Per una RIFLESSIONE sul SACERDOZIO

(e sulla missione del Parroco)


Dal Decreto del Concilio Vaticano II Presbyterorum Ordinis (n° 6)

Esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro, i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità animata nell’unità, e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito santo. Per questo ministero, come per le altre funzioni del presbitero, viene conferito un potere spirituale, che è appunto concesso ai fini dell’educazione. Ma nell’edificare la chiesa, i presbiteri devono avere con tutti dei rapporti improntati alla più delicata bontà seguendo l’esempio del Signore. E nel trattare con gli uomini non devono regolarsi in base ai gusti di questi, bensì in base alle esigenze della dottrina e della vita cristiana, istruendoli e anche ammonendoli come figli carissimi, secondo le parole dell’apostolo: “Insisti a tempo e fuor di tempo: convinci, riprendi, esorta con ogni pazienza e dottrina”.

Perciò spetta ai sacerdoti, nella loro qualità di educatori nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri, che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito santo a sviluppare la propria vocazione specifica secondo il vangelo, a praticare una carità sincera e operosa, ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati. Di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle o le associazioni più fiorenti, se non sono volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana. E per promuovere tale maturità, i presbiteri potranno contribuire efficacemente a far sì che ciascuno sappia scorgere negli avvenimenti stessi – siano essi di grande o di minore portata – quali siano le esigenze naturali e la volontà di Dio. I cristiani inoltre devono essere educati a non vivere egoisticamente, ma secondo le esigenze della nuova legge della carità, la quale vuole che ciascuno amministri in favore del prossimo la misura di grazia che ha ricevuto, e che in tal modo tutti assolvano cristianamente i propri compiti nella comunità umana.

Ma, anche se sono tenuti a servire tutti, ai presbiteri sono affidati in modo speciale i poveri e i più deboli, ai quali lo stesso Signore volle dimostrarsi particolarmente unito, e la cui evangelizzazione è mostrata come segno dell’opera messianica. Anche i giovani vanno seguiti con cura particolare, e così pure i coniugi e i genitori; e soprattutto abbiano cura, infine, dei malati e dei moribondi, visitandoli e confortandoli nel Signore.

Ma la funzione di pastore non si restringe alla cura dei singoli fedeli: essa va specialmente estesa alla formazione dell’autentica comunità cristiana. E per fomentare opportunamente lo spirito comunitario, bisogna che esso miri non solo alla chiesa locale ma anche alla chiesa universale. La comunità locale non deve limitarsi a prendersi cura dei propri fedeli, ma è tenuta anche a sentire lo zelo missionario di aprire a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo.


Un decalogo per fedeli laici nei confronti del loro parroco

Prega incessantemente per la santità dei sacerdoti ed in particolare del parroco. Sono i sacerdoti santi la ricchezza più straordinaria delle nostre parrocchie, sono i sacerdoti santi la salvezza dei nostri giovani.

Aiuta il parroco ad essere sacerdote fino in fondo.

Non mettere discordia tra i sacerdoti, creando i partiti dentro e fuori la comunità cristiana.

Aiuta il parroco con l’affetto sincero e con la collaborazione discreta. Prenditi carico dei suoi bisogni. I laici devono aiutare i propri sacerdoti umanamente e spiritualmente. Devono confortarli con la loro stima, con il loro affetto, con la loro considerazione (Paolo VI).

Non catturarlo mai affettivamente ed effettivamente, come se fosse solo “il tuo prete”. Il sacerdote appartiene prima di tutto a Cristo ed è stato consacrato sacerdote per tutti.

Rendi felice il tuo parroco con il tuo progresso nella fede, nella speranza e nella carità.

Quando un sacerdote sbaglia, la misericordia abbia sempre la meglio sul giudizio. Rispetta il sacerdote anche se avesse mille difetti, è il delegato di Cristo per te. Guardalo con l’occhio della fede, non accentuare i suoi difetti, non giudicare con troppa facilità le sue miserie, perché Dio perdoni a te le tue miserie.

Non cercare il parroco come il manager del sacro o come lo psicologo da cui farti analizzare, ma come ‘mezzo’ attraverso il quale ancor oggi passa l’azione salvifica di Cristo.

Collabora, prega e soffri con il tuo parroco, perché la tua parrocchia sia una vera comunità, una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, una casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Come la fontana del villaggio a cui tutti accorrono per attingere acqua per la loro sete.

Cerca di vedere sempre nel sacerdote un «altro Cristo».. «Quando vedete il prete, pensate a nostro Signore!» Diceva il Santo Curato d'Ars