed è fortificata dalla riconoscenza per quanto ha ricevuto da Lui, perciò non darà origine neanche alla più piccola negatività, ma anzi genererà fervore ed energie nuove per amare con maggior dedizione!

Riconosco che non è una via facile neppure per chi ha fede e diviene quasi impossibile per chi vive lontano da Dio o ha di Lui un concetto sfumato e ha vissuto senza mai chiedersi quanto fosse grande l’amore che aveva ricevuto da Dio.

Questa impossibilità, probabilmente, è anche frutto del laicismo scelto non tanto per legittime questioni democratiche o pluralistiche (come concedere libertà di culto a chi ha un'altra fede), ma per levarsi di dosso una dominante di fede cattolica, che per tanti è diventata un fardello e un forte impedimento all'esercizio della libertà personale!

Sganciarsi dalle leggi di Dio è come per lo scalatore sganciarsi dai compagni di cordata con tutti i rischi che questo comporta.

Tenere Dio a distanza, per timore che ‘interferisca’ troppo, vuol dire anche allontanarsi dal suo abbraccio d’Amore e scegliere la solitudine.

Non è la scelta migliore per vincere la depressione e tutte le tensioni che possono provocarla!

A tutti, in occasione della Quaresima, propongo di fermarsi a guardare quanta distanza abbiamo messo fra noi e Dio. Riflettiamo seriamente se non sia il caso di tornare umilmente indietro come il figliol prodigo. Dio padre sempre misericordioso ci attende ci verrà incontro fin dai primi passi e dirà: "facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato." (Lc 15,24)