I GRANDI CONVERTITI
San Paolo
di Luigi Gozzoli
Premessa: Su Paolo, il più grande convertito del cristianesimo, rifletteremo a lungo approfondendo innanzitutto la vocazione, poi ci occuperemo della conversione: ed infine: tratteggeremo il suo non facile carattere.
Vocazione: dal latino "vocare:" significa chiamare, essere chiamati. La vocazione di Paolo é stato un fatto eccezionale ed è la dimostrazione che: Dio "scrive dritto su righe storte",secondo il bel proverbio portoghese ripreso da Paul Claudel. Tutte le vocazioni religiose restano infatti un mistero trinitario,spesso incomprensibile ai più ... Ma ce ne sono alcune, come questa, le quali a prima vista sembrano addirittura contradditorie.
"Ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento " - confessa lo stesso Paolo nella prima lettera a Timoteo (1.13). Analizziamo tale affermazione: Paolo era stato bestemmiatore perché da fariseo zelante, anzi fanatico, non riconosceva certo il nome di Cristo quale Dio Figlio del Padre; era stato persecutore perché perseguitava i cristiani dappertutto restringendoli in carcere. Approvava addirittura la loro lapidazione, coma avvenne: nel caso di Stefano, primo martire. Leggiamo in Atti 8,1 "Saulo (nome ebraico di Paolo approvava l'uccisione di Stefano e custodì presso i suoi piedi di ragazzetto le vesti deposte dai lapidatori". Infine, Paolo era stato un violento perché aveva un carattere irruente e piuttosto litigioso. Ricordiamo in proposito una memorabile lite fra lui e il discepolo Barnaba che lo aveva aiutato all'inizio presentandolo alle colonne degli apostoli in Gerusalemme: "Se ne andarono ciascuno per la propria strada" racconta impietoso il testo. Se ne deduce che anche i primi cristiani erano uomini come noi, con i medesimi difetti caratteriali e gli stessi limiti di riconoscenza, virtù laica oltre che cristiana!
Ma sul tema psicologico approfondiremo in un prossimo Bollettino.
Per adesso, é importante notare che, nonostante tutto, Cristo lo ha convertito con la sua misericordia.
Precisa lo stesso San Paolo: "Ero nell'ignoranza per la mia incredulità". Quella ignoranza incolpevole che ha salvato moltitudini di peccatori.
Dico incolpevole perché, di per se stessa, l'ignoranza non é una colpa. Gesù stesso, sulla croce, ha perdonato ai suoi carnefici: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno".
E Lui era ed è l'unico mediatore (Cfr.1 Tm.2,5)