di Annetta Ventura
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I Babilonesi
scrutavano il cielo, sicuri che sulla volta celeste si potessero leggere il
volere degli dei ed il destino dei mortali. Quando la
scrittura permise di accumulare una memoria comune e condivisibile, anche
l’astronomia entrò nella storia.
Seguirono altre
conquiste, in Grecia nacquero democrazia, filosofia e scienza antica.
i Greci, proprio perché liberi, filosofi e
scienziati, ricercarono l’ordine dell’universo.
Nel III secolo avanti Cristo, ad Atene,
Aristotele, osservando i fenomeni della natura, cercò di capirne i segreti, e
ragionando costruì delle teorie per spiegarli.
Nella scienza
antica, il ragionamento era la base di ogni
conoscenza, era più importante dell’esperienza diretta.
Nell’universo
di Aristotele, intorno alla Terra, immobile al centro,
ruotavano con un movimento uniforme e circolare
Sulla volta interna di una sfera stavano incastrate le
stelle, ferme e lontane, quello era il firmamento. La sfera che
racchiudeva tutte le altre generava il moto dell’intero universo.
Si dovrà attendere Galilei per capire che
tutto l’universo ubbidisce alle stesse leggi.
Per circa mille
e ottocento anni, le affermazioni della fisica aristotelica non furono mai messe in discussione,
non subirono nessuna verifica.
L’Ipse Dixit (egli
– Aristotele – disse) imperò fin oltre il Medio Evo.
Nell’isola
di Samo, dodici anni dopo la morte di
Aristotele, nacque Aristarco.
Intuì che
Ipparco, altro grande
astronomo greco, giunse alle stesse
conclusioni, ma il sommo
matematico
Archimede non considerò l’idea degna di attenzione e la teoria
eliocentrica1 sarà accantonata, e per diciotto secoli
dimenticata.
Nel secondo
secolo dopo Cristo, ad Alessandria d’Egitto, nacque il più grande
astronomo dell’antichità, il greco Claudio Tolomeo.
Tolomeo si rese
conto che i suoi studi contraddicevano le affermazioni di Aristotele
e cercò di inserire nel perfetto universo del filosofo greco il complesso
movimento dei pianeti, quelle strane ‘stelle erranti’
nel cielo senza un’apparente logica e regola.
Ogni pianeta – argomentò Tolomeo, riprendendo un’antica
teoria di Eudosso - percorre
una sua piccola orbita circolare2, nello stesso tempo, il
centro di questa piccola orbita, ruota attorno alla Terra, formando una grande
orbita sempre circolare 3.
La teoria ebbe
un grande successo soprattutto perché Tolomeo la
completò con una lunga serie di calcoli, molto complessi ma altrettanto sicuri,
che permisero ad astronomi e astrologhi di fare previsioni attendibili sulle
posizioni di pianeti e stelle.
Lo studio degli
astri, per molto tempo ancora, sarà un misto di scienza e magia.
La teoria tolemaica dominerà
assoluta per più di mille e quattrocento anni, fino a quando Nicolaus Kopernicki riprese e
approfondì l’antica teoria di Aristarco ed Ipparco, conosciuta frequentando l’università di
Bologna, dove astronomi e matematici
dubitavano della teoria geocentrica.
Per essere
più precisi, la teoria
tolemaica dominerà fino a quando Galileo Galilei,
scrutando il cielo, non troverà le prove
per sostenere quella di Copernico.
La teoria copernicana
conservava l’antica perfezione delle orbite circolari, del moto uniforme
dei pianeti e faceva
ancora ricorso alle
Galileo diede notizia nel Sidereus nuncius
di essere riuscito a dimostrare sperimentalmente la teoria di Copernico: infatti utilizzando il cannocchiale mostrò
l'esistenza dei satelliti di Giove e dimostrò che il sole era al centro
dell'universo, e non la terra; quindi dimostrò che la teoria Tolemaica era
falsa. |
sfere trasparenti per reggere pianeti e stelle.
Nessuno infatti aveva ancora parlato di orbite
ellittiche, di moto diverso secondo la posizione, di forza di gravità e di
gravitazione universale: Johannes Kepler,
Keplero, nascerà ventotto
anni dopo la morte di Copernico, e Newton quasi novant’anni dopo, nell’anno della morte di Galilei.
Copernico
capì che un cambiamento rivoluzionario come quello che lui proponeva non poteva
essere accolto facilmente e, per suo volere, la teoria sarà
pubblica nel 1543, poco dopo la sua morte.
Contro la teoria copernicana, venne subito avanzata un’obiezione alla
quale, per il momento, era impossibile dare una
risposta.
Se davvero
E che cosa dire dei frutti maturi che cadono dagli alberi?
Come mai – dicevano ancora gli
scettici – se
Questi fatti sembravano provare in modo inequivocabile che
Galileo Galilei nasceva a Pisa, ventun
anni dopo la morte di Copernico. Ancora giovane,
avrebbe iniziato ad elaborare e applicare il metodo sperimentale per la ricerca
scientifica.
Galilei, matematico, fisico, astronomo e fine musico,
scrittore di classica semplicità, e dotato di un carattere deciso ed
indipendente, ritenne indispensabile integrare l’osservazione, il
ragionamento e la formulazione di teorie, che costituivano il metodo della
fisica aristotelica, con verifiche matematiche ed esperimenti ripetibili, prima
di enunciare una legge per spiegare un fenomeno della natura.
Era la fine degli assiomi
aristotelici, delle affermazioni prese per assolute verità.
Il nuovo metodo
lo portò, tra le altre cose, a scoprire le leggi sulla conservazione del moto,
e sulla caduta dei pesi: le smentite scientifiche all’obiezione della
torre.
Galileo Galilei volle cercare nelle pietre, negli oggetti
volgari che erano sulla Terra, all’interno della sfera sublunare, le
impronte del Creatore 4.
Iniziava la
scienza sperimentale, la ricerca delle leggi fondamentali della natura e la
‘conoscenza della Logica del Creato’.
Quello che Galilei veniva scoprendo non contraddiceva il contenuto
delle Sacre Scritture, come egli stesso spiegò, ma
l’avvio della scienza non vide rapporti facili con
Ci furono
contrasti ed invidie che portarono Galilei di fronte
all’Inquisizione, poi alla condanna e all’abiura delle sue scoperte
in campo astronomico.
Quello con la
scienza fu uno strappo che, quasi tre secoli e mezzo dopo, Papa Giovanni Paolo II ricompose,
riabilitando Galilei
che “ebbe molto a soffrire da parte di uomini e organismi della
Chiesa”. 5
“Giovanni
Paolo II ha
fatto nascere nel Popolo di Dio il desiderio e l’interesse di conoscere
Il Papa ha
aperto ufficialmente le porte della Chiesa alla scienza, che era stata iniziata da un uomo di
fede:
“Tutto ciò che nasce da un atto d’Amore – disse - non deve essere
mai punito. Se non compreso, quindi se appare in errore, quell’atto d’Amore deve essere perdonato.
Infatti, quando quell’atto d’Amore verrà capito, esso contribuirà ad arricchire la nostra
Fede”.
Giovanni Paolo
II era consapevole che per Galilei la scienza non era
un atto di incredulità o ribellione, ma un atto di
fede verso il Creatore.
Giovanni Paolo
II dirà anche che “Scienza e fede sono entrambe doni di Dio’
E
aggiungerà che “L’uso della Scienza non è più Scienza; ecco perché
C’è tutta
una serie di interrogativi, da quelli più antichi a
quelli più recenti, che si presenta sempre più spesso quando si parla di
scienza.
Potrà la scienza
spiegare la formazione dell’universo, l’origine della vita, l’intelligenza
e forse il mistero della stessa coscienza?
Si troveranno spiegazioni scientifiche a quella che è sempre stata una
verità religiosa?
Fede e scienza sono inconciliabili?
Ma soprattutto,
per chiarire l’avvio di questa grande avventura
dell’umanità:
che cosa si
intende veramente per scienza ?
Esistono diversi
livelli di credibilità scientifica?
Quale differenza
c’è tra scienza e tecnologia, tra le scoperte della scienza e le
applicazioni pratiche conseguenti?
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[1][1] Il Sole era
considerato il centro dell’universo; 2
epiciclo; 3 deferente; 4 Opere di Galileo Galilei,
il Saggiatore, Ed. Naz., VI, 232; 5
Giovanni Paolo II, discorso di fronte all’Accademia Pontificia delle
Scienze,1976; 6 Antonino Zichichi, Tra fede e scienza, il Saggiatore 2005, pag. 21