VIVIAMO
IL CONGRESSO
EUCARISTICO
DIOCESANO
A cura di Massimo Craboledda
§
Riti di comunione
Ormai prossimi
alla solenne conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano,
completiamo le brevi note di approfondimento sulla liturgia della
S. Messa soffermandoci sui riti di Comunione e su quelli
conclusivi. Attingeremo ancora agli spunti offerti dal Quaderno
n°3 del Congresso (ed. Dehoniane) e allOrdinamento
Generale del Messale Romano.
Tramite
Prima di tutto
la recita del Padre nostro, la preghiera insegnata da
Gesù stesso, introdotta a questo punto della celebrazione per
predisporci a ricevere il Santissimo Sacramento con gli stessi
sentimenti che animarono Gesù nel suo rapporto col Padre. In
questo spirito domandiamo la glorificazione del nome di Dio,
lavvento del suo regno ed il compimento della sua volontà,
chiedendo con ciò che la nostra volontà si conformi alla sua e
che la nostra vita sia una manifestazione della sua presenza nel
mondo.
Questultima
richiesta si prolunga in una preghiera del sacerdote che invoca
per tutta la comunità dei fedeli la liberazione dal potere del
male, dal peccato e da ogni turbamento. Essa viene conclusa dalla
dossologia tratta dalla Didaché, proclamata o cantata
dallAssemblea: Tuo è il regno, tua la potenza e
la gloria nei secoli.
Segue la preghiera per lunità e la
pace della Chiesa, al termine della quale il sacerdote rivolge un
augurio e linvito a scambiare un gesto di comunione
fraterna. La collocazione del rito della pace in questo punto
della celebrazione indica che la pace vera, che pure postula la
volontà sincera e limpegno delluomo, può venire
soltanto dallaltare come frutto del sacrificio di Cristo
che ha offerto la sua vita come pegno efficace di unità e
comunione fra gli uomini.
La triplice
invocazione che segue è rivolta al simbolo pasquale per
eccellenza, lAgnello immacolato, a conferma che solo la
misericordia di Dio può liberare dal peccato, causa
dellinimicizia, e può ottenere e donare quella pace che il
Signore ha trasmesso mediante gli apostoli.
Mentre si canta
o si recita linvocazione allAgnello, il sacerdote
spezza il pane consacrato e ne lascia cadere un frammento nel
calice dicendo: Il Corpo e il Sangue di Cristo, uniti in
questo calice, siano per noi cibo di vita eterna.
Questa breve invocazione trasmette la certezza che il Corpo vivo
e santificante del Cristo, unito al Sangue, costituisce
ununità e ci comunica, attraverso il Sacramento, la sua
vita immortale. La frazione dellOstia
consacrata, attualizza il gesto che fece Gesù nellultima
cena. Era un rito giustamente considerato emblematico dalle prime
comunità cristiane che chiamavano lEucaristia frazione
del pane. Il pane spezzato e distribuito esprime la
realtà che i fedeli, nella comunione con lunico pane di
vita, costituiscono un solo corpo (1Cor 10,17). Gesù non spezzò
il pane semplicemente per distribuirlo agli apostoli riuniti con
Lui; quel rito, ancor prima che condivisione, esprime sacrificio,
immolazione. Spezzando il pane Gesù spezza se stesso, come il
servo obbediente che si consegna alla morte per proclamare
lassoluta sovranità di Dio violata dal peccato e operare,
così, la riconciliazione. È, dunque, un atto di infinito amore,
atto di inconcepibile densità che riassume leterno disegno
di salvezza: Tu non hai voluto né sacrificio né
offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né
olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io
vengo
per fare, o Dio, la tua volontà (Eb 5,7).
Una breve
preghiera silenziosa del sacerdote e dei fedeli precede la
solenne proclamazione: Beati gli invitati alla cena del
Signore! Ecco lAgnello di Dio che toglie il peccato del
mondo. La risposta dei fedeli esprime la consapevolezza
della propria indegnità e, al tempo stesso, la fiducia di essere
guariti dalla potenza del Signore. Dopo la distribuzione del pane
consacrato, un breve momento di silenzio precede la preghiera
dopo la comunione nella quale si invocano i frutti del
mistero celebrato.
A questo punto si svolgono i riti
conclusivi: il saluto e laugurio del sacerdote (Il
Signore sia con voi) e la benedizione nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La celebrazione
eucaristica, convocata nel nome della SS. Trinità, si conclude
evocando ancora la presenza trinitaria perché ci accompagni ora
nel cammino che ci attende.
Al congedo, che può essere dato con
formule diverse, lassemblea risponde rendendo grazie a Dio.
Questo esprime la profonda gratitudine per il bene immenso che la
celebrazione ha donato facendoci partecipi del frutto
inesauribile della morte e risurrezione del Signore e
consentendoci limmersione nella vita divina in comunione
con Lui.