VIVIAMO
IL CONGRESSO
EUCARISTICO
DIOCESANO
A
cura di Massimo Craboledda
Come abbiamo ampiamente ricordato nel bollettino di Ottobre,
si è aperto, nel giorno di S. Petronio, lanno del
Congresso Eucaristico Diocesano che si protrarrà fino
allOttobre 2007.
In questo anno tutte le comunità sono invitate ad un percorso
formativo che aiuti a celebrare, vivere e contemplare il Mistero
Eucaristico in modo sempre più pieno e consapevole. Viene,
perciò, proposto un itinerario che mira a farci riscoprire la
ricchezza e la profondità della liturgia eucaristica, culmine
della vita della Chiesa, nella quale si compie e si svela il
Mistero eterno di Cristo, nella sua morte, resurrezione ed
ascensione nella gloria, presenti e operanti nellAzione
sacra.
Nei mesi di Ottobre e Novembre del corrente anno
lattenzione si concentra sui riti di introduzione della S.
Messa: segno di croce, saluto del celebrante, atto penitenziale,
canto del Gloria, preghiera chiamata Colletta.
Attraverso questi riti si sottolinea che Dio chiama luomo
dallisolamento e dalla solitudine alla gioia di una
comunione piena. Siamo invitati a meditare la parabola dei
lavoratori chiamati a diverse ore del giorno a lavorare nella
vigna (Mt 20, 1-16), ai quali, a fine giornata, il padrone
riconosce un uguale salario. Il Signore accoglie
incondizionatamente ogni uomo: la sua disponibilità verso di noi
è pura gratuità, mai vincolata a quanto possiamo offrirgli.
Riportiamo, sui
riti introduttivi, alcuni brani tratti dal Quaderno n°
3 del Congresso. Linsieme di tutti i quaderni,
validissimo sussidio per vivere questo importante evento della
nostra Chiesa, editi da Dehoniana
Libri, è in vendita nelle librerie cattoliche.
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«Non sarà inutile esaminare nei suoi vari aspetti e nelle sue parti
questo Mistero in cui il Signore vuole attirarci per comunicarci
la vita.
Anzitutto i riti con cui siamo convocati e introdotti
nellEucaristia: semplici eppure ricchi di tanta luce e
sapienza cristiana. Il segno di croce con cui si apre la
celebrazione ci pone immediatamente alla presenza della Trinità
Santissima, nel cui nome ogni realtà ha la sua fonte e la sua
origine. Tutta
Già in questo semplice gesto del segno di croce, che spesso
compiamo superficialmente, siamo convocati e adunati nel nome
dellunico e trino Signore. Per questa convocazione siamo
già costituiti come popolo santo di Dio, entriamo a far parte
più consapevolmente della sua grande famiglia cui già
apparteniamo per il Battesimo. Come figli amati siamo chiamati,
da ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Ap 5,9)
e siamo invitati a partecipare al mistero di luce e di grazia che
sta per manifestarsi. La nostra risposta allinvito divino,
se è consapevole, esprime già un desiderio e una speranza,
forse non ancora espressamente formulati, ma già presenti in noi
per lopera dello Spirito che ci attrae verso il Cristo e,
attraverso il Cristo, al Padre. Desiderio e speranza di essere
coinvolti nel Mistero che si rende ora attuale per strapparci al
nostro piccolo io, egoista, limitato e
contraddittorio, per farci gustare, almeno per qualche momento,
linfinita santità di Dio e lasciarci intravedere
cieli nuovi e una terra nuova (
Il popolo così radunato è un popolo regale e
sacerdotale, consacrato dal Battesimo per costituire una
realtà nuova,
In questa assemblea santa dobbiamo accoglierci lun
laltro come fratelli, così come il Signore ha accolto noi,
senza distinzione, accettandoci come siamo, nella nostra
debolezza e infermità. Siamo tutti egualmente poveri davanti a
Dio, tutti egualmente bisognosi della sua misericordia e
dellaiuto dei fratelli. Solo così, nella nostra reciproca
solidarietà e fraternità, il Signore sarà in mezzo a noi, come
ha promesso: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io
sono in mezzo a loro (Mt 18,20).
Allora la liturgia della terra sarà davvero unimmagine
della liturgia del cielo che si svolge davanti al trono di Dio,
circondato dalla corte celeste, che intona, come noi, il triplice
Santo per dare gloria e onore a Colui che era che è e che
viene; accanto al trono di Dio, lAgnello immolato,
vincitore del peccato e della morte e autore della nostra
salvezza (cfr Ap capp. 4 e 5). Tutto questo
misteriosamente si compie nella nostra liturgia.»
?Oltre al rito iniziale del segno di croce, ci sono altri momenti
che servono a introdurci nella celebrazione. Anzitutto il saluto
del sacerdote allassemblea che di nuovo, con formule
diverse evoca la presenza trinitaria come fonte di benedizione
sul popolo e dispensatrice di gioia, speranza e pace.
Segue un atto penitenziale che ci mette davanti a Dio nella
nostra reale situazione di peccatori bisognosi del suo continuo
perdono e della sua forza che sana le nostre ferite. Questo atto,
che pure si esprime in formule diverse, ci sollecita a
riconciliarci con Dio, ci apre al perdono reciproco e ci orienta
sulla via della conversione profonda del cuore.
Segue (solo nelle domeniche e feste) un grande inno di Gloria,
iniziato dagli angeli, che ci rivela la santità e la maestà del
Dio onnipotente a cui rivolgiamo la lode e ladorazione e
addita in Gesù, il Figlio unigenito, assiso alla destra del
Padre, lAgnello immolato per il nostro riscatto, santo e
altissimo, immerso con lo Spirito nellunica, eterna gloria
del Padre.
Accompagnati da queste comuni preghiere e gesti simbolici, siamo
pronti e disposti ad entrare nel grande mistero per cui siamo
stati convocati.»