TELEVISIONANDO
(LOPINIONE DI UN TELEUTENTE)
di Alberto Cevenini
Qualche giorno fa, mentre riordinavo la cantina, il mio sguardo si è posato su un'alta scansia affollata da vecchi scatoloni sigillati. Uno di essi mi ha incuriosito poiché non ne rammentavo il contenuto: allora ho preso la scala e, con un po di fatica, l'ho riportato a terra. Ho atteso che si diradasse la densa nube di polvere che lo ricopriva poi l'ho aperto: quando ho capito che era colmo di cimeli della mia infanzia la commozione ha preso il sopravvento. C'erano vecchi giocattoli, fiabe illustrate, disegni e, soprattutto, libri e quaderni delle scuole elementari. Sfogliando uno dei quaderni ho trovato questo mio vecchio tema che riporto qui integralmente, con tanto di errori ortografici e sintattici:
21 Ottobre 1983 TEMA Il mio programma preferito della TV SVOLGIMENTO Il programma che mi piace di più e un gioco a premi che si chiama "Il pranzo e servito" e va in onda a mezzogiorno e mezzo su canale cinque. E presentato da Corrado e funziona così: il presentatore fa delle domande e il concorrente che risponde bene può premere un pulsante che fa girare una ruota. Quando la ruota si ferma appare una pietanza che può essere: o una pasta asciutta, o un pollo arrosto, o un formaggio coi buchi, o una fetta di torta o una frutta. Ma c'è anche la casella della dieta, che non fa vincere niente; e il giolli che quando esce, il concorrente può scegliere una portata che non ha. Vince chi riesce a farsi servire il pranzo completo o chi ha più portate. Se i concorrenti finiscono pari devono pesarsi su una bilancia e il più ciccione perde. Quando torno a casa da scuola mia nonna mi prepara il pranzo, poi guardiamo sempre questo quiz che mi piace, sapete perché? Perché mi fa sembrare più gustoso quello che mangio. Se sto mangiando gli spaghetti e sulla ruota compare la pasta asciutta, il sugo dei miei spaghetti mi sembra più sugoso. E se compare la casella del pollo arrosto, la mia coscia di pollo mi sembra più croccante. |
La maestra, come voto, mi appioppò un "Bravo"... poi mi spiegò che "su fa e su va l'accento non ci sta".
Lunedì 16 Settembre 1982 - esattamente 20 anni fa - su CANALE 5 debuttava la prima puntata de "IL PRANZO È SERVITO". Autentica pietra miliare della fascia del mezzodì, questa trasmissione è stata a lungo la più seguita dai teleutenti di quell'ora, ed anch'io non me ne perdevo una puntata. Tuttora ho molta nostalgia di questo giuoco a premi perché è legato ad un periodo della mia vita - quello dell'infanzia e delle scuole elementari - che ricordo come uno tra i più lieti e sereni.
Due erano i motivi che mi rendevano gradito questo telequiz. Anzitutto era molto originale, a cominciare dal suo meccanismo enigmistico - gastronomico. Oggi gli autori televisivi di casa nostra non sanno più cosa inventare e sono costretti ad importare le idee dagli altri paesi. "Il pranzo è servito", invece, era un prodotto tutto italiano, a tal punto valido che è stato tra i pochi giochini nostrani ad essere esportato allestero (in Spagna, ad esempio).
Sempre a proposito della originalità non vanno dimenticate le scenografie. Quelle dei programmi odierni si assomigliano tutte, vengono cambiate in continuazione e sono, in genere, mooolto costose; quelle del "Pranzo è servito", invece, sono durate anni ed erano davvero particolari: le postazioni dei concorrenti non erano banali cabine, ma due pile di piatti; il presentatore non reggeva la solita cartella con i quesiti, ma un menù di ristorante; le domande finali venivano servite su un carrello portavivande da un maggiordomo; la ruota che girava era un enorme piatto con attorno le posate, la saliera e i tovaglioli. Geniale, poi, l'idea di tappezzare le pareti dello studio con una carta quadrettata in stile tovaglia, su cui erano raffigurate le pietanze. Infine, una piccola raffinatezza: al termine di ogni puntata il maggiordomo applicava alla postazione del vincitore un segnalino a forma di cappello da chef , come fosse una medaglia al valore. All'epoca questi dettagli visivi mi colpirono così tanto che, con i miei genitori, realizzai un costume carnevalesco da cuoco comprensivo di cappello, grembiule e padella (sulla quale avevo disegnato un uovo fritto): ancor oggi ne vado fiero, se penso che la maggior parte dei miei coetanei si travestiva con banali costumi da robot giapponesi o da "Zorro" acquistati già pronti.
Il secondo motivo per il quale apprezzavo questo appuntamento del mezzogiorno è dato dal fatto che a presentarlo c'era Corrado (l'unico personaggio televisivo oltre alla coppia Mondaini-Vianello che ho sempre seguito, qualsiasi cosa facesse). Corrado piaceva alla gente perché sapeva creare un clima di simpatia e cordialità. Alcuni conduttori televisivi amano sottolineare la sacralità del loro ruolo, mantenendo una ideale distanza con gli spettatori: Corrado, invece, preferiva stabilire un rapporto confidenziale, quasi di complicità, con la gente
Non a caso dava il meglio di sé non tanto quando aveva di fronte un ospite famoso, ma quando dialogava con il pubblico in sala. Questa sua vicinanza con le persone era evidenziata, tra l'altro, dal fatto che non ha mai avuto bisogno del cognome.
Egli ispirava simpatia perché era una maschera bonaria, ma non era certo un buonista: alla "Corrida" offriva grandi saggi di ironia mista a un velo di cattiveria verso le esibizioni dei suoi dilettanti, senza peraltro mai perder di vista il rispetto per il prossimo.
Una sua particolare abilità consisteva nel mettere a loro agio le persone: mi resta l'indelebile ricordo dei suoi tentativi di tranquillizzare un nonno che, sorteggiato per partecipare ad una prova a premi e da lui interrogato, era così emozionato da non ricordare nemmeno come si chiamavano i suoi nipotini.
Ma, secondo me, Corrado piaceva non solo per ciò che ERA, quant'anche per ciò che NON ERA. Non era un presenzialista come Costanzo anzi, poteva stare anni senza apparire in video (saggiamente aveva compreso che la gente desidera di più ciò che non può avere); non aveva la volgarità di Funari; non si credeva un semidio catodico come Bongiorno o Baudo (anzi, la sua aria un po imbranata innescava subito un meccanismo di reciproca identificazione tra lui e il pubblico); non aveva la frenesia schizoide di Bonolis; non è mai caduto nel trabocchetto di esprimere opinioni politiche.
Suo grande merito, in definitiva, è stato quello di aver sempre capito gli umori delle platee e, forse, proprio per questo è riuscito a durare così tanto sfidando mode e generazioni.
Poiché sto assumendo toni alquanto funerei, vorrei concludere con una nota lieta, anzi.... musicale. Ricordate l'allegro motivetto del "Pranzo è servito"? Ne riporto qui di seguito la partitura: potete suonarlo, fischiarlo o, se volete, memorizzarlo come suoneria del vostro telefonino cellulare (io l'ho fatto: tutti i miei amici l'hanno riconosciuta). Ciao a tutti e... alla prossima.
Clicca qui per ascoltare il TEMA MUSICALE DI "IL PRANZO E' SERVITO" di Augusto Martelli