LE APPARIZIONI MARIANE

 

CON MARIA …

 

di Massimo Craboledda

 

            Questo mese ci soffermiamo a contemplare l’amore di Maria in uno dei santuari più noti della nostra regione, quello della Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio, molto caro a noi bolognesi. Il luogo è fresco e incantevole: una piccola, verde valle, circondata da aspre balze, alla confluenza di due torrenti che lì si uniscono dando origine ad un unico corso, il rio Davena. Più in alto vigilano i monti Coroncina e Tavianella che, con altri rilievi minori, completano uno stupendo scenario. La natura di questi luoghi, essa stessa, si direbbe, impregnata di religiosità, favorisce meditazione e contemplazione. L’autostrada, che corre a pochi chilometri, ha, ormai da molti anni, liberato le antiche vie che valicano l’Appennino su questi contrafforti congiungendo il nord e il centro della penisola. Il traffico è sufficientemente lontano e chi si immerge in queste contrade può godere di grande pace e silenzio.

         In questo ambiente sorge, solitario e quasi nascosto, il santuario dedicato alla Madonna, legato ad un’apparizione a due fanciulli, ivi avvenuta il 16 Luglio 1480. Le date hanno un loro significato: il 16 Luglio si celebra la festa della Beata Vergine del monte Carmelo, giorno in cui la Chiesa soleva ricordare la suprema eredità della Croce: “Gesù, allora, vedendo la Madre e lì accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!»” Il 16 Luglio 1858 è anche la data dell’ultima apparizione della Madonna a Lourdes. Sembra, dunque, un giorno in cui Maria desidera esprimere in modo particolare la sua maternità.

         Oltre che da una solida e seria tradizione di cinque secoli, l’apparizione di Boccadirio è storicamente comprovata da due documenti molto antichi. Il primo è una lettera custodita presso l’Archivio di Stato di Bologna, scritta da una monaca del convento di Santa Caterina in Prato quando il ricordo della veggente era ancora vivo, essendo tuttora in vita –dice la lettera- alcune sue consorelle. L’altro, più ampio e dettagliato, scritto con misura e senso critico, è l’”Origine della Madonna di Boccadirio” di Don Lorenzo Amorotti, parroco di Castiglione dei Pepoli dal 1609 al 1621.

         I fatti narrati da Don Amorotti sono molto semplici. Due bimbi, Donato Nutini e Cornelia Vangelisti del comune di Baragazza, contea dei Signori Pepoli di Bologna, quel mattino di Luglio stavano pascolando i loro armenti nel luogo chiamato Boccadirio. Provenivano da famiglie molto pie ed erano essi stessi particolarmente inclini alla preghiera e alla devozione alla Madonna. Proprio mentre pregavano insieme (come solevano fare nelle lunghe ore di quiete che il pascolo permetteva), la Madre di Dio si manifestò loro, apparendo, vestita di bianco, su una roccia dall’altra parte del rio Davena. Partendo, quindi, da quella balza, venne presso i fanciulli e parlò della loro vocazione. Così si esprime Don Amorotti: “Disse loro, e primieramente a Donato, che dovesse farsi sacerdote, come felicemente successe; alla Cornelia, poi, che si facesse monaca, aggiungendole che ciò seguirebbe nella Toscana e additandole e mostrandole quel monastero col suo sito e forma, dov’ella si sarebbe monacata. Comandò finalmente ad ambedue che facessero intendere al popolo di Baragazza che in quel luogo fabbricasse un tempio ad onor suo, promettendo che tutti quelli che fossero poi divoti e frequenti in detto luogo, otterrebbero tutto ciò che sotto la protezione ed invocazione di Lei domandassero al sommo Iddio”.

         È importante dare il giusto significato alle parole di Maria che, nella prosa seicentesca dell’Amorotti, pare quasi ordinare ai due fanciulli di scegliere un determinato stato di vita. Maria non impone mai nulla: Essa, piuttosto, indicava quella che, secondo il progetto di Dio, risultava essere la loro vocazione più appropriata, quella nella quale si sarebbero trovati pienamente e felicemente realizzati. È, quindi, un aiuto prezioso che offriva loro, senza in alcun modo limitarne la libertà.

         Il testo di Don Amorotti prosegue narrando la vita dei due ragazzi. Donato, concluso con impegno il cammino di preparazione al sacerdozio, fu ordinato nel 1496. Fu dapprima cappellano a Castiglione dei Pepoli, quindi parroco a S. Pietro di Cirignano, nel Mugello. Cornelia, appena tre anni dopo l’apparizione, impaziente di abbracciare la vita suggeritale da Maria, si trasferì coi genitori in Toscana alla ricerca del convento a lei mostrato dalla Vergine. Dopo vane ricerche entrò a Prato nel Terzo Ordine di S. Domenico; vestì, quindi, l’abito monacale ed assunse il nome di suor Brigida. Più tardi la sua comunità si trasferì nel convento di S. Caterina, presso Porta Leone, che la veggente riconobbe corrispondente a quello indicatole da Maria. Secondo Don Amorotti suor Brigida inviò a Boccadirio un’immagine in bassorilievo della Madonna col Figlio in braccio, conforme all’apparizione. Dell’immagine oggi venerata non si hanno notizie certe. È, verosimilmente, produzione di una bottega robbiana; le analisi degli studiosi di storia dell’arte e di tecniche ceramiche la datano fra fine ‘400 e inizio ‘500.

         Il popolo di Baragazza, prestando spontanea fede al racconto dei due fanciulli, aveva subito dato avvio alla costruzione di una cappella sulla destra del rio Davena, credendo fosse quello il luogo più opportuno. Ma quando, dopo circa vent’anni, l’immagine mandata da suor Brigida, ivi collocata, per più volte fu trovata al mattino sul lato opposto del torrente, dove, effettivamente, la Madonna era apparsa, si comprese l’errore. Fu innalzata una nuova costruzione nel sito che, in modo così evidente, Maria indicava e quando, alla fine del500, questa chiesetta venne sostituita dall’edificio attuale, si lavorò in modo da non spostare né l’altare maggiore, né la sacra immagine che, ancora oggi, si trovano nella collocazione originaria. La chiesa raggiunse la forma attuale solo verso la metà del600 e successivamente fu arricchita da un portico quadrilatero antistante, a guisa di chiostro, completato nel 1720 con due ingressi monumentali verso nord e verso sud.

         Anche a Boccadirio la Vergine manifesta una volontà ardente di venire in soccorso dei suoi figli; Essa desidera concederci grazie molto più di quanto noi possiamo chiedere. Ma vuole che ciò avvenga nel contesto solido e santo della preghiera della Chiesa. Perciò, dove intende manifestare la sua misericordia, invita a costruire edifici nei quali primariamente si adori Dio offrendo il Sacrificio della Croce. Essa sa bene che solo nutrendoci del Pane Eucaristico e della Parola di vita potremo raggiungere quel fiducioso abbandono alla volontà di Dio che Le permette di intervenire anche in modo straordinario. E così è avvenuto a Boccadirio da quel lontano giorno d’estate di cinquecento anni fa: gli innumerevoli ex voto custoditi nella sagrestia dietro l’altare maggiore raccontano un altro capitolo commovente di una grande storia di fede e di amore.